bosio cesarini sforza

HOUSE OF SFORZA – UN RICORDO DEL “DUCA SELETTIVO” BOSIO SFORZA CESARINI E DELLO STORICO PALAZZO DI FAMIGLIA IN CORSO VITTORIO A ROMA CON I GRAFFITI DEL ‘400 DI CUI SI SENTIVA "IL PRIVATO CUSTODE" - L’AMORE PER LA CAMPAGNA ROMANA ‘ENGLISH STYLE’, LE VACANZE A SAINT MORITZ CON GIANNI AGNELLI, IL FAMOSO PRANZO CON KISSINGER – IL LIBRO CON LA PREFAZIONE DELL’EX SINDACO RUTELLI

Mario Grechi per il Foglio

 

bosio cesarini sforza

Nello storico Palazzo di famiglia in corso Vittorio, ogni 25 novembre, erano invitati gli amici per il compleanno, ma la campagna romana “english style’’ era la sua preferita. Era ‘’Il Duca selettivo’’, come lo ricorda il noto architetto del paesaggio Paolo Pejrone, suo grande amico, che ha condiviso la grande passione di Bosio Sforza Cesarini per la botanica. Più che nel Palazzo di famiglia nel centro di Roma, Bosio trascorreva la maggior parte del suo tempo nella tenuta nella campagna romana, dove aveva piantato molti meli cotogni, che richiamavano la discendenza dallo Sforza di Milano, il condottiero che aveva sull’arma l’immagine di un melo di quella varietà.

 

Ne andava così fiero da chiamare “del Cotogno’’ anche l’allevamento di cavalli maremmani. Amava tantissimo la sua “Capita’’, un’abitazione che è qualcosa di più di una grande casa colonica, nel comune di Acquapendente, che domina la valle del fiume Paglia. Aveva trasformato il terreno che la circondava in una piccola Inghilterra: su un verdissimo prato, contornato da macchie di alberi con foglie di tutti i colori, con stupende vacche chianine e robusti cavalli maremmani al pascolo. Aveva anche una scuderia di cavalli purosangue, la TBI, con i colori dello stemma degli Sforza, giallo e blu a forma di rombo.

 

 

marisela federici saluta il principe bosio sforza cesarini

Bosio Sforza Cesarini era una presenza fissa anche agli appuntamenti in campagna della Società Romana della Caccia alla Volpe, della quale è stato Master, precedendo nelle lunghe galoppate il “Field’’ dei cavalieri in giacca rossa. “Amava i colori autunnali delle foglie degli alberi, dei quali conosceva tutti i nomi in latino, prediligeva le querce’’, raccontano gli amici che lo hanno accompagnato in tante cacce, anche in Irlanda, dove era iscritto alla Royal Dublin Society.

 

il principe bosio sforza cesarini

Nelle loro agende per molti anni c’è stata la data del suo compleanno, il 25 novembre, che li richiamava a Palazzo Sforza Cesarini. E ora lo possono festeggiare solo con il ricordo della bella persona che è stato: molto autentico verso gli altri e nelle cose, senza alcun bisogno di sovrastrutture. Oltre a una curiosità, quasi estrema, aveva infatti un grande rispetto per il prossimo, segno tangibile di una profonda educazione, poco italiana e piuttosto anglofila. Dimostrava una grande disponibilità verso gli altri, ma poi nell’intimo scegliendo anche in base al pedigree, come faceva anche con le piante e gli animali.

 

 

Era estremamente inglese – colpa, diceva, di una sua antenata – sia nel culto delle foglie che nel suo modo di vestire e soprattutto nell’humor, con la battuta sempre pronta e un disinvolto interesse per gossip e retroscena. Il lato debole anche dell’avvocato Gianni Agnelli col quale, ogni inverno, trascorreva una vacanza nella villa di Saint Moritz per la grande amicizia fra la moglie Lydia Lo Savio e Marella Agnelli. Solo la moglie, alla quale era legatissimo, riusciva a strapparlo dalla campagna romana. Spesso lo attendevano cene molto formali alle quali doveva accompagnare Lydia. Erano estenuanti, a suo dire, senza nascondere l’impressione che le viveva come un “prezzo” da pagare al suo albero genealogico. A meno che vi fossero presenze come Henry Kissinger, per il quale organizzò un pranzo che restò famoso, al Circolo della Caccia di Palazzo Borghese.

il principe bosio sforza cesarini (2)

 

 

Gianni Agnelli

Bosio Cesarini Sforza, sfuggiva infatti la banale mondanità di una parte della nobiltà romana, ma teneva alle sue origini e alle proprietà di famiglia, come il Palazzo Sforza Cesarini, dove è sempre vissuto, con i graffiti del ’400 che mostrava con orgoglio, impegnandosi nella difficile opera di conservazione. Bosio Cesarini Sforza si sentiva “privato custode’’ di una delle testimonianze dell’importante patrimonio storico ed artistico del paese. Così lo ricorda il figlio Francesco, che ha raccolto il testimone, dopo aver ideato, qualche anno fa, un documentato volume, edito da De Luca, che illustra la storia, l’architettura e le decorazioni della dimora storica di famiglia.

 

henry kissinger

L’impegno della famiglia Sforza Cesarini fu molto apprezzato da Francesco Rutelli, già ministro per i Beni e le attività culturali, che nella prefazione al volume sottolinea il fascino delle cose nascoste che è proprio dei palazzi romani che al loro interno conservano piccole e grandi visioni architettoniche e decorative, che una volta svelate regalano una gioia rara. “Questa è la sensazione – sottolinea l’ex ministro e sindaco della capitale – che si prova entrando nel cortile quattrocentesco una volta superato il filtro dell’androne che sembra segnare lo spazio fisico e temporale tra i ritmi della vita complicata della città di oggi e quella dei secoli trascorsi’’.

palazzo cesarini sforza cover

 

 

francesco rutelli

Risale al 1458 la costruzione di quello che diventerà Palazzo Sforza Cesarini. Già a quel tempo è uno dei monumenti di spicco di Roma che risalgono al breve pontificato di Callisto III Borgia. Il committente era il venticinquenne Rodrigo Borgia, che una volta divenuto Papa, nell’estate del 1492, regala il palazzo al cardinale Ascanio Sforza, che aveva contribuito alla sua elezione. Dopo alterne vicende, solo nel 1680 il palazzo diventerà definitivamente proprietà dei membri della sua famiglia, che nella metà del ’700 ne riedificano una parte e successivamente lo sottopongono a restauri, soprattutto nell’Ottocento, a causa dell’apertura di corso Vittorio Emanuele II, dove oggi si affaccia e conserva il ricordo dei Conti di S.Fiora e Duchi Sforza. E di Bosio, fiero anche della contea di S.Fiora, ereditata dagli Aldobrandeschi, allora Stato sovrano che batteva moneta e del quale ha custodito gelosamente il prezioso documento di investitura.

palazzo cesarini sforza

 

 

HENRY KISSINGER

 

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