villaggio fantozzi san felice sul panaro

LA COPPA COBRAM, LA SFIDA A TENNIS TRA FANTOZZI E FILINI CON L'INDIMENTICABILE "BATTI LEI?" FINO ALLA RIEVOCAZIONE DELLA SCENA DELLA CORAZZATA POTEMKIN: SAN FELICE SUL PANARO, VICINO MODENA, SI TRASFORMA NEL "VILLAGGIO FANTOZZI" CON 250 FIGURANTI, PER RICREARE IL MONDO DEL “RAGIONIER UGO”. C’ERA ANCHE LA FIGLIA DI PAOLO VILLAGGIO: “MIO PADRE SAREBBE FELICISSIMO. CI STARÀ GUARDANDO SORRIDENDO" – VIDEO

 

https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/elisabetta-villaggio-figlia-dell-rsquo-attore-racconta-radio-368734.htm

 

 

 

SUCCESSO NEL MODENESE PER IL 'VILLAGGIO FANTOZZI'

villaggio fantozzi a san felice sul panaro 11

 (ANSA) Un intero paese, San Felice sul Panaro, nel Modenese, trasformato nel 'Villaggio Fantozzi' con 250 figuranti a ricreare il mondo del 'ragionier Ugo', il ragioniere più celebre del cinema italiano. Nella cittadina emiliana tutta l'epopea del personaggio interpretato da Paolo Villaggio è riprodotta fin nei minimi particolari per una giornata, quella di oggi, una "one shot" come racconta davanti alle telecamere il direttore artistico Roberto Gatti, dedicata a rievocare una della saghe più seguite del grande schermo.

 

E i personaggi di quel microcosmo fantozziano ci sono tutti, dalla moglie Pina alla figlia Mariangela, il ragionier Filini e il geometra Calboni, la signorina Silvani, il megadirettore, il cinefilo Guidobaldo Maria Riccardelli. E nei set allestiti per le vie cittadine a ricreare fedelmente gli scenari fantozziani, hanno sfilato - tra l'entusiasmo dei visitatori - i tanti volontari che hanno interpretato i diversi personaggi dei tanti film di Fantozzi riproponendo scene ormai 'mitologiche' come la Coppa Cobram, la banda del maestro Canello che anticipa la mezzanotte a Capodanno, la partita di calcio 'scapoli-ammogliati', la sfida a tennis tra Fantozzi e Filini con l'indimenticabile "Batti lei?", la Trattoria al Curvone fino alla rievocazione della scena della corazzata Potemkin.

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All'ombra della Rocca Estense, tanti gli appassionati accorsi a celebrare il ragionier Ugo. Tra loro anche la figlia di Paolo Villaggio. "Mio padre sarebbe felicissimo - ha raccontato ai microfoni delle televisioni -: ci starà guardando sorridendo".

 

VILLAGGIO FANTOZZI I SEGUACI DEL MITO TRA “FRITTATONE” E COPPA COBRAM

Luca Baccolini per “la Repubblica” - Estratti

 

«Godetevelo, perché non ci sarà un altro Villaggio Fantozzi». Sa di averla combinata grossa Roberto Gatti, regista della più grande rievocazione sul ragioner Ugo, realizzata ieri a San Felice sul Panaro, 10mila anime nella bassa Modenese, epicentro del disastroso terremoto del 2012.

 

Un intero paese ha collaborato a costruire le scenografie, a fornire i costumi d’epoca, a svuotare i solai a caccia di oggetti d’antan.

 

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Un signore ha rimandato la vendita della sua Bianchina per consegnarla all’organizzazione (rigorosamente Filini, come si leggeva sui manifesti); un altro ha prestato gratuitamente i suoi furgoni; centinaia di metri di compensato e vernici sono arrivati da aziende del posto. Una sacra rappresentazione collettiva, o una gaia follia, che ieri ha richiamato migliaia di persone da tutta Italia, con pullman da Roma, Genova, pure Monaco di Baviera. C’era anche Elisabetta Villaggio, figlia di Paolo, «senza il placet della quale non avremmo mai iniziato», ha spiegato il regista.

 

(...)

 

I suoi sosia hanno marciato su e giù per il paese, richiestissimi per i selfie sui set riprodotti certosinamente in oltre un anno di lavoro gratuito nell’ex fabbrica Del Monte: la facciata (a dimensioni naturali) della Ital Petrol Ceme Termo Tessil Farmo Metal Chimica, il campo da tennis del “Batti lei”, la scalinata della Corazzata “Potemkin”, l’orchestrina del maestro Canello che tira indietro le lancette del Capodanno, il funerale della madre del Megadirettore Naturale Conte Lamberti, con una vera Fiat 130 modello carro funebre, e pure lui, il «cagnolino da due tonnellate », Ivan Terribile 32°, un alano di proporzioni umane, come nel film.

 

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Tutto è partito alle 10 con la Coppa Cobram, 50 ciclisti in maglia di lana (altro che nuvola di Fantozzi, ieri 30 gradi tondi) e mascheroni da sub. Poi il saluto di Elisabetta Villaggio, divertita ed «emozionata, nel vedere che papà resta un simbolo italiano, con messaggi politicamente scorretti ma trasversali, perché c’è un po’ di Fantozzi in ognuno di noi».

 

Forse nemmeno lei ha saputo spiegarsi come un piccolo paese abbia trovato 300 figuranti, addobbando ogni finestra con le citazioni più amate dai film: «Sono folli — ha detto — Paolo ne sarebbe felicissimo». All’ombra della rocca che porta ancora i segni del terremoto i grandi tableaux vivant con le scene madri della saga. E qui il prodigio: bambini con anziani, ragazze in calze a rete e nonnine con lo scialle. Tutti insieme, facce felici e surreali. Nei bar le polpette di Fantozzi, cioè del dottor Birkermaier e della sua «famigerata clinica».

 

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L’acqua Bertier (mai esistita, ma parodia della Perrier) è stata riproposta con etichette ad hoc. Di tutto questo non rimarrà nulla, a parte migliaia di immagini e un documentario di prossima uscita. «Troppa fatica: le cose belle si fanno una volta sola», spiega Gatti, che ha dato corpo a un’idea buttata lì negli uffici di una banca locale, tra due dipendenti buontemponi che si salutano sempre con le battute dei film, «anche se stavolta — ammettono — ci siamo lasciati prendere un po’ la mano».

 

Ma ridere qui vale doppio, in un paese che nel 2012 si svegliò alle 5 con il boato, e che ancora oggi, accanto a case ricostruite di tutto punto, rimane sfregiato dalle transenne che delimitano ruderi in odor di crollo.

san felice sul panaro villaggio fantozzi 1

 

Gli abitanti però sono ripartiti, proprio come Mariarosa: «Ho dormito per settimane in una casetta di legno e non potendo più lavorare facevo gli aperitivi per la protezione civile», ricorda, indossando abiti a metà tra la Pina e la signorina Silvani. Le offerte raccolte ieri andranno ai romagnoli colpiti dalle inondazioni. Ex terremotati che aiutano alluvionati. Per essere un’organizzazione Filini, è venuta fin troppo bene.

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