simeone allegri

ALLEGRI MA NON SCEMI - IL TECNICO BIANCONERO SFIDA LA FURIA SIMEONE: “QUANDO HO VISTO CHE USCIVA L’ATLETICO HO SORRISO. A MADRID PER FARE RISULTATO. LO SPETTACOLO FINE A SE STESSO NON CONTA NULLA”

Roberto Perrone per “il Corriere della Sera

 

allegri allegri

Massimiliano Allegri riprende, urna beffarda, proprio dallo stadio dove si doveva accomodare nell’ultima Champions League con il Milan, se non gli avessero sfilato la panchina da sotto il sedere il 13 gennaio 2014, prima degli ottavi che si era conquistato. «Il caso mi ha restituito quanto avevo perso. Quando c’è stato il sorteggio e ho visto che usciva l’Atletico ho sorriso anche se questa è una partita completamente diversa. Con i rossoneri si trattava di eliminazione diretta». Però anche questa, almeno per Diego Simeone (che infatti la definisce «una finale») potrebbe esserlo, soprattutto in caso di tonfo. 
 

SIMEONE SIMEONE

È una sera tiepida. Madrid è accogliente e stordente, ma, almeno nel calcio, è tutta una finta. Max Allegri arriva tardi, finisce presto e vuole tornare a casa con un risultato favorevole. Non ha neanche effettuato il tradizionale allenamento sul prato del Vicente Calderon, solo un «walk around» (testuale da comunicato del club), cioè una passeggiata, una sgambata, per vedere l’effetto che fa.

 

Hanno passeggiato in 22, con Caceres pronto al rientro e Ogbonna, buone le sue ultime prestazioni, pronto in caso di necessità. Mancano Pirlo (vicino al ritorno), Barzagli (inghiottito da un infortunio fastidioso) e Romulo, operato a Monaco di Baviera per ernia da sport bilaterale: fuori almeno 30 giorni. 
 

Allegri sa quello che aspetta Madama, uno stadio furente, un allenatore furente, una squadra furente. «L’Atletico rispecchia il carattere dell’allenatore. Sarà una partita complicata: troveremo furore agonistico e qualità dei singoli. La loro furia si vede sui calci piazzati: 8 gol su 11 da fermo. Dovremo arginarli e non farci dominare dalla loro forza mentale che traducono in pressione. Risultato? Conta sempre, non solo in Champions. Ripeto: lo spettacolo fine a se stesso non conta niente».

buffon buffon

 

Ordine di servizio: «Dobbiamo fare una grande partita contro una grande squadra cercando di ottenere un risultato positivo, così da avvicinarci al passaggio del turno. Questo gruppo ha nel suo Dna la voglia di vincere. Passiamo agli ottavi e poi, a marzo, vedremo la nostra consistenza». 
 

L’Atletico, dice Gigi Buffon, non è più una sorpresa, dopo l’Europa League, la Liga, la finale di Champions persa all’ultimo secondo con la festa a Madrid, che cambia fontana in un niente. Qualcuno ricorda a Buffon che il gol che stava per portare al Vicente Calderon la Coppa l’aveva segnato Diego Godin (di testa), ultimo a batterlo in una gara ufficiale, la tragicomica Italia-Uruguay, 24 giugno a Natal. «Mi fa piacere pensare che è l’ultimo preso, dopo mi sono fatto apprezzare per tante cose».

 

CerciCerci

Capitano e gentiluomo, Buffon parla bene dei due attaccanti spagnoli che si contendono il posto da titolare, Morata e Llorente. «Morata è appena arrivato. Si è fatto male, ha ripreso, si allena con umiltà. Cerca di capire al meglio la Juve. Nando vorrei sempre averlo con me: torna sempre utile, apprezzo anche il suo modo di fare». E allora la linea è sempre quella. Basta inesistenze in Europa?

 

Termina il portierone: «Vogliamo capire fin dove possiamo spingerci. Una squadra come l’Atletico può fornire le giuste indicazioni. Vorremmo riprendere il discorso Champions dal gradino più alto raggiunto, i quarti con il Bayern Monaco nel 2013. Questo è l’obbiettivo. Poi dipende molto dalla fortuna, o meno, del sorteggio». Chissà perché, ma Allegri pensa che la pallina sia stata benigna. 
 

 

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