PALLONARI IN FUGA – MA QUALE “CHI L’HA VISTO?”, GIAMPAOLO SI ERA RIFUGIATO A CASA DI ALLEGRI! OGGI E' TORNATO A BRESCIA PER FIRMARE LA RESCISSIONE DEL CONTRATTO…

1. GIAMPAOLO A BRESCIA PER RESCISSIONE CONTRATTO

Da "ansa.it"
Marco Giampaolo ha raggiunto Brescia verso le 12, per firmare la rescissione del contratto che lo legava al Brescia per 2 stagioni. Accompagnato dal suo legale, l'avvocato Malagnini, ha raggiunto gli uffici della Saniplast, l'azienda del presidente Gino Corioni. Alla vista dei cronisti l'auto con a bordo Giampaolo ha effettuato la retromarcia e imboccato di nuovo l'autostrada. Poi è stato seguito da un'auto con i dirigenti bresciani, quindi da Corioni. Ignota la destinazione e il luogo della firma sulla rescissione.
''Non vi preoccupate, tutto a posto: sto a casa al mare''. Marco Giampaolo è tornato a farsi vivo col fratello Federico, mentre da Brescia il presidente Corioni confessava la sua preoccupazione per la scomparsa del tecnico. ''Marco mi ha chiamato - riferisce all'Ansa Federico - per dirmi che è tutto a posto. E' a casa a Giulianova''.
Avvocato Giampaolo, a Brescia dimissioni irrevocabili - ''Giampaolo sta bene, non è un assente ingiustificato: ha già comunicato alla società l' intenzione irrevocabile di dimettersi. Domani saremo a Brescia per la risoluzione consensuale'': lo ha spiegato all'Ansa l'avvocato Luciano Ruggiero Malagnini, che cura gli interessi del tecnico. ''Giampaolo vuole rassicurare tutti, questa situazione della sua sparizione ha assunto contorni surreali'', dice il legale. ''Ha rinunciato a un contratto di 2 anni, domani spiegheremo perché: ma il Brescia è già informato''.
''Domenica - spiega l'avvocato Malagnini - Giampaolo l'ha annunciato al ds Iaconi, poi lo ha ribadito al figlio di Corioni, e io personalmente ho concordato con il segretario del Brescia, Visci, il da farsi''. Resta da chiarire il motivo per il quale Giampaolo sia 'sparito', ovvero abbia chiuso per tutti il cellulare. ''La scelta è tecnica, l'amarezza c'è. Stasera c'è una partita, a partire da domani sarà formalizzata la risoluzione, e spiegheremo''. Carpi-Brescia 0-0 - Finisce senza reti il confronto tra Carpi e Brescia. In panchina per i lombardi Fabio Micarelli dopo la volontaria uscita di scena del tecnico Giampaolo che domani abbandonerà ufficialmente l'incarico di allenatore del Brescia. Partita molto equilibrata con i padroni di casa più intrapredenti in fase offensiva, con il giovane portiere ospite Cragno tra i migliori in campo

2. LA FUGA DI MISTER GIAMPAOLO UNO STRANIERO IN PANCHINA

Malcom Pagani per "Il Fatto Quotidiano"

Vodafone, messaggio gratuito. Il telefono della persona chiamata potrebbe essere spento o non raggiungibile". Nel caso di Marco Giampaolo, novello Majorana del pallone per cui si è agitato anche Chi l'ha visto, sono valide entrambe le ipotesi. Il suo presidente, anzi ex presidente, l'eterno Gino Corioni, uno che ai tempi del Bologna acquistava stopper bulgari scambiandoli con autobus di seconda mano e generose forniture di tavolette per il cesso, si dice preoccupato. Non pensava che a Giampaolo "scendesse la catena". Non credeva che l'assenza del tecnico all'allenamento fissato per domenica mattina, a poche ore dalla sconfitta interna del Brescia con il Crotone, preludesse a un teorema senza soluzione. Sbagliava i calcoli, il vecchio Gino, ma come nell'omonima canzone di Jannacci ("Dire che fu disumano il contratto è dire poco e c'è anche un perché") non si era fatto le domande giuste. L'addio di Giampaolo al Brescia è un monumento alla coerenza. Un modo per potersi guardare allo specchio come ha sempre fatto e scorgere ancora nel riflesso i tratti familiari. Un gesto raro che forse, guardando al suo passato, ha il solo vizio di essere tardivo. Per qualche mese infatti, dopo due anni di assenza e tre esoneri consecutivi, Giampaolo era tornato, faticando a riconoscersi, nei luoghi in cui a dispetto della propaganda dominano sempre stelle viziate e tifosi onnipotenti. Al vice da lui designato Fabio Gallo, conosciuto all'epoca di Treviso, ex giocatore del Brescia di metà anni 90 poi passato come l'altro anticristo, Doni, all'odiata Atalanta e macchiatosi in quel di Bergamo di azzardati paragoni tra le due tifoserie e di qualche presunta frase in libertà , era stato fisicamente impedito di firmare l'accordo. Per la prova di forza, una grottesca riunione in pieno luglio sotto i rassicuranti ombrelloni dei Gelati Algida con qualche tatuatissimo ultrà bresciano, a benedire un diffuso manifesto di illegalità si era mossa compatta anche la Digos. Gallo su una sedia di plastica, sconvolto dall'allucinante parodia di Norimberga, a sventolare vanamente a sua discolpa qualche ingiallito ritaglio di giornale. E il tribunale, irremovibile, a condannare per voce sola: "Niente di personale, ma qui non ti vogliamo". Allora, pur "triste per la sconfitta", a un'infernale stagione con sputi, insulti e scorta al seguito, Gallo aveva preferito la disoccupazione lasciando spazio alle "ragioni" dei barbari e liberando l'amico Giampaolo dall'ipoteca dell'abbraccio. Al penoso siparietto, con l'impotente eccezione di Corioni, da anni incomprensibilmente contestato (nonostante con Baggio fosse giunto a sfidare il Psg per entrare in Uefa) e dunque abituato al trattamento Gallo: "Non cambiamo idea, Fabio resta il nostro vice-allenatore", si era piegato con sofferenza, forse sbagliando, sicuramente pentendosi, anche Giampaolo. Il figlio di un muratore e di un'operaia di sinistra. Il fratello introverso del fantasista Federico. Il ragazzo cresciuto vedendo il Mundial dalla terrazza di Giulianova. Il campione delle rinunce in corsa. Il Cristiano Lucarelli della panca che più volte aveva aperto il cassonetto della fortuna gettando i milioni del signor Bonaventura nel cestino per dedicarsi all'avventura della vita. Era già capitato a Cagliari, quando alla conclusione di un balletto ritmato da licenziamenti e riammissioni a corte, all'ennesima stravaganza di Massimo Cellino, Giampaolo aveva risposto stracciando un triennale: "Pur consapevole del danno economico, rinuncio a tornare in Sardegna. L'orgoglio e la dignità non hanno prezzo".
Era accaduto anche prima perché non tutti i soldi sono uguali e quelli non guadagnati, sono meno uguali degli altri. Da ragazzo, quando in Abruzzo l'impresa era mettere insieme il pranzo con la cena, i fratelli Giampaolo trovarono un portafogli per terra. Tornarono a casa eccitati, fantasticando sulla spartizione. Il padre disse poche parole, senza emozione: "Domani lo riportate, ‘intero', dai Carabinieri". Per questo quando a sera risponde laconicamente a un sms, viene in mente che il Giampaolo felice di quasi 10 anni fa, quello di Ascoli, corrisponda all'ultimo. E che alla protervia dei nuovi padroni (non diversamente da Costantino Rozzi all'assalto di Berlusconi in un preistorico Processo del Lunedì: "E quiste vale pure per te, senza che 'nzacche la testa") si risponda solo con uno sberleffo che somiglia all'orgoglio, ma è lontano parente della depressione. Qui non c'è Sacchi che abbandona Parma per le aspettative di un universo ossessivo, né Max Allegri in fuga dal suo matrimonio pescarese per riparare a casa di Galeone nel blu di Stintino. Qui c'è Giampaolo. Con altri colori. Messi in cantina i compromessi inaccettabili e lasciati al loro destino gli ultras che sabato notte, dopo il tonfo del Brescia nel cadente Riga-monti, inneggiavano all'immediata assunzione di Calori, la pertica che in un piovasco perugino fece piangere la Juve, si nasconde un arcobaleno. Un uomo libero che lontano dal mare si sente in prigione. L'amico ritrovato si è dimesso ancora. È vivo, ma viste le regole d'ingaggio, al funerale del pallone, senza vestirsi d'ipocrita dolore, non partecipa.

marco giampaolo marco giampaolo e corioni allegri

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