blatter fifa

VIA IN UN BLATTER D’OCCHIO - A SPINGERE L’EX BOSS DELLA FIFA ALLE DIMISSIONI SONO STATI SOPRATTUTTO GLI SPONSOR, COCA COLA E ADIDAS IN TESTA - PLATINI, VERO EREDE DESIGNATO, PRENDE TEMPO: DEVE CAPIRE QUANTE CARTE COMPROMETTENTI CI SONO IN GIRO

Giulia Zonca per “la Stampa”

BLATTER VALCKEBLATTER VALCKE

 

Quattro giorni. Il regno di Sepp Blatter, durato 17 anni, si è sgretolato in poche ore ed è finito con un avviso di garanzia. Lui, concentrato sui meccanismi che lo hanno legato al potere per tutto questo tempo, non si è accorto che i movimenti all’esterno della onnipotente Fifa per una volta contavano molto più di quel che succedeva all’interno. Non poteva crederci: il fuori non ha mai interagito con il dentro prima d’ora e Sepp è inchiodato alla poltrona dal 1998, nell’organizzazione dal 1975. Non conosce altro mondo. E quel mondo ora non sarà più lo stesso.
 

ACCOMPAGNATO ALLA PORTA

blatter ieri a zurigoblatter ieri a zurigo

Poche patite parole per lasciare il posto: «Tengo alla Fifa così tanto che a questo punto è meglio lasciare spazio al rinnovamento necessario. Ho avuto mandato dall’assemblea ma il sostegno non è più condiviso dall’intero universo del pallone». E non sono tutte frasi di circostanza. Ovviamente Blatter non ha avuto un rigurgito di coscienza, è stato accompagnato alla porta. Il famoso whisky della conciliazione che Platini ha tentato di offrirgli prima della rielezione, insieme con un piano per le dimissioni morbide, deve essere tornato sulla sua scrivania. Stavolta senza possibilità di rifiuto.
 

blatter con platiniblatter con platini

Blatter non ha avuto pace in questi quattro giorni: assediato, braccato, pressato, ha capito che non c’era più nulla da fare, che non si poteva lottare su così tanti fronti. L’inchiesta che ieri lo ha inserito tra gli indagati, gli sponsor inferociti che stavano tra i primi nodi da sistemare: «Li ascolterò uno per uno e li rassicurerò». Hanno chiamato per primi e non avevano molto da ascoltare visto i verdetti in borsa. Non c’è stata una sola compagnia legata alla Fifa che non abbia perso in questa settimana. Soldi sfumati e considerazione ai minimi storici. 
 

COCA COLA: PASSO POSITIVO

blatter con la tennista ilonablatter con la tennista ilona

Il capo della federazione inglese Greg Dyke, tra i grandi oppositori, dice che i 10 milioni stanziati dal Sudafrica ai Caraibi via Fifa sono «la pistola fumante», ma il commento della Coca Cola alle dimissioni sembra una prova più schiacciante: «Un passo positivo per il bene dello sport, per il calcio e per i suoi tifosi». Se non basta c’è pure l’Adidas: «Un passo nella giusta direzione». E dietro tanta soddisfazione, e la sospetta scelta delle stesse parole, si intravede un ultimatum.

 

Se davvero sia stata la paura dell’inchiesta o la certezza di essere abbandonato a far uscire Blatter dal suo bunker lo scopriremo presto. Comunque entrambi i fattori sono stati decisivi, anche perché uno alimenta l’altro. Di certo il Supremo non avrebbe mai mollato solo perché il suo braccio destro è stato compromesso. Piuttosto se lo sarebbe tagliato, ma tutta la piramide che portava al suo inespugnabile ufficio sta crollando. Tenere ancora quella porta chiusa sarebbe stato semplicemente impossibile.
 

blatter fifa indagine americana  4blatter fifa indagine americana 4

FUTURO DIFFICILE

Per il successore c’è tempo, Blatter si tiene la carica almeno fino alla fine dell’anno, Fbi permettendo. Probabile che non si cerchi un sostituto fino al prossimo marzo e non c’è nessuno che oggi, con quattro inchieste aperte e una decina di arrestati pronti a trasformarsi in collaboratori, realmente prema per il nuovo organigramma. Il principe giordano Ali è pronto a riprovarci e il francese Ginola butta subito il nome nella mischia. Però siamo ai preliminari, alle uscite solitarie.

blatter putinblatter putin


Platini, vero erede designato, prende tempo. Deve riorganizzare le truppe e capire quante carte compromettenti ci sono in giro. Concede l’onore della ritirata: «Una scelta coraggiosa e indispensabile» e aspetta. Così come fanno Russia 2018 e Qatar 2022, detonatori dello scandalo. Senza quel doppio Mondiale assegnato fuori da ogni logica l’attuale Fifa sarebbe stata meno attaccabile. Rotolata la testa del Supremo, vedremo che succederà alla sua eredità.

jeffrey webb capo concacafjeffrey webb capo concacafquartier generale fifaquartier generale fifamichael garciamichael garcia

 

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