
“MIA MADRE NON È COMUNISTA, È ‘COMUNISTA COSÌ’, PER DIRLA ALLA MARIO BREGA NEL FILM DI VERDONE” – DANIELE DE ROSSI A TUTTO CAMPO: “SU DI ME HANNO DETTO CHE PORTAVO LA BARBA PER COPRIRE UNA CICATRICE DA COLTELLO, CHE ABUSAVO DI ALCOL, CHE NASCONDEVO UN TATUAGGIO NAZISTA” – “MIA MADRE SUI SOCIAL INSISTEVA SULLA NECESSITÀ DI AUMENTARE LE TASSE AI RICCHI. LE HO DETTO: ‘MAMMA CALMA, LO SAI CHE HAI UN FIGLIO MILIONARIO?”’ E LEI: ‘E ALLORA PAGA!”’ – IL MATRIMONIO FINITO CON TAMARA PISNOLI: “CI SIAMO SPOSATI TROPPO GIOVANI. AI CALCIATORI CONSIGLIO DI NON SPOSARSI, FARE FIGLI E COMPRARE CASE SUBITO” – “SALVINI È LONTANISSIMO DA ME, MA QUANDO PARLA DI LEGITTIMA DIFESA SONO VICINO ALLE SUE IDEE” – “TRA TRUMP E KAMALA AVREI VOTATO KAMALA. MA NON TITOLATE ‘TRUMP NON È IL MIO PRESIDENTE’. ANCHE PERCHÉ A ROMA MI RISPONDEREBBERO: ‘GRAZIE AL CAZZO, SEI DI OSTIA’”
Estratto dell’articolo di Andrea Di Caro per il “Corriere della Sera”
«Da quando ho smesso di giocare ho viaggiato molto in giro per il mondo e tanti altri posti voglio visitare per lavoro, curiosità e cultura personale. Ma una vista come questa dove la ritrovi? D’altra parte, se la chiamano la Città Eterna ci sarà un motivo, no?». Affacciato al mega terrazzo di una delle più belle case di Roma, lo sguardo di Daniele De Rossi si perde oltre il lungotevere: a destra Castel Sant’Angelo, a sinistra il Cupolone di San Pietro. […]
[…] aspetta una panchina dopo la dolorosa separazione dalla sua Roma a inizio campionato, nonostante un generoso triennale siglato solo un paio di mesi prima. Il progetto subito cestinato prevedeva di aprire un ciclo con la «bandiera» che aveva risollevato la squadra a metà della stagione scorsa, facendo da ombrello ai Friedkin dopo l’esonero di Mourinho.
De Rossi, togliamoci subito il dente: ma che era successo?
«Non deve chiederlo a me. Avevamo impostato un progetto di lungo periodo. Nella mia testa c’era l’idea di crescere insieme a una squadra giovane e alcuni giocatori più esperti con l’obiettivo di lottare per lo scudetto nel 2027, l’anno del centenario. E invece...».
E invece la sua stagione è durata appena quattro partite e tre punti.
daniele de rossi da piccolo quando giocava per l'ostiamare
«So che nel calcio senza i risultati il tempo non te lo dà nessuno, ma tutto è stato accantonato davvero troppo presto. Le stagioni ormai cominciano a metà agosto, noi abbiamo fatto il ritiro con 16 ragazzi della Primavera, il mercato aperto e la squadra ancora tutta da costruire. Gli ultimi 4-5 acquisti li ho allenati solo per pochi giorni».
«Un giorno allenerò la Roma», aveva sempre detto. È stato più un motivo di gioia guidarla prima del previsto o doverla lasciare all’improvviso?
«Due sensazioni fortissime. Ma voglio tenermi l’onore e la felicità di averla allenata ed esserne stato all’altezza. Averla lasciata così presto, mi lascia la possibilità di riprovarci un giorno. Non lo vivo come un assillo, ma tanti allenatori, ultimo Ranieri, sono tornati nello stesso club più di una volta. Come diceva Califano: non escludo il ritorno».
Cosa rimprovera ai Friedkin?
«Forse di non avermi parlato prima di prendere una decisione così drastica. E anche io avrei dovuto alzare più spesso il telefono visto il rapporto che avevamo. Ma li continuo a ringraziare perché mi hanno concesso di allenare la squadra del mio cuore. La decisione finale di esonerarmi l’hanno presa loro, ma credo sia stata tanto indirizzata, anche con versioni non rispondenti al vero, da chi oggi non c’è più. E non ha lavorato per il bene della Roma».
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tamara pisnoli daniele de rossi
Ha mai pensato: i risultati di Ranieri li avrei raggiunti anche io?
«No, perché nessun tecnico è uguale a un altro. Certamente l’intelligenza, l’esperienza e il pragmatismo di Ranieri sono stati fondamentali in quel momento. Posso solo dire che le mie emozioni vedendo l’Olimpico pieno di bandiere contro il Bilbao in Europa League, non sono state inferiori alle sue. Sarei voluto essere in mezzo a quel mare giallorosso: è stata una delle manifestazioni più belle, nella sua semplicità, che una tifoseria abbia mai messo in scena. Nessuna coreografia artificiale: ognuno con una bandiera mezza giallo e mezza rossa, come quando si era bambini».
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Cosa ha lasciato lei alla Roma?
daniele e alberto de rossi foto di bacco (1)
«Un gruppo sano, una dedizione al lavoro. E alcune giuste intuizioni».
Ha lanciato Svilar, fatto prendere Angelino, Soulé, Konè. C’è qualche altra intuizione che le è stato negata?
«Sì, ma capita a tutti i tecnici. Non bisogna ricordare solo quello che ci fa comodo: io avrei puntato sul rilancio di Moise Kean, ma ho anche detto no a Retegui, poi capocannoniere».
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Riassuma il suo calcio in tre concetti.
«Capacità di fare gli uno contro uno in ogni zona del campo, coraggio e un’organizzazione che consenta di dominare il gioco».
I tecnici che l’hanno influenzata di più?
«Spalletti, Luis Enrique e Conte, ossessionato dalla vittoria».
Roma l’ha mai delusa?
«Roma è una città che vive di sussurri e chiacchiere che possono toccarti e ferirti. A livello di bellezza e fascino, invece, mi innamoro ogni mattina quando esco di casa».
La trova migliorata?
«Per alcuni anni tanti cantieri in giro per la città ci hanno reso la vita difficile, ma oggi rispondo: sì. Mia moglie Sarah mi rimproverava perché imprecavo e discutevo ad ogni blocco o divieto. Una volta un vigile davanti a Piazza Pia, vicino San Pietro, mi ha detto: “Stiamo lavorando per farla diventare una delle più belle del mondo”. E io: “Ma lo è già, non rompeteci le palle!”. Beh, quel vigile aveva ragione: adesso è qualcosa di incredibile. Le cose belle richiedono sacrifici, ma poi ne vale la pena».
Il sindaco Gualtieri è promosso, rimandato o bocciato?
«Per come vedo oggi il centro di Roma è promosso. L’ho conosciuto e lo ritengo una persona per bene. Ma non si fermi, c’è ancora moltissimo da fare, anche nelle periferie».
Se non vivesse a Roma dove vorrebbe vivere?
«Mi piace Tokyo per la sua modernità, cultura, pulizia, educazione. Ma la mia passione è New York. L’ultimo viaggio con la famiglia, doveva durare una settimana, ci siamo fermati un mese. Erano i giorni dell’elezione di Trump».
daniele de rossi foto mezzelani gmt80
Che atmosfera c’era?
«Si respirava un’attesa frenetica e si temevano scontri se avesse vinto Trump. Eravamo preoccupati, invece al mattino seguente cantavano gli uccellini e la gente sorrideva. Ma eravamo a West Village, una zona tranquilla».
Se fosse stato cittadino americano avrebbe votato Trump o Kamala Harris?
«Kamala, perché tante idee di Trump e del suo cerchio magico mi mettono paura. Ma lui spaventa più all’estero che negli Stati Uniti, anche perché nel suo precedente mandato il Paese a livello economico non stava male. Credo sia meno scapestrato di quel che appare quando parla. Ora però non titolate “Trump non è il mio Presidente”, anche perché a Roma mi risponderebbero: “Grazie al c… sei di Ostia”».
La politica le piace?
«Che mi piaccia o no, tutto è politica: ogni nostro gesto o comportamento chiarisce un modo di essere, di comportarsi, di stare al mondo. Anche come ti relazioni col cameriere che ti porta da mangiare è politica. Non posso definirmi apolitico, semmai apartitico, perché non mi sono mai sentito legato a una parte. Ci sono dei politici che non mi piacciono, posso arrivare a detestarli, ma su alcuni temi mi sono trovato d’accordo con una loro posizione».
Un esempio?
«Salvini è lontanissimo da me, ma quando parla della legittima difesa della persona, dei propri cari o della proprietà privata io sono molto vicino alle sue idee».
Da Tokyo a New York, accanto a lei c’è sempre il sorriso di sua moglie, l’attrice Sarah Felberbaum.
«Grazie a lei ho ampliato gli interessi, mi sono aperto a ciò che non conoscevo, ho imparato a ragionare a 360’ e migliorato il mio inglese scolastico, comunicando con migliaia di persone in più. Sarah viene da una famiglia multietnica. Dentro di lei c’è un mondo».
In parte anche la sua famiglia lo è.
«Nonno materno era di origine italiana, nonna invece maltese: ma entrambi sono nati e cresciuti in Tunisia, come mia madre che si è trasferita in Italia a due anni. Nonno lavorava nei vagoni letto sui treni, nonna era professoressa di francese. Per un periodo di tempo hanno vissuto in un campo profughi. Quando vedo in tv persone costrette a fuggire dal proprio Paese mi fa effetto perché penso a una parte della mia famiglia».
Con i suoi figli in che lingua parla?
striscioni per daniele de rossi roma verona
«Spesso in inglese come Sarah, ma lei vuole che parli in italiano affinché lo imparino bene.
In realtà è terrorizzata apprendano la mia pronuncia inglese-romanesca».
Sua figlia Gaia, 20 anni, ora vive e studia a Londra.
«Il primo anno lì è stato più difficile, ora è organizzatissima. È un grande orgoglio vedere la donna che sta diventando».
È il frutto del suo primo matrimonio con Tamara Pisnoli.
«Ci siamo sposati troppo giovani e troppo in fretta. Ai calciatori consiglio di non sposarsi, fare figli e comprare case subito. Ma lo dico anche a mia figlia. A 20 anni non si ha l’esperienza per scegliere la persona della propria vita o per essere genitori. Posto che i matrimoni possono fallire anche se ti sposi a 40 anni».
walter veltroni daniele de rossi 8 foto mezzelani gmt
Di quella sua relazione si parlò molto quando suo suocero fu ucciso in un regolamento di conti. E spesso lei torna sui giornali per i guai con la giustizia della «ex moglie di De Rossi».
«Capisco il meccanismo mediatico legato alle persone famose, ma credo che dopo tanti anni dovrebbe esserci una sorta di diritto all’oblio o semplicemente al rispetto di chi ha separato la propria strada da un’altra».
Da giocatore su di lei sono girate anche tante leggende metropolitane.
«Hanno detto di tutto, descrivendo una vita di eccessi: che portavo la barba per coprire una cicatrice da coltello sul volto; che abusavo di alcool chiamandomi “Capitan birretta”, quando è tanto se ne bevo una insieme alla pizza; che la manica lunga della maglia nascondeva un tatuaggio nazista... Figurarsi: mia madre di estrema sinistra mi avrebbe tagliato il braccio.
Oggi posso riderci, pensando a quanto queste bugie non siano più di attualità, ma quando ti toccano nel presente, temi che possano diventare un marchio. E mi chiedo sempre, ma chi è stato il primo a inventarsi queste cazzate? Chi ti odia così tanto? E perché la gente le diffonde senza scrupoli? Bisogna avere la forza di stoppare certe catene: io ce l’ho. Lo stesso vale con le chat dei telefonini: il tasto inoltra lo definisco il tasto degli infami».
DANIELE DE ROSSI E VALERIO STAFFELLI - IL TAPIRO DI STRISCIA LA NOTIZIA
Quindi sua mamma è comunista?
«Non è comunista, è “comunista così”, per dirla alla Mario Brega nel film di Verdone. Anni fa sui social insisteva sulla necessità di aumentare le tasse ai ricchi per salvaguardare le classi meno abbienti. Le ho telefonato: “Mamma calma con questi post, lo sai che hai un figlio milionario?”. E lei: “E allora paga!” e ha attaccato».
Quando lei parla non è mai banale, sembra sempre sapere cosa è giusto e non lo è. E sa spiegarlo arrivando dritto al cuore. Quante insicurezze, che non vediamo, ci sono in Daniele De Rossi?
«Non sono un insicuro ma un uomo che si fa tante domande e che si mette in discussione: nel lavoro, nella vita, nei rapporti con i figli. Ho visto una serie tv “Adolescence”, che mi ha ribaltato. L’abbiamo finita in lacrime io e Sarah.
Questo sentirmi dire che non sono mai banale, mi ha stufato. Giravano dei meme “Sbagliala una dichiarazione Daniè...”, ma io detesto la mitizzazione».
Lei però nella testa dei giocatori ci sa arrivare, questo lo possiamo dire o le dà fastidio?
«Sapere è importante ma come trasmettere il sapere è ancora più importante. Puoi conoscere il calcio ma se non sai raggiungere i giocatori è inutile. Se non gli arrivi è peggio che se non li alleni».
Guerra Russia-Ucraina? Che idea si è fatto?
«Potrei darle una mia opinione, ma non aggiungerebbe nulla… Non sono un geopolitico, guardo dal divano e rischio di semplificare qualcosa che sta portando migliaia di vittime e facendo disperare milioni di persone. Se una mia opinione potesse risolvere un 1 per 1000 del problema, la urlerei.
Ma parlare pubblicamente, tanto per farlo, di cose che non si conoscono e sulle quali non si ha alcun effetto positivo, è uno dei mali della nostra epoca. Si è perso il rispetto, il pudore, il senso della vergogna, la paura di dire una cazzata o di ferire qualcuno.
daniele e alberto de rossi foto di bacco (2)
Tutti si improvvisano, tutti devono dire la propria, sempre più estrema: l’importante è scatenare una reazione qualsiasi. Che si tratti di un like o un insulto: conta il numero di interazioni. E nessuno paga mai per l’esagerazione, l’esasperazione, la mancanza di equilibrio che ci viene vomitato addosso».
L’hanno vista a San Pietro durante il Conclave per la prima fumata nera.
«Ero andato a prendere mia figlia a danza e ci siamo fermati. Anche in questo caso nessuna esagerazione. Ero uno dei 200 mila presenti. Uno come gli altri, lì per assistere a un momento storico».
È credente?
«Credo ci sia qualcosa sopra di noi, ma non riesco a dargli una forma e un nome. Invidio molto chi ha una fede incrollabile che dà serenità, rispetto alle inquietudini per le mille domande senza risposta che mi pongo io».
daniele de rossi giovanni malago foto di bacco
Il momento più felice come uomo?
«Vedere il legame fortissimo che si è instaurato tra mia figlia Gaia e Sarah».
L’ultima volta che si è emozionato?
«Quando ho incrociato gli occhi commossi di mio padre il giorno in cui ho annunciato di aver preso l’Ostia Mare, la società dove 61 anni prima lui aveva cominciato a tirare i primi calci al pallone».
Quanto sono forti le sue radici?
«Tanto, io sono di Ostia. Sono orgoglioso che la mia iniziativa abbia fatto parlare bene della città che in passato è stata associata ad aspetti e volti negativi mentre è piena anche di persone e cose belle».
Il rimpianto?
daniele de rossi sarah felberbaum
«Non aver vinto uno scudetto con la Roma ed essere arrivato al Boca Juniors troppo tardi”.
Il sogno?
«Trovarmi a 70 anni felice della carriera da tecnico come oggi lo sono di quella da calciatore».
L’incubo?
«Che il mio sogno possa allontanarmi troppo dalla mia famiglia».
Ci saranno mai altri due come Totti e De Rossi nella Roma?
«Magari ce ne saranno due meno innamorati della Roma, ma che vinceranno più di noi.
Più forti di me ci saranno, di Francesco la vedo dura».
È un peccato non vedere Totti nella Roma...
«Mi spiace, ma capisco la ritrosia dei presidenti quando si avvicinano alle bandiere dei club. Non è facile gestire figure così ingombranti: ti danno lustro ma se vanno via lo stadio ti si rivolta contro» [...]
daniele de rossi nazionale
daniele de rossi fotografato da simone cecchetti
DANIELE DE ROSSI IN GOL ALL ESORDIO CON IL BOCA JUNIORS
DANIELE DE ROSSI IN GOL ALL ESORDIO CON IL BOCA JUNIORS
DANIELE DE ROSSI ALL ESORDIO CON IL BOCA JUNIORS
DANIELE DE ROSSI RICOVERATO PER COVID
DANIELE DE ROSSI IN GOL ALL ESORDIO CON IL BOCA JUNIORS
daniele de rossi
TAMARA PISNOLI DANIELE DE ROSSI
daniele de rossi foto di bacco (5)