
“NON SONO INVINCIBILE. QUANDO UNA PERSONA SI CONFONDE CON IL SUO PERSONAGGIO, È LÌ CHE COMINCIA IL DECLINO” – LA LEZIONE DI JULIO VELASCO DOPO LA VITTORIA DELL’ITALVOLLEY FEMMINILE AI MONDIALI CONTRO LA TURCHIA: “PER VINCERE ANCORA BISOGNA AGIRE COME CHI HA PERSO: FERMARSI, CAPIRE PERCHÉ SI È PERSO E CERCARE DI MIGLIORARE. NOI ABBIAMO CERCATO DI FARE QUESTO, ANCHE SE AVEVAMO VINTO L’OLIMPIADE” – “NON MI PIACE LA RETORICA SECONDO CUI SE SI FANNO LE COSE PER BENE, SI VINCE. SI PUÒ ANCHE PERDERE FACENDO TUTTO BENE. AVERE CULTURA SPORTIVA SIGNIFICA ACCETTARE ANCHE QUESTO…”
Pierfrancesco Catucci per il “Corriere della Sera”
julio velasco italia del volley femminile campione del mondo italia - turchia
«Quando una persona comincia a confondersi con il suo personaggio, è lì che comincia il declino». Appena atterrato a Malpensa dopo una notte in volo da Bangkok con scalo a Dubai e una coppa del mondo in valigia, Julio Velasco sorride soddisfatto con gli occhi stanchi. Nella storia c’era già di diritto per tutte le prime volte regalate alla pallavolo — dal primo Mondiale nel 1990 con gli uomini alla prima Olimpiade l’anno scorso con le donne — e per le due generazioni di fenomeni portate al trionfo, ma questo oro mondiale è speciale. […]
Quando ha capito che era fatta?
«Quando è caduto l’ultimo punto. Fino a quel momento era una partita apertissima. Molto diversa dalla finale olimpica contro gli Stati Uniti. La Turchia ci ha messo in difficoltà, come è normale che accada in una finale mondiale. Le ragazze sono state bravissime a farsi trovare pronte».
julio velasco italvolley donne
Avete vinto due partite sporche, cosa ha fatto la differenza?
«Solo due palloni. Se in semifinale l’attacco di Gabi fosse stato 3 centimetri più alto o più a destra o a sinistra, probabilmente avrebbe fatto punto e in finale ci sarebbe andato il Brasile. Non mi piace la retorica secondo cui se si fanno le cose per bene, si vince. Si può anche perdere facendo tutto bene, solo perché l’avversario ha fatto un po’ meglio. Avere cultura sportiva significa accettare anche questo».
Il suo time out nel tie break («Decidete cosa fare e fatelo bene») ha cambiato la storia della partita.
«Io faccio l’allenatore e cerco di mettere le ragazze nelle migliori condizioni per fare la loro parte. Ho sempre detto che le volevo autonome e autorevoli. Loro lo sono state».
Sono fenomenali?
«Odio quell’aggettivo».
Ma c’è un filo che lega i ragazzi degli anni 90 e questa squadra?
«In due anni, queste ragazze non hanno fatto un allenamento senza dare il massimo. Questo hanno in comune con quel gruppo. Le squadre che vincono molto hanno giocatori con grande talento che si allenano come se fossero giocatori normali».
[…] è diventato l’invincibile Velasco.
«Io sono un bravo allenatore che allena una squadra forte. Gli invincibili esistono solo nella mitologia. Nella realtà esistiamo noi e i nostri personaggi. Personaggi che vivono di vita propria. Il mio, per esempio, dice cose che non ho mai detto, fa cose che non ho mai fatto, sembra possa riuscire in qualunque cosa. Ma chi fa bene il musicista non è detto che sia un buon direttore d’orchestra».
Per la serie: non basta un bravissimo allenatore senza una squadra fortissima?
«Se si trovano “cavalli da tiro” e li si allena bene, tireranno di più, ma alla corsa all’ippodromo perderanno. Per quel tipo di gara servono i cavalli da corsa. Poi, certo, è necessario il contributo di un allenatore e di uno staff, ma non si può vincere senza giocatrici forti».
E per vincere ancora?
«Bisogna agire come chi ha perso: fermarsi, capire perché si è perso e cercare di migliorare. Noi abbiamo cercato di fare questo, anche se avevamo vinto l’Olimpiade». […]
VELASCO ITALVOLLEY DONNE
julio velasco
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ZORZI LUCCHETTA VELASCO
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JULIO VELASCO
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giovanni malago con julio velasco
julio velasco
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JULIO VELASCO DOPO LA VITTORIA DELLA NAZIONALE FEMMINILE DI PALLAVOLO ALLE OLIMPIADI
JULIO VELASCO E PAOLA EGONU
velasco il laureato
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velasco il laureato
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