dybala meme

"DOPO FALCAO, A ROMA ARRIVA IL NUOVO DIVINO PAULO" – DOTTO IN ESTASI PER L’ACQUISTO DI DYBALA: "IERI MOURINHO, OGGI LA JOYA, DOMANI LO STADIO E CHISSÀ. GIÀ COSÌ, LA PROPRIETÀ PIÙ ROMANISTA DI SEMPRE - I SETTE ANNI ALLA JUVE DELL’ARGENTINO? SETTE NANI. POLVERE DEL TEMPO, FORSE MAI ESISTITI" – LE CRITICHE: “GIOCATORE INCOMPIUTO, BARBONCINO DA SALOTTO, NON HA CORPO, COME CERTI VINI”. MA LA BELLEZZA CALCISTICA DI PAULO È PROPRIO NELLA SUA ASSENZA DI CORPO…"

Giancarlo Dotto per il Corriere dello Sport

 

dybala mou

L a Dybalite è una malattia acuta dal volto efebico che s’insinua nelle vene come un affabile veleno fino al completo imbambolamento del soggetto colpito. Lo riconosci perché se ne sta genuflesso non davanti al capolavoro, come faceva banalmente Stendhal, ma nell’attesa stessa del capolavoro. Questo è da ieri il romanista dybalizzato. Rapito e genuflesso. In una parola, estasiato. Antidoti? Se ci sono, ignorarli e buttarli nel secchio. 

 

Se questa è la malattia c’è una gran voglia di starsene malati un bel po’ e, tanto per cambiare, vaneggiando a piacimento. Assumere tonnellate di erba ipnotica. Il sinistro di Dybala è di per sé un potente allucinogeno. Roba rara. L’evoluzione calcistica di Omar Sivori. A piedi invertiti e stessa leggiadria danzante, Roby Baggio, stesso destino, ripudiati dalla Juve e felici altrove.

dybala

 

Diego Armando Maradona a parte e il primo Recoba, un mancino così artistoide non si era visto da un pezzo in Italia. A Roma è passato quel genio di Momo Salah ma, appena stavamo lì per rendercene conto, ce l’hanno soffiato. Paulo Dybala è la divina ricompensa di tanto scippo. Paulo, come Paulo Roberto Falcao, l’altro divino. Siamo lì, sullo stesso podio dei sogni. 

 

I Friedkin sono gli uomini dei sogni. Solo pensarlo, José Mourinho sulla panca della Roma, sembrava una bestemmia. Immaginarlo, Paulo Dybala con la maglia della Roma, un azzardo puerile. Le due cose insieme, bestemmia e azzardo, fanno il paradiso della Roma calcistica di oggi. Un paradiso in terra che comincia a essere pieno di odalische. Per cui vale la pena vivere e scrivere, piuttosto che morire. Tiago Pinto il braccio abilissimo dei due Texani, la cui stella da sceriffo e il cui cuore sono tutto meno che latta. Ghiaccio che si scioglie facilmente e diventa lava (bastano tre pullman assediati da una marea di folla in faccia al più stranito Colosseo di sempre). Ieri Mourinho, oggi Dybala, domani lo stadio e chissà. Già così, la proprietà più romanista di sempre. La più capace di ascoltare i muscoli cardiaci della città giallorossa. L’avranno studiato, Dan e Ryan, nelle università americane da cui provengono, tra Washington e Dallas? 

dybala corsport

 

Ma tutto questo, senza José Mourinho, non sarebbe stato possibile. Senza José che accetta un anno fa l’assurdità (con la sua storia, i suoi trofei, il suo presente ancora carico di ambizioni) di vedersi sulla panca della Roma. José che si cala come il più empatico dei pascià in una città fatta per lui, per le sue natiche, il suo cuore e ora anche la sua testa. José che vince al primo anno. Josè che sa come si usa il cellulare.

 

Sa come pescare dalla sua agenda, un ricco mare pescoso. Telefona a Tammy Abraham, che proprio non gli passava per la testa la Roma, telefona a Nemanja Matic, un suo soldato. Telefona a Celik, a tanti altri. Telefona soprattutto a Paulo Dybala. Una, due, non so quante telefonate. L’ultima, quella decisiva, Josè usa la più maliarda delle sue voci e Dybala cede di schianto. José è ancora lì che zufola e Dybala è già in volo per il Portogallo scortato dalla sua nuova ombra, Tiago Pinto. 

 

DYBALA MEME

Non ci era sfuggito quella sera all’Olimpico. Alla fine di un Roma-Juventus da incubo, José Mourinho avvicina Dybala, il più illuminato dei suoi carnefici di serata, e gli soffia in un orecchio: “Mi piacerebbe tanto un giorno allenare un talento come te…”. Dybala sorrise, non sappiamo cosa gli rispose. A occhio e croce non fu un “vaffanculo José, sei fuori di testa”. Una settimana dopo, il 15 gennaio, scriviamo su questo giornale: “E se dicessimo Paulo Dybala? Fantasia che più audace non si può? Sogno di una mente malata?...”. Sembrava il classico espediente di un giornale per pettinare chimere in giorni di vacche magre.

 

Sta di fatto che Mou è arrivato e ora è arrivata anche la Joya. Lo sciamano di Setubal, quella sera di gennaio, aveva forse iniettato la prima tentazione nell’argentino di Laguna Larga, provincia di Cordoba, la terra dove il calcio è bellezza o non è. Da allora José, l’uomo del pressing infernale, non ha dato pace a se stesso, ai Friedkin, a Tiago Pinto e a Paul Dybala, fino a che non ha ottenuto quello che voleva.  

 

DYBALA

I sette anni alla Juve? Sette nani. Polvere del tempo. Forse mai esistiti. Dybala come Dylan, conturbanti menestrelli. Oltre la maglia che indossano, a meno che la maglia non coincida con la pelle (minaccia sempre reale a Roma). Come Sivori e come Baggio, Dybala destinato a scatenare passioni estetiche. La grazia mozartiana applicata al calcio, piedi fatati che inventano storie finalmente degne di essere raccontate. Omar era un genio malvagio, Roby un delicato e sinistrato putto più volte risorto dalle ceneri delle sue cartilagini. Paulo è la fragilità apparente del secondo, ma anche l’orgoglio luciferino del primo. Di ragioni ne ha tante per attivarlo.

friedkin

 

Sempre stato nel mirino degli sparlatori, “giocatore incompiuto, discontinuo, poco leader in campo e fuori”, “un bel barboncino da salotto”, “talento difficile da interpretare, da collocare, da disciplinare”. “Grande talento, ma non ha corpo, come certi vini…”. La bellezza calcistica di Paulo è proprio nella sua assenza di corpo, nel suo essere immateriale ma micidiale alla tastiera. Dybala e quelli come lui. Senza i quali il calcio è una mischia senza senso di anatre zoppe.  

 

dan ryan friedkin

La Joya e la Roma. La migliore scelta possibile per entrambi. Il nuovo divino Paulo, probabile futuro re di Roma, deve sapere cose che certamente già sa se ha fatto questa scelta. Che vincere a Roma, con la Roma, non è la stessa cosa in nessun’altra parte del pianeta. Il resto è tutto nella testa del ragazzo. Nella sua disposizione a una vita da eroe piuttosto che da comprimario. Solo a Roma, nella Roma, cioè adesso, scoprirà realmente cosa vuol dir essere amati. Fino ad oggi ha solo creduto di saperlo. E, intanto, aspettando quello che sarà, provate solo a immaginare la scena: Francesco in persona che consegna la numero 10 a Paulo. A 28 anni, finalmente libero di diventare Dybala, non somigliando altro che a Dybala. Immaginate e godete.  

FOTOMONTAGGIO DI PAULO DYBALA CON LA MAGLIA DELLA ROMA roberto d agostino giancarlo dotto foto di baccoivan zazzaroni roberto d agostino giancarlo dotto foto di baccoDAN FRIEDKIN MOURINHO

 

friedkin conference

Ultimi Dagoreport

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A OSLO E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…