carlo ancelotti canta l'inno del real

UN MERCOLEDI’ DA CARLETTO! “NOVANTA MINUTI AL BERNABEU SONO MOLTO LUNGHI, È STATO COSÌ UN'ALTRA VOLTA” – ANCELOTTI, DOPO AVER CONQUISTATO CON LA MOSSA JOSELU LA SESTA FINALE IN CHAMPIONS, RISPONDE A TUCHEL CHE SI LAGNA PER L’ARBITRAGGIO: “SI LAMENTANO DEL FUORIGIOCO? OK, ALLORA NOI CI LAMENTIAMO DEL GOL ANNULLATO A NACHO PERCHÉ KIMMICH SI È TUFFATO” – ZAZZARONI: "DEFINIRLO UN GRANDE GESTORE E NON UN GRANDE ALLENATORE E' UNA GRANDE PANZANA..." – VIDEO

 

ANCELOTTI, GRAZIE DI ESISTERE

CARLO ANCELOTTI CANTA L'INNO DEL REAL

Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport

Ottantasette e 91’. Grazie, calcio, che ci regali emozioni come questa. E grazie, Carlo, perché per noi sei il calcio, quello che amiamo: grazie di esistere (e resistere). Solo tu riesci da anni a coinvolgerci a distanza, ci costringi a tifare addirittura per l’Everton, con il Real - lo ammetto - ci riesce più facile.

 

Dalle mie parti si è creata una community di giornalisti - Alberto, Massimiliano, Gio, Pas - che conoscono Ancelotti da una vita e lo considerano un fratellone, un compagno di sport, passione e leggerezza. Ogni volta che vince qualcosa - càpita spesso - lo smartphone si riempie di gioia, della stessa gioia. Con questa sono 1.334 le partite che Ancelotti ha preparato, sofferto, cambiato, capito, vinto, pareggiato e perso da quando allena, ovvero dal 1995 a Reggio Emilia.

 

ancelotti joselu

Facendo due conti in puro stile Gino Palumbo, è come se avesse vissuto dalla panchina una partita lunga tre mesi di fila, giorno e notte, notte e giorno. A gennaio Carlo entrerà nel trentesimo anno di attività: 793 sono - a oggi - i successi, 297 i pari, 244 le sconfitte. Con il Real è arrivato a 284 presenze in due distinte fasi della carriera, 206 delle quali concluse con il sorriso del vincitore. I trofei che ha messo insieme sono 42, 14 da giocatore e 28 da tecnico. «Ti giuro che io non so quanti ne ho vinti» mi confessava giorni fa.

 

Eppure in giro c’è ancora chi dice che lui ha fortuna (più prosaicamente, culo), non figura tra i migliori tattici, però è stratega e sa trattare i campioni. Grande gestore, dunque, non grande allenatore: una delle più enormi panzane diffuse dal mondo dei competenti un tanto al chilo.

 

CARLO ANCELOTTI CANTA L'INNO DEL REAL

Ancelotti è di nuovo in finale di Champions con il suo calcio non etichettabile. Perché è portatore sano di uno sport al quale si vuole sempre aggiungere qualcosa di inutile: Carlo ha la capacità di restituire all’appassionato la complessità e l’incanto di qualcosa che conosce alla perfezione e che per lui non ha più segreti. E adesso lo immagino mentre si accende una sigaretta e, boccata dopo boccata, spiega a qualcuno la chiave della sua ultima vittoria, così come fece a Parigi due anni fa, con la semplicità dei grandi: «Il portiere ha parato e il centravanti ha segnato».

 

A forza di portieri che hanno parato e centravanti che hanno segnato, Carlo ha scritto alcune delle pagine più belle e vincenti della storia di Milan, Chelsea, Psg, Bayern e Real Madrid. L’ha fatto sdrammatizzando, conservando le tensioni dentro di sé, non manifestandole: «Li abbiamo asserragliati nella nostra area», mi spiegò dopo il pari di Manchester la notte tra il 17 e il 18 aprile. E se vi piacciono le perle ancelottiane, ne infilo altre nella collana dei ricordi più recenti. «All’Everton ho giocato con quattro difensori centrali tutti insieme», raccontò; oppure «abbiamo provato a perdere, ma non ce l’abbiamo fatta».

CARLO ANCELOTTI CANTA L'INNO DEL REAL

 

Prima di un Clàsico: «Dài, che ci cascano un’altra volta»; e dopo: «ci sono cascati». Ma anche «guarda questo gattino che arriva a luglio» riferendosi al brasiliano Endrick. I giovani fuoriclasse lui li chiama gattini. Solo per Mbappé è passato a gattone. Ancelotti rende tutto più semplice e genuino e ormai è diventato una fede: non a caso il Bernabeu ha creduto nella rimonta fino all’87’ quando l’impresa si è compiuta. Alla fine l’ho visto cantare l’inno del Madrid insieme ai tifosi, lui da solo al centro del Bernabeu. Ed è l’immagine più bella e spontanea di un altro mercoledì da Carletto.

 

 

TUCHEL DISTRUGGE ARBITRO E GUARDALINEE, ANCELOTTI NON CI STA

Da fanpage.it - Estratti

 

CARLO ANCELOTTI CANTA L'INNO DEL REAL

(...) Thomas Tuchel è furioso nel dopo partita, non si capacita, parla di "disastro", ma Carlo Ancelotti non ci sta e risponde per le rime, citando un grosso torto a suo dire subìto anche dal Real.

 

 

Troppo evidente l'errore dell'assistente di linea per non far esplodere giocatori e tecnico del Bayern dopo il fischio finale e la conseguente eliminazione dalla Champions. Se Matthijs de Ligt aveva immediatamente sfogato la sua rabbia e incredulità, svelando che il guardalinee gli aveva confessato di aver sbagliato e che "gli dispiaceva", Tuchel ha rincarato la dose: "È stato un vero disastro, una violazione delle regole – ha detto il 50enne tecnico tedesco – L'azione deve essere fatta proseguire fino alla conclusione, questa è la regola. Il guardalinee ha commesso l'errore e l'arbitro ha commesso il secondo errore, sembra quasi un tradimento".

real madrid bayern monaco ancelotti

 

 

"Anche l'arbitro non deve fischiare, vede che prendiamo la seconda palla. Fischiare è una decisione molto, molto sbagliata. È contro le regole ed è una decisione sbagliata da parte di entrambi. È un disastro, difficile da digerire, ma è così che stanno le cose. Accettiamo le scuse ma non è questo il momento di scusarsi. Siamo in semifinale e non è il momento di fare questo tipo di errori", ha concluso Tuchel, che deve prendere atto di uno scenario molto raro per il Bayern: il club bavarese resterà senza trofei per la prima volta in oltre un decennio.

 

Le lamentele del Bayern sono state riportate a Carlo Ancelotti, che non ha voluto farle passare senza replicare in maniera decisa: "Si lamentano del fuorigioco? Ok, allora noi ci lamentiamo del gol annullato a Nacho… perché Kimmich si è tuffato. Entrambi i giocatori si spingevano a vicenda ed è stato Nacho ad essere penalizzato", ha spiegato il 64enne allenatore emiliano, riferendosi alla rete del pareggio annullata al difensore spagnolo al 73′, poco dopo il gol bavarese di Davies.

real madrid bayern monaco joselu

 

 

"Novanta minuti al Bernabeu sono molto lunghi, è stato così un'altra volta", è la morale della storia che Ancelotti conosce bene. Quel mix di storia, tradizione e ‘miedo escenico' che ha spinto spesso il Real Madrid a imprese leggendarie e rimonte prodigiose nel proprio stadio. Poi avere in panchina uno specialista di Champions come Carletto aiuta (è il primo allenatore della storia a giocare 6 finali), soprattutto se il giocatore che manda in campo a dieci minuti dalla fine fa doppietta… "Joselu è la rappresentazione perfetta di ciò che rappresenta questa squadra. Non ha giocato molto in questa stagione, ma non si arrende mai. Con Davide (il figlio e vice, ndr) discutiamo e parliamo, l'idea di Joselu era condivisa. Lui in area è molto forte e pericoloso". Anche il Bayern adesso lo sa.

 

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