SALVIAMO ‘L’APACHE’ - TRA PAPERONI ASIATICI, LA SOAP ICARDI-NARA, I TWEET NON RICHIESTI DELLE MOGLI E LE CURVE DA INCUBO, IL CAMPIONATO HA OFFERTO MOMENTI DI TRASCURABILE BANALITA’: SI SALVANO TEVEZ, RUDI GARCIA E I GRANDI VECCHI TOTTI E TONI (MA PER LORO NIENTE MONDIALE!)

Gabriele Romagnoli per ‘La Repubblica'

1. CERCASI UOMO DELLA PROVVIDENZA LA MESTA ALLEGRIA DELL'EFFETTO THOHIR

Nella mestizia della stagione interista c'è pur stato un memento meraviglioso, di sconcia allegria. È accaduto quando si è diffusa la voce che per le strade di Milano, con una valigetta di miliardi e una penna pronta a firmare il contratto d'acquisto, si aggirava l'uomo della provvidenza: Thohir. Era suo fratello Garibaldi. Da lì in poi è stata tutta discesa: andava bene pure Groucho Marx o Titta bin Laden. In effetti per il tifoso medio è così: sogna un paperone scemo che si compri il suo giocattolo e lo rivesta d'oro, salvo accorgersi poi che era più scemo che paperone. È un classico di fine stagione sbagliata: i tifosi insorgono, il sindaco invita gli industriali cittadini a farsi avanti. Sta accadendo a Bologna, a Livorno e, con risvolti comici, a Bari. Chiunque si presenti adesso sarebbe un salvatore, anche se arrivasse dalla clinica più vicina e si credesse, chessò, Garibaldi.

2. ANTONINI E ALTRE SIGNORE: UN TWEET PER IL MARITO
Ha cominciato la signora Cassano, ha finito la fidanzata di Rossi. In mezzo, tante: compresa questa, la moglie di Antonini del Genoa. Un attimo, il dito sullo smartphone e partiva di tutto in difesa del compagno: insulti ai tifosi avversari, ai vecchi allenatori che non li compresero, all'ex marito (l'immancabile Wanda Nara). Una volta erano le mamme a proteggere i figli, ora sono le mogli. Ma se Antonini vuol dirne quattro ad Allegri, non può telefonargli lui di persona? E magari mentre è ancora in sella al Milan? No?

3. ICARDI E UN AMORE TROPPO PUBBLICO: I DOLORI DI UN GENTILUOMO MANCATO
È un istante emblematico quello in cui Icardi si rivolge al mondo e fa cenno di non aver capito bene. In effetti il ragazzo non ha proprio capito come si diventa uomo. O gentiluomo, che a certe latitudini dell'intelletto son poi la stessa cosa. Ha fatto qualche gol, ma rimarrà nell'immaginario per la fuga con Wanda Nara, sottratta al collega e amico Maxi Lopez. Cose che capitano, su cui si scrivono racconti e canzoni, ma non li scrive l'interessato e non li canta sotto la finestra del defenestrato. Icardi alla fine ha fatto la figura del toy boy, alla lettera: un giocattolo nelle mani di Wanda Nara, che lo caricava a molla e lo mandava in giro a ripetere quel che gli diceva. «Come, Wanda? Non ho capito!».

4. IL PIEDE DIVINO DI CARLITOS TEVEZ UN FENOMENO NEL GIARDINO ITALIANO
Se IL campionato appena finito fosse stato il casting di un "X Factor" avrebbe registrato il più grande assembramento di voci stonate della storia dello spettacolo. In questo coro Tevez è sembrato una voce sopraffina. È stato il suo piede a sospingere la Juventus verso il terzo scudetto e oltre i cento punti.

Un piede così divino che nella nazionale argentina non ci sarà. Volere di Messi o valutazione dell'allenatore, resta il fatto che Tevez è apparso l'orbo tra i ciechi. In Italia decisivo, mentre in Inghilterra il City, senza di lui, anziché patire ha vinto il torneo. Un fenomeno da giardino. Appena uscito dai confini è tornato, come la Juve, un ministro senza passaporto.

5. LA FILOSOFIA DI GARCIA INTERRUTTORE DELLA ROMA
Stringe il pugno, contrae la mascella, affila lo sguardo. El Grinta Garcia è in questo istante l'immagine del condottiero. Lo è stato per tutta la stagione. La Roma 2013-2014 non era una squadra, ma la squadra del tenente Garcia. È sembrata il frutto della sua immaginazione tradotta in parole, reagiva a comando: «Venceremos» e vinceva,

«Possiamo ancora farcela» e non si arrendeva, «È finita» e si è spenta. Garcia è stato l'uomo veramente nuovo in questo anno, più che un uomo un interruttore, capace di trasmettere corrente, di dare energia a corpi che non ne avevano più. Un filosofo nominalista, che creava le situazioni parlandone. Ora che ha promesso lo scudetto prossimo venturo viene la tentazione di credergli, giacché la Roma non esiste, è lui che la evoca.

6. TONI, TOTTI E MAICON IL PALCO AI TRENTENNI
Un attimo ripetuto venti volte fa una stagione. Dorata. Toni che per venti volte porta la mano all'orecchio e la frulla è l'immagine dell'incredibile: venti gol all'età pensionabile neppure minima sono un miracolo. Meglio, sarebbero. Non fosse che in questo campionato i grandi vecchi potevano farla franca: quant'è brutta giovinezza, che non fugge tuttavia. Toni, Totti, Maicon, Gilardino, Kakà, perfino il quarantenne Zanetti, han fatto tutti la loro parte, in un palcoscenico che è sembrato quello di un teatro di provincia. Che c'è di nuovo? Pirandello.

7. NAPOLI, BERSAGLIO MOBILE L'INSANA ALLEANZA TRA CURVE
Si affaccia un attimo e viene ricoperto di insulti. Non è presente: lo insultano lo stesso. Il tifoso napoletano è stato il bersaglio mobile di questo campionato. Curve nemiche si sono alleate contro di lui. Sfidando le sanzioni l'hanno offeso a Torino come a Milano, a Roma come a Verona.

Nella Bologna che un tempo era civile e spiritosa hanno fischiato la voce di Dalla che cantava "Caruso". Un'insana alleanza, un sonno della ragione che alla fine ha generato un mostro: Genny ‘a carogna a cavallo della barriera all'Olimpico, padrone del nostro destino. È facile stare a dozzine su una gradinata e invocare la doccia del Vesuvio. Ci vorrebbero anche qui i play-off, lo scontro diretto, ovvero: vai a casa del signor Genny, entra nel suo bagno e cantagliela lì, la canzoncina.

8. BARBARA, ADRIANO E I MUSI LUNGHI QUELLA CONDANNA ALLA CONVIVENZA
Ci sono accoppiamenti fatti in paradiso, altri all'inferno. In casa del diavolo prevalgono i secondi. L'obiettivo del fotografo coglie questi due in un attimo che è un programma di vita in comune: musi lunghi e ben distesi. Lui pensa: mi hai fatto tenere Pato e prendere Seedorf, quando potevo prendere Tevez e tenere Allegri. Lei pensa: che ti tengono a fare? Barbara & Adriano non sono una coppia strana, soltanto impossibile. Lui ha visto lo spiraglio della porta, ma non l'ha inquadrata. Poteva andarsene, trattare sulla liquidazione e non sulla dignità.

Dimostrare altrove che in fondo, ma in fondo proprio, ha non solo passione, perfino competenza. Invece resta, umiliato a milionate, a vivere una storia già scritta sotto diverso nome. Farà la fine di Bonaiuti, Baget Bozzo, Mike Buongiorno addirittura: nei secoli fedeli, senonché per chi si crede dio, cent'anni durano un attimo.

9. CHIAMARSI SCUFFET E TROVARE UN POSTO IN SQUADRA LA CORAGGIOSA SCELTA MADE IN ITALY DI GUIDOLIN
Riscaldamento di Bologna-Udinese, il portiere titolare dei friulani si infortuna.
Guidolin salta un passaggio e, invece del secondo, manda dentro il terzo, un ragazzo di 17 anni. Quando il telecronista nomina questo Scuffet la maggioranza degli spettatori pensa a uno sloveno prelevato dall'Herta Berlino, a un cipriota svincolato, invece è un ragazzo italiano. Sta a vedere che ne esistono e sanno anche fare il loro mestiere. Basta dar loro un'occasione: come a Berardi nel Sassuolo o Romagnoli nella Roma. Poi non occorre esagerare e volerli ai mondiali, basta farli giocare, lasciarli crescere. Davvero non sono meglio di Gabriel, Cristaldo e Toloi? Davvero?

10. LA TEMPESTA SU MALESANI E L'IMPRESA DEL SASSUOLO
Why does it always rain on me? Is it because I lied when I was seventeen?», cantavano i Travis. Perché piove sempre su di me, sarà perché ho mentito a diciassette anni?
Quante bugie può aver detto Malesani? È lui l'allenatore dei record: arriva al Sassuolo a gennaio con una squadra praticamente nuova, va in panchina cinque volte e perde sempre.

La tempesta perfetta. Viene mandato via, torna Di Francesco e con lui il sole e la salvezza. «Casso!», direbbe. O lo diciamo noi. Il calcio è, come tutto, un'opinione distaccata dai fatti, ma qui i fatti parlano, urlano. Compreresti un ombrello con i buchi da un ambulante? Non un affarone. Quello è prendere una squadra usata da Malesani.

 

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