gigi riva

GIGI RIVA E GLI ALTRI EROI DEL CAGLIARI DELLO SCUDETTO: L’AUTOBIOGRAFIA DI UNA NAZIONE - NATI SOTTO LE BOMBE, ASSOMIGLIAVANO AGLI ITALIANI CHE SI INNAMORARONO DI LORO, E DI "ROMBO DI TUONO". PARTITI DAL NULLA, MA ARRIVATI OVUNQUE, INSIEME, NELL’ITALIA DEL BOOM – RIVA: “OGNI VOLTA CHE ENTRAVO IN UN PALAZZO, QUANDO SALIVO, GUARDANDO LA PULSANTIERA NELL’ASCENSORE, MI RICORDAVO DA DOVE VENIVO. PENSAVO A MIA MADRE CHE NON SI ERA GODUTA NULLA, A MIO PADRE MORTO, A MIA SORELLA CHE NON C’ERA PIÙ. ED È COSÌ CHE, ANCHE SE APPARENTEMENTE CONTINUAVO A SALIRE IN ALTO SONO SEMPRE RIMASTO COI PIEDI BEN PIANTATI PER TERRA..."

Luca Telese per l’Unione Sarda

 

GIGI RIVA

E mentre raccontava, Gigi sorrideva: “Mi cacciarono dal collegio, per la terza volta. E mia madre gridava: ‘Adesso te ne andrai a lavorare!’. Lei dispiaciuta forse arrabbiata, ma le passó. Io eccitato, forse anche un po’ felice, ma feci in tempo a pentirmene. Mi prese una azienda che montava gettoniere e pulsantiere negli ascensori - sospirava Gigi - e quando dovevo  scaricare il furgone carico di ferro e acciaio chiudevo gli occhi. Rivedevo le mie notti in collegio da bambino, nascosto sotto il lenzuolo a piangere. Poi riaprivo gli occhi e come per magia ero riuscito a scaricare il furgone”.

 

Solo quando si perde davvero, si capisce fino in fondo il valore di ciò a cui rinunciamo per sempre.

 

MANLIO SCOPIGNO E GIGI RIVA

E in queste ore, l’enorme onda di emozione che attraversa il paese unisce  chi ha sempre amato Gigi a chi - soprattutto i giovanissimi - lo scopre solo adesso. Non perdiamo solo un campione, non solo un uomo straordinario, ma uno degli ultimi del tempo dei giganti, il simbolo di una generazione italiana.

 

I cuori Rossoblù dello scudetto venivano dalla polvere. Dalle province e dalle periferie del paese. Angelo Domenghini da bambino portava brocche al tavolo dell’osteria paterna, da ragazzo era diventato operaio. Beppe Tomasini lavorava in fonderia, tra i vapori della colata. “Riccio” Greatti porta ancora con orgoglio, sul labbro una cicatrice di coltellaccio di macellaio, guadagnata da piccolo, disossando nella bottega paterna. Adriano Reginato era in cartiera a lavorare quando si era ammalato il padre, per campare la famiglia.

GIGI RIVA E CAGLIARI DELLO SCUDETTO

 

Comunardo  Niccolai, magazziniere a Sassari, Corrado Nastasio, l’unica riserva “innamorato” del suo titolare, partito a scaricare casse, portuale a Livorno. Gli unici due che “stavano bene di famiglia”:  l’indimenticabile capitan “Piero” Cera, che però  litigava con un padre “borghese”, direttore di banca, convinto che il calcio lo “rovinasse”. E il dolcissimo Bobo Gori un giorno mi disse: “Io,  figlio di un emigrante diventato ristoratore di successo, ammiravo la loro forza, imparavo da loro”. Ricky Albertosi, figlio d’arte del portiere del Livorno mi raccontò: “Volevo fare il grande salto, pensa, mi immaginano maestro elementare”. Cesare Poli serviva gazzose e panini al bar di faniglia, durante la pausa mensa della fabbrica di fronte.

gigi riva

 

Mario Martiradonna era figlio di una umile e prolifica famiglia pugliese. Un giorno, quando Riva annunciò alla squadra che rifiutava la Juve fece esplodere lo spogliatoio dicendo: “Meno male, Gigi: io devo ancora finire di pagare la cucina!”.

 

gigi riva in spiaggia

Nati sotto le bombe, durante o dopo la guerra. Tutti affamati, come Gigi, di vita. Avevano traversato il ferro e il fuoco, alcuni di loro cercando il calcio come strumento di emancipazione. I più “vecchi” erano nati tra il 1937 (Regi) e il 1939 (Ricky), e il 1946 (il gruppo dei quattro più giovani), nati con la Costituente. Tre di loro tre orfani: i due terzini, Eraldo Mancin e Giulio Zignoli, detto “il pretino”, (perché i comboniani, per sfamarlo l’avevano preso in seminario). Orfano di padre anche mister Scopigno. E Riva era la quintessenza di questa autobiografia di una nazione che si rimetteva in piedi dopo la guerra: nato nel ‘44, quando l’Italia era una trincea, lombardo di lago o a Leggiuno, due volte orfano, una sorella morta giovane (“di stenti”), quando in ospedale si pagava la degenza. un padre trafitto da un ingranaggio fabbrica, una madre persa prima dei 18 anni. Era un concentrato di dolore e rabbia, ma anche una bomba di speranza e passione.

gigi riva

 

Un esercito di “migranti economici” in Sardegna: toscani, lombardi, veneti, friulani. Nessuno era sardo, e quasi tutti lo diventarono. E Gigi: “Non essendo sardi, abbiamo  scelto di esserlo”. Assomigliavano tutti agli italiani che si innamorarono di loro, e di Gigi. Partiti dal nulla, ma arrivati ovunque, insieme, nell’Italia del boom

GIGI RIVA

 

(...)

 

Ecco perché quei ragazzi sono stati gli ultimi italiani che hanno preso l’ascensore sociale in questo paese. Ed ecco perché il Gigi che amo è un sorriso in una nuvola di fumo, nella poltrona di casa: “Bene, ti dicevo delle pulsantiere e delle gettoniere. Entravo in fabbrica, finivo il lavoro, poi scappavo anche da lì, saltando un muro. Arrivano i primi soldi, i goal, il benessere, l’amore di una città. Poi la nazionale, i più begli alberghi del mondo, Parigi, Londra, Berlino.

gigi riva doc nel nostro cielo un rombo di tuono

 

Ma ogni volta che entravo in un palazzo, quando salivo, guardando la pulsantiera nell’ascensore, mi ricordavo da dove venivo. Pensavo a mia madre che non si era goduta nulla, a mio padre morto, a mia sorella, che non c ‘era più. Ed è così che, anche se apparentemente continuavo a salire in alto - sospirava Gigi - sono sempre rimasto  con i piedi ben piantati per terra”. Raccontatelo nelle scuole, ai ragazzi di oggi.

funerali di gigi riva 1GIGI RIVAgigi riva a pesca di polpisergio bobo gori gigi rivatrofei in casa di gigi rivagigi riva nella sua casagigi riva gol in rovesciata contro il vicenzaGIGI RIVA 16GIGI RIVA 16GIGI RIVA 14GIGI RIVAmanlio scopigno e gigi rivamanlio scopigno e gigi riva 3gigi riva 4gigi rivagigi riva gigi riva 2gigi rivagigi riva 1gigi rivagigi rivagigi rivagigi rivaGIGI RIVA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)