piero ferrari

“PAPA WOJTYLA IN VISITA A MARANELLO MI DISSE: POSSIAMO AVERE UNA FERRARI?” – I RICORDI DI PIERO FERRARI, VICEPRESIDENTE DEL CAVALLINO E FIGLIO DEL “DRAKE” ENZO FERRARI – “L'AUTO ARRIVÒ E, DOPO LA MESSA, IL PAPA VOLLE FARE IL GIRO CON LA FERRARI. IO ALLA GUIDA ERO UN PO' PREOCCUPATO, PERCHÉ LA MACCHINA ERA CON POCA BENZINA” – “UNA F1 SENZA FERRARI? NON POSSO IMMAGINARLA" - E  POI VILLENEUVE, LAUDA, REGAZZONI, L’INGEGNER FORGHIERI E MICHAEL SCHUMACHER: “HA PORTATO IL PROFESSIONISMO A UN LIVELLO SUPERIORE”

Roberto Faben per “La Verità”

piero ferrari 55

 

Uno spaccato, romantico ma risoluto, della storia del cavallino rampante, si manifesta conversando con Piero Ferrari, classe 1945, vicepresidente della casa di Maranello, figlio ed erede di Enzo Ferrari.

 

Il 2 novembre 2022, è mancato l'ingegner Mauro Forghieri, ex capo del reparto corse Ferrari con cui vinse sette mondiali costruttori. Come lo ricorda?

«Di ricordi belli con Mauro Forghieri ne abbiamo tanti, come il primo campionato di Niki Lauda vinto a Monza, con l'invasione di pista, momenti straordinari».

 

Qual è il pilota della scuderia, conosciuto personalmente, che più l'ha colpita e perché?

piero ferrari 1

«Jody Scheckter, non solo per aver vinto un Mondiale con noi, ma anche perché è persona dotata di grande intelligenza e humor. Lui, quando guidava, come i piloti della sua generazione, sembrava uno spericolato, ma non lo era. Vinse il mondiale e l'anno dopo disse: "Bene, sono campione del mondo di F1, ora cambio vita". È diventato un uomo di business e di successo».

 

In un pilota di F1 contano più razionalità o estro?

«Secondo me non è quanto rischio si prendono, ma la capacità di concentrazione, di non subire lo stress del momento, prendere decisioni in millesimi di secondo».

 

Gilles Villeneuve l'ha conosciuto bene. Cosa evoca di questa figura mitologica?

«Aveva grandi doti naturali. Poteva guidare qualsiasi mezzo a motore, F1, automobili stradali, barche, elicottero. Guidava tutto oltre il 100%, era sempre così. Al Gp di Long Beach, in qualifica, con gomme da qualifica, lui fece il giro e non rientrò al box, fece due giri ulteriori, rimanendo senza benzina sul tracciato. Forghieri s' arrabbiò moltissimo, gli chiese: "Perché?". Lui rispose che la macchina era molto divertente da guidare in controsterzo, come una macchina da rally con gomme degradate.

Questo era Villeneuve».

 

piero enzo ferrari 2

E Michael Schumacher?

«È stato un grande campione, ha portato un cambiamento nell'autogestione del pilota, nella preparazione fisica, nel capire l'auto da corsa, non solo guidandola, ma anche osservando i dati tecnici. Aveva un computer per guardare i dati della telemetria. Portò il professionismo a un livello superiore».

 

Niki Lauda.

«Con Niki Lauda siamo allo step, a livello professionistico, di 20 anni prima. Rispetto ai suoi compagni di avventura era più professionale. Dava informazioni molto dettagliate agli ingegneri, leggeva l'andamento della gara in modo unico, una lucidità fantastica».

 

Clay Regazzoni.

«È stato un grande amico, ci siamo divertiti tanto, abbiamo giocato anche a tennis. A lui piaceva anche la vita al di fuori dell'automobile, non era pane e motori. Era molto veloce, ma non sempre come Lauda. Fortissimo in alcuni circuiti, in altri non altrettanto. Guidava molto più d'istinto rispetto a Niki».

 

Nella sua infanzia, suo padre le parlava di corse e piloti?

giovanni paolo ii maranello

«Sì, gli facevo domande. Vivevo a Castelvetro, qui vicino a Maranello. Di fronte a casa c'era un meccanico di biciclette che poi si occupò anche di piccoli motorini, i Mosquito. Ho imparato a montare e smontare i motori (sorride), a revisionarli, elaboravo i cinquantini, sostituivo il carburatore. Da lì la passione del capire come funziona un motore termico».

 

In un'intervista tv a Enzo Biagi, Enzo Ferrari diceva di avere un carattere «scorbutico» e «brutalmente sincero».

«Di mio padre devo dire che quando parlava, sì, sembrava un po' brutale. Parlava con la stampa una volta l'anno, i giornalisti facevano a botte per venire alla conferenza stampa».

 

Lei ha figli?

«Ho una figlia, Antonella, 54 anni, che ha due figli, Enzo di 34 e Piero di 22. Anche mia figlia è appassionata di auto. I miei nipoti si stanno inserendo bene nel mondo del lavoro e degli affari, sono contento».

 

Nell'approccio educativo si ritiene diverso da suo padre?

giovanni paolo ii ferrari

«Sono diverso, per come mi relaziono con gli altri. Il suo carattere era stato forgiato da due guerre, io sono sempre stato più calmo, riflessivo».

 

Di quali auto si serviva, per gli spostamenti, Enzo Ferrari?

«Ne ha avute tante. Ovviamente aveva sempre una Ferrari. Gliela facevano come piaceva a lui. Ha avuto tutte le versioni delle "2+2", si muoveva sempre col suo autista, allora non si usava la guardia del corpo, e un barboncino, sempre in macchina con lui. Di vetture da tutti i giorni ne aveva di vari tipi, molte Fiat, "1100 Turismo veloce", la 125 la 124, fino alle Ritmo, che prendeva normali però le faceva col motore Abarth perché non voleva il marchio Abarth. Ha avuto anche due Peugeot, perché era amico personale di Roland Peugeot, e anche la prima Renault turbo, l'acquistò perché voleva sapere com' era».

 

E lei, ingegnere?

«Oggi uso frequentemente la Ferrari Roma, da sempre ho avuto Ferrari, in garage ho la «Enzo», non le ho mai vendute, le conservo».

 

Quante ne ha?

giovanni paolo ii a maranello 1

«Una dozzina. Quelle che ho comprato e guidato».

 

Nel giugno 1988, suo padre stava poco bene e le affidò il compito di ricevere Giovanni Paolo II, in visita a Maranello e Fiorano. Con il papa a bordo, lei guidò una «Mondial» cabrio. Che vi diceste?

«Parlare a Giovanni Paolo II era difficile perché emanava un carisma e una forza che, davanti a lui, non sapevi cosa dire. Atterrò con l'elicottero, si diresse verso la papamobile, credo fosse una Toyota, per fare un giro della pista e benedire i fedeli. Io ero un passo dietro a lui. Si rivolse al suo segretario: "Come mai non abbiamo una Ferrari oggi?". Il segretario mi disse: "Possiamo avere una Ferrari?". Dissi a un collaudatore: "Trovami una Mondial cabrio!".

 

L'auto arrivò e, dopo la messa, volle fare il giro con la Ferrari. Io alla guida ero un po' preoccupato, perché la macchina era in riserva. Ma ce la facemmo».

 

Del celebre duello tra Villeneuve e Pironi al Gran Premio di Imola 1982, suo padre disse: «Hanno assunto rischi non necessari».

Fino a che punto si contiene l'antagonismo tra i piloti di una stessa scuderia?

enzo piero ferrari 45

«Il pilota corre per vincere. Ma nella F1 di oggi abbiamo la telemetria, la radio, sappiamo cosa succede ogni secondo. La cosa importante è portare a casa i risultati per la Ferrari».

 

Il primo campionato mondiale di F1, nel 1950, in cui debuttò anche la Ferrari «166 F1», serviva anche per promuovere la vendita di auto. Oggi è ancora così?

«Mio padre ha iniziato a produrre vetture Gran Turismo per finanziare le corse. Il suo scopo ultimo era quello. Oggi le vendite non sono in funzione delle vittorie. Negli ultimi due anni abbiamo avuto pochi successi in F1, ma le vendite sono andate bene ugualmente.

 

Certo non posso immaginare una Ferrari senza competizioni. È una battuta, ma se un domani qualcuno deciderà di smettere di correre, spero di non esserci più».

 

Suo padre la portava in vacanza sulla riviera romagnola?

PIERO FERRARI

«Mi diceva: "Domani facciamo un giorno di ferie al mare. Ti vengo a prendere alle 11, del mattino", perché prima andava in ufficio. Andavamo a Rimini, a dei ristorantini di pesce sul porto canale, si stava lì fino alle 15. Due passi e poi diceva: "Dai che facciamo in tempo a tornare in ufficio"».

 

Chi acquista l'ultimo modello Ferrari, la «Purosangue», 725 cavalli: venerazione in garage o partenza immediata?

«È una vettura con quattro posti e quattro porte, permette di andare con chi vuoi, c'è un ampio bagagliaio, col piacere di guidare una Ferrari. La Roma che uso oggi ha due piccolissimi posti posteriori, una panchetta. La Purosangue è l'auto che aspetto di ritirare per averla ogni giorno».

 

A quando la consegna?

 «(sorride) Ai primi dell'anno. Spero che me la diano».

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