paola egonu social

“SONO PARTE DI UNA SQUADRA, NON SONO WONDER WOMAN” – PAOLA EGONU, DAL FLOP DI TOKYO AL TRIONFO ALL'EUROPEO: “LA POLEMICA SUI SOCIAL? L'HO TROVATA IRRISPETTOSA. COME SE FOSSIMO UNA SCOLARESCA IN GITA E NON DELLE PROFESSIONISTE CON LA MAGLIA DELL'ITALIA. MA VI PARE CHE SBAGLIO UNA SCHIACCIATA PERCHÉ HO POSTATO UNA FOTO DAL VILLAGGIO OLIMPICO? VORREI RISPONDERE A TUTTI GLI HATER , UNO PER UNO. MA CAPISCO CHE…" - "DOPO LE OLIMPIADI HO MANGIATO TONNELLATE DI PLATANO FRITTO. ERO STECCHITA SUL DIVANO, COMPLETAMENTE INTORPIDITA. PERÒ MI È SERVITO”

Gaia Piccardi per il "Corriere della Sera"

 

il selfie di paola egonu dopo la vittoria dell'italvolley

Dal flop di Tokyo - Italia fuori ai quarti di finale dell'Olimpiade il 4 agosto - al trionfo di Belgrado - oro europeo del volley conquistato il 4 settembre - è passato un mese esatto. Trentuno giorni durante i quali la giocatrice azzurra più forte e rappresentativa ha mutato pelle. Messa la giusta distanza tra sé e quell'arcipelago di emozioni che è stata l'estate dello sport italiano, il playground sul quale si è sentita prima fragilissima e poi una leonessa, Paola Egonu è pronta a raccontare come ha saputo trasformare le sue debolezze (tuttora presenti) in energia positiva e gli umani difetti in forza motrice.

 

Questa è la sua verità. Da dove cominciamo, Paola, dalla polvere o dall'altare?

«Scelga lei».

Seguiamo un ordine cronologico, allora. Con il senno di poi, cosa non ha funzionato in Giappone?

paola egonu

«Io, a mente fredda, ancora non vedo una ragione. I fatti sono che come squadra abbiamo lavorato tantissimo, che non abbiamo pensato ad altro che non fosse il torneo olimpico per due anni, che tra noi giocatrici e il c.t. c'era una sintonia totale».

 

E quindi?

«Quindi doveva succedere. Dovevamo uscire ai quarti. Doveva andare così».

Per imparare cosa?

«Per irrobustirci, crescere, capire come rialzarci per andare a prenderci l'Europa. Oggi mi sento più grande, più adulta. E sono comunque fiera di noi ragazze: certo uscire ai quarti ai Giochi non se lo augurava nessuno, potevamo fare di più, ma non tutto è stato negativo».

 

paola egonu

Parliamo delle note positive del Giappone. Portare la bandiera del Cio nella cerimonia d'inaugurazione, per esempio.

«Un onore grandissimo. Mi hanno fatto indossare uno stupendo kimono bianco, che purtroppo non ho potuto tenere. Hanno scelto me per rappresentare tutti gli atleti olimpici, non era scontato. Spero di aver trasmesso emozioni pure».

 

Dov' era la notte del doppio oro di Tamberi e Jacobs, tutto in dieci indimenticabili minuti?

«Al villaggio olimpico. Con gli azzurri degli altri sport ci siamo radunati nella hall della palazzina dell'Italia per tifare insieme. Vivere la doppia emozione in una dimensione di squadra, di Italia, è stata una sensazione unica».

 

Come ci si scrollano di dosso le tossine di un'Olimpiade gloriosa per l'Italia (40 medaglie) ma deludente per il volley?

«Ognuna di noi ha elaborato da sola: siamo tutte adulte, capaci di autoanalisi. I primi giorni di critiche dopo la batosta sono stati duri: ho pensato che fosse impossibile resettare la testa in tempo per l'Europeo. Io, appena rientrata in Italia, ho preso un aereo per Manchester, in Inghilterra».

 

paola egonu

 

Casa di papà Ambrose e mamma Eunice. La mozione degli affetti.

«Mi sono chiusa per una settimana nella mia stanza, staccando tutto. Non ho risposto né a messaggi né a telefonate. Ho visto le mie serie tv, ho seguito la finale maschile tra Francia e Russia (quella femminile l'ho rimbalzata, non ne volevo sapere niente), ho mangiato tonnellate di platano fritto, il mio comfort food , ho parlato con i miei e con mia sorella Angela, che mi conosce come le sue tasche e già a Tokyo mi aveva bombardato di messaggi: stai piangendo, vero?

 

Sono tornata piccola e mi sono fatta coccolare da mamma. Le sue parole sono state un balsamo: non sentirti una schifezza, Paola, sono comunque orgogliosa di te. E io lì, stecchita sul divano, completamente numb , intorpidita. Però mi è servito».

 

E poi, qualche giorno dopo all'Europeo, l'Italia è diventata invincibile: nove vittorie di fila e il successo in finale a Belgrado sulla Serbia, la squadra che vi aveva battute a Tokyo. Come è stato possibile?

paola egonu 19

«All'Europeo ci siamo ritrovate faccia a faccia in spogliatoio. Okay, ci siamo dette, facciamolo per noi. Non so se il discorso di Myriam Silla abbia fatto la differenza, io sono convinta che nel gruppo siamo tutte un po' leader e un po' capitane e che il ruolo sia sostanzialmente burocratico, in fondo abbiamo ascoltato cose che sapevamo già. Però dircelo ad alta voce ci ha fatto bene, il primo clic è scattato lì».

 

Altri clic, più personali?

«A me ha fatto bene incontrare Daniele Santarelli, che mi allena a Conegliano e mi conosce bene, sulla panchina della Croazia, che abbiamo battuto 3-0. Nel suo sguardo ho visto la fiducia: non potevo deluderlo».

paola egonu 29

 

 Ma alla fine la lezione da apprendere in un mese in cui ha toppato l'Olimpiade e centrato l'Europeo, quale è stata? L'ha capito?

«Oh sì che l'ho capita. Ho capito che non dipende tutto da me, che non posso fare tutto io. Quello che so fare meglio nel volley è attaccare: il compito che do a me stessa, cioè, è risolvere tutte le situazioni. Ma non può sempre funzionare: sono l'ingranaggio di una squadra, non sono Wonder Woman. Ecco perché sono convinta che Tokyo sia stata una batosta utile per crescere».

 

E la polemica sui social? Avete perso perché pubblicavate le storie su Instagram?

«L'ho trovata irrispettosa: come se fossimo una scolaresca in gita e non delle professioniste con la maglia dell'Italia. Mi è venuto da ridere. So perfettamente dividere, nel club e in Nazionale, il tempo libero dal lavoro. Ma le pare che sbaglio una schiacciata perché ho postato una foto dal villaggio olimpico? Volevo condividere quel momento, punto. A maggior ragione in un'edizione dei Giochi a porte chiuse. Davvero non capisco qual è il nesso tra i social e i risultati».

egonu 19

 

Come gestisce l'odio social?

«Vorrei rispondere a tutti gli hater , uno per uno. Ma capisco che sarebbe peggio. Allora blocco e cancello. E cerco di farmi scivolare le cose brutte addosso».

 

Domani la Supercoppa italiana tra Conegliano e Novara, da domenica 10 ottobre il campionato. È pronta a rituffarsi nel triennio che porta a Parigi 2024?

«Onestamente ho creduto di non esserlo. Sono tornata a Conegliano fisicamente a posto ma mentalmente stanca. Una stagione sempre a giocare, senza vacanze, pesa. L'altro giorno, durante l'allenamento, ho avuto un attacco di panico. Non il primo, non l'ultimo».

 

Così per dire o letteralmente?

PAOLA EGONU

«L'ansia che sale, la tachicardia, il respiro che si fa difficile. Io, poi, non mostro niente: mi tengo tutto dentro. Monica De Gennaro, il nostro libero, è una ragazza molto sensibile: si è accorta di quello che mi stava succedendo, ha stoppato l'allenamento. Siediti, mi ha detto, torna in spogliatoio. Ma io mi conosco: se mi fermo vedo tutto nero ed è peggio. Sono momenti che arrivano e se ne vanno, sono lunatica, non ho un carattere facile. Mi sveglio depressa e poi divento super solare, o viceversa. Cristina Chirichella mi chiama Sunshine !».

paola egonu

 

Ora come sta?

«Bene. A Conegliano mi sento a casa, tutti sono molto accoglienti, nessuno mi fa sentire sbagliata. Se se lo sta chiedendo, apprezzo ancora la pallavolo: è la mia vita, lo sarà a lungo. Se mi sento solo pallavolista e va male, però, lo vivo come un fallimento. Invece io sono molto di più di una giocatrice di volley: ho altri hobby e passioni, ho amore da dare, farò altri piercing (ne ho tre) e tatuaggi (13), condurrò una puntata delle "Iene" in tv, per i miei 23 anni regalerò a Noir un altro cagnolino, sarà bianco e lo chiamerò Ice. Sono il volley, ma non solo. Ogni tanto lo devo ricordare a me stessa».

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