serena williams time

"IL MIO ULTIMO TORNEO? NON SI SA MAI..." – SERENA WILLIAMS SUPERA SENZA SUDARE IL PRIMO TURNO DEL SUO (FORSE) ULTIMO US OPEN. LA TENNISTA AVEVA ANNUNCIATO AL “TIME” CHE QUESTO SAREBBE STATO IL SUO ULTIMO TORNEO MA ORA SEMBRA MENO DETERMINATA E “PREFERISCE RIMANERE VAGA” - PREZZI ALLE STELLE E PIENONE PER VEDERE LA TENNISTA SUPERSTAR - A QUASI 41 ANNI “NULLA MI IMPORTA PIU’, E’ TUTTO UN DI PIU’” - VIDEO

 

Gaia Piccardi per il “Corriere della Sera”

 

us open serena williams

L'atmosfera elettrica di una prima di Broadway, 29.402 spettatori (record per una sessione notturna del torneo), biglietti in piccionaia sul centrale schizzati a 1.289 dollari, 16.500 dei quali polverizzati già il 9 agosto scorso, quando dalla copertina di Vogue Usa la diva aveva annunciato l'addio al tennis (oggi che ha il mondo ai suoi piedi sembra molto meno determinata sull'argomento: «Preferisco rimanere vaga, mai dire mai...» ha cinguettato nella notte).

 

Non vincerà l'Open degli Stati Uniti, il record di titoli Slam (24) rimarrà saldamente nelle mani di una giocatrice di un'altra epoca (Margaret Court Smith), però Serena Williams che avanza verso la pensione alla strepitosa velocità di 40 anni, 11 mesi e 4 giorni è già la regina indiscussa di New York.

us open serena williams

 

In una sera piena di rimandi e citazioni - la più evidente sono le treccine fissate da perline colorate della figlia Olympia, esattamente il look con il quale Serena conquistò il primo dei suoi sei Major in terra americana: correva il 1999 e in quel settembre umido, sfinendo di cazzotti Martina Hingis, iniziava la sua leggenda -, davanti al vippame assortito con cui, nella sua trasversalità di campionessa, attivista e icona dello sport, la Williams ha sempre avuto famigliarità (dalla politica liberal di Bill Clinton al cinema d'azione di Hugh Jackman, dallo sci dei primati di Lindsey Vonn allo star system incarnato da Mike Tyson, che da vent' anni campa facendo Mike Tyson), Serena ha superato il primo turno dell'ultimo (?) torneo della carriera aprendo appena un filo di gas contro la montenegrina Danka Kovinic (6-3, 6-3), sufficientemente contenta del ruolo di vittima sacrificale, tanto da non opporre resistenza.

us open serena williams

 

È stata una festa di luci, colori, applausi; in un'orgia di superlativi assoluti (la più grande, la più forte, la più strepitosa tennista di ogni tempo) Serena si è ripresa la scena come da copione e come non le accadeva dal gennaio 2017, cioè dal 23esimo titolo Slam conquistato già incinta di Olympia battendo l'eterna rivale di casa, la sorella Venus, la partner con cui a New York sposterà il ritiro un po' più in là avendo accettato un invito per il torneo di doppio. Previsti altri applausi, altri superlativi, altri vip.

us open serena williams

 

Il lungo addio di Serena Williams rischia di arenarsi già stanotte al secondo turno al cospetto di Anett Kontaveit, prodigiosa estone 26enne capace di issarsi al numero 2 del ranking mondiale senza aver mai vinto un Major o un Master 1000, comunque troppo giovane e allenata e agile per un totem conficcato in mezzo al campo con la pretesa che il sole gli giri intorno.

 

Ma che importa? Il pubblico riempie il centrale di Flushing perché il match di Serena è the place to be, lei entra con lo strascico e i brillantini nei capelli, un velo del gonnellino per ogni Us Open vinto, 400 diamanti tempestano le scarpe: il look l'ha disegnato la campionessa e un pensiero va a Virgil Abloh, il direttore artistico di Louis Vuitton scomparso prematuramente che di Serena è stato collaboratore e stilista per Nike.

bill clinton us open serena williams

 

La Williams, d'altronde, è stata l'atleta che ha insegnato alle altre a non vergognarsi di chiedere (parità di guadagni e trattamento: c'è anche l'antenata Billie Jean King, naturalmente), a vestirsi come desiderano (Serena è stata Cat Woman a Parigi, mantellata a New York, ha avuto lo spolverino bianco a Londra e la tuta intera verde pisello in Australia), a esultare come i maschi, mostrando il pugno in faccia all'avversaria.

 

mike tyson us open serena williams

Fioccano, nella notte dell'effimero trionfo su Kovinic, i messaggi social del gotha afroamericano sempre citato da Serena nella sue innumerevoli interviste: il sette volte campione del mondo di F1 Lewis Hamilton («Venus e Serena sono le sportive che più mi hanno ispirato all'inizio della carriera»), le stelle Nba Michael Jordan e LeBron James, la dea dell'atletica Allyson Felix, Tiger Woods il rivoluzionario del golf e Beyoncé, partita da Houston (Texas) per conquistare il pop proprio come Serena uscì indenne dal ghetto nero di Compton (Los Angeles) per dipingere il tennis a sua immagine e somiglianza e poi sposare un nerd miliardario bianco di origine armena conosciuto a Roma sulla terrazza dell'Hilton di Monte Mario, Alexis Ohanian, la sua vera rivincita sul razzismo di cui è stata oggetto (non ha giocato per anni a Indian Wells, l'enclave ricca californiana che l'aveva fischiata).

anna wintour us open serena williams

 

«Al punto a cui sono arrivata, nulla mi importa: è tutto un di più - dice la Williams passando attraverso le forche caudine dell'ennesima conferenza stampa -. Alla parola ritiro preferisco il termine evoluzione: senza tennis non smetterò di vivere, mi dedicherò semplicemente ad altro. Famiglia e business. E alla prossima avversaria, scusatemi ma non penso: preferisco godermi le emozioni del momento». E il momento si gode lei, la donna in nero che saluta a modo suo, stanotte o quando le pare: my way, come New York insegna, da Sinatra a Serena.

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