METTI UN GHEPARDO NELLA PROTESI - LE PRESTAZIONI DEL BRASILIANO CARDOSO OLIVEIRA OLTRE OGNI LIMITE

Enrico Sisti per La Repubblica

Sempre più "ghepardi", sempre più sottile la lama del rasoio di questi blade runner, sempre più difficile (o forse no) capire come vengano interpretate le regole, ammesso che ne esistano di stabili e consistenti.

Il nuovo Pistorius, biamputato come il sudafricano il cui processo per omicidio inizierà il prossimo marzo, ha un nome da compositore di bossanova, Alan Fonteles Cardoso Oliveira, scrive le sue canzoni correndo come una freccia, sgambettando con cosce muscolate e protesi in fibra, e si lascia dietro una coda infinita di polemiche, di nuovi/vecchi dubbi (probabilmente legittimi).

Per la Iaaf il 20enne brasiliano nato nello stesso giorno di Bolt (oggi) non esiste e quindi di fatto non c'è ancora un problema: se infilarlo nel "buco" normativo aperto da Pistorius o no. Alan aiuta gli increduli, quasi li disarma perché ha un carattere gentile, non ha così tanta voglia di esporsi, di pubblicità: «Sono un atleta paralimpico, mi diverto come un matto e non ho nessuna intenzione di correre fra i normodotati. Se mi dovessero invitare potrei rifiutare».

Ma che tempi.
Ai mondiali di atletica per disabili (gli IPC World Championship), disputati a Lione a fine luglio, Alan ha cancellato qualunque certezza: 20"66 nei 200, 10"57 nei 100. Nei 200 ha letteralmente polverizzato il precedente record di Pistorius (21"30). Senza prepararli, «non ci ho mai pensato e mai forse ci penserò », ha corso i 400 in 48"58. Una sgambata artificiale.

Siamo oltre la fantascienza. Del fatto che, pur nella confusione della categoria (nel codice paralimpico i bi-amputati fanno parte del gruppo T-43), ci fosse qualcosa di poco chiaro se ne accorse lo stesso Pistorius che ai Giochi Paralimpici di Londra dello scorso anno segnalò l'anomalia con una telefonata al capo della comunicazione dell'IPC Spence senza fare nomi: «C'è un atleta che ha vinto ma indossa protesi irregolari». Lui in compenso le cambiava a seconda dell'importanza dell'evento o dell'opportunità.

Indagarono. Si scoprì che Oliveira, tre settimane prima di Londra, aveva adottato un modello di "cheetah" più alto di 4 centimetri (rispetto alle sue protesi della vita di tutti i giorni) e con un appoggio a terra, ciò che simula il piede, molto più ridotto: sembrava e sembra veramente l'appoggio delle zampe posteriori di un ghepardo, di un cheetah!

Immaginate quanta ampiezza di corsa possa sviluppare un corpo rialzato nell'arco di 100 o 200 metri e quanta maggior rapidità a terra nel progredire delle falcate e l'aumento della velocità! Con le protesi "civili" Oliveira è alto 1,77. Con quelle da gara lievita a 1,81. Siamo sempre all'interno della confusa regola paralimpica, secondo la quale un atleta di 1,77 può alzarsi sino a 1,84.

«Norma surreale che si basa sulla lunghezza delle braccia: tanto il braccio, tanto la gamba. Ma la verità in anatomia non esiste, o meglio tutto è possibile. Un esempio: Michael Phelps, forse il più grande nuotatore di tutti i tempi, e Hicham El Guerrouj, primatista del mondo dei 1500 metri su pista hanno lo stesso numero di pantaloni anche se fra di loro ci sono 18 cm di differenza in altezza», dicono da The Science of Sport i professori Ross Tucker e Jonathan Dugan.

Che avvertono: «Se non fermano questa escalation, a Rio 2016, gareggiando contro chiunque, Oliveira potrebbe stabilire il record del mondo dei 400 superando quello di Michael Johnson e
forse andando sotto i 42"50». Hanno calcolato che il suo "lanciato" corrisponde a quello di Tyson Gay (quando Gay era ancora un atleta non sospeso per doping e dunque utilizzabile come pietra di paragone). «Non è più un'integrazione con l'atletica tradizionale ma un palese abuso di tecnologia».

Pistorius per esempio cambiava la morbidezza dei suoi attrezzi ma la sua altezza rimaneva invariata, sia che fosse vestito per andare a cena o che fosse ai blocchi di partenza (1,84), E ciò avveniva anche se per la suddetta norma l'uomo Pistorius di 1,84 sarebbe potuto diventare un atleta di 1,93. Le protesi applicate all'atletica (segnalato anche un 7,95 nel lungo) è il caso di dirlo, stanno facendo passi da gigante.

Si difende il coach della nazionale paralimpica brasiliana Ciro Winckler: «È tutto il risultato di allenamenti più mirati ed efficaci. L'atletica sta migliorando in tutto il Brasile perché ci sono tecnici più preparati». Prendendo confidenza con la nuova altezza, e le sue sconfinate possibilità, Oliveira in un anno si è migliorato di quasi un secondo.

Come se fra un anno e l'altro Bolt avesse corso prima in 19"80 e poi in 18"80. Voi ci credereste? Così non stupisce se un altro eccellente paralimpico come l'americano Richard Browne, un T-44, solo una protesi, dice: «Siamo pronti a scendere sotto i 10"20». Il motore no?

 

 

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