alessandro gassmann e marco giallini in beata ignoranza

IL CINEMA DEI GIUSTI - SQUINTERNATO MA DIVERTENTE QUESTO “BEATA IGNORANZA” CHE CERCA DI FARE IL PUNTO SU CONNESSIONE CONTINUA OPPURE STICAZZI - “ADESSO PUOI COMUNICARE CON MILIARDI DI PERSONE IN TUTTO IL MONDO!”. LA RISPOSTA DI MARCO GIALLINI: “E CHE CAZZO CIAVEMO DA DISSE?!”

Marco Giusti per Dagospia

 

ALESSANDRO GASSMANN E MARCO GIALLINI IN BEATA IGNORANZAALESSANDRO GASSMANN E MARCO GIALLINI IN BEATA IGNORANZA

“Adesso puoi comunicare con miliardi di persone in tutto il mondo!”, cinguetta la ragazza che ha connesso il padre con lo smartphone. “E che cazzo ciavemo da disse?!” è la giusta risposta di Marco Giallini. Infatti, “e che cazzo ciavemo da disse” è un po’ quello che in tanti pensiamo della frenesia da connesso-dipendente di tante persone rovinate dall’uso scriteriato dello smartphone e dei social.

 

E questo squinternato, caciarone, ma simpatico, divertente Beata ignoranza, diretto da Max Bruno, che lo ha scritto con Herbert Simone Paragnani e Gianni Corsi, prodotto dai Lucisanos, cerca un po’ di fare il punto su smartphone sì o no, connessione continua oppure sticazzi. Lo fa in maniera assolutamente poco strutturata, ma con tante piccole invenzioni, gag, intuizioni che finisce per intrattenerci sempre con piacere. C’è il ragazzetto obbligato a consegnare il cellulare al suo professore, Giallini, che parla a casa col padre, “A papà, ricordati le cotolette panate!”.

ALESSANDRO GASSMANN E MARCO GIALLINI IN BEATA IGNORANZA ALESSANDRO GASSMANN E MARCO GIALLINI IN BEATA IGNORANZA

 

C’è Giallini che inizia a recitare malamente “A Zacinto” di Ugo Foscolo davanti a una classe esterrefatta. Ma che piacere che ci fa (la scuola funziona sempre nel nostro cinema). Viene citato addirittura Jonathan Franzen. E noi che pensavamo che nel titolo, Beata ignoranza, ci fosse un accenno a una celebre battuta del Don Buro vanziniano, “Saremo puro burini ma beata l'ignoranza, se stai bene de mente, de core e de panza”.

 

Insomma, al di là della storia, che forse cerca di trovare una sua via da commedia chattarola per ripetere temi e successo di Perfetti sconosciuti, il film vive proprio di buffe battute, di volti poco visti o poco in luce del nostro cinema, come Emanuela Fanelli come regista coatta o Alessandro Di Carlo come bidello demotivato o Pietro De Silva come drogato di connessione, che risultano forti e ben evidenziati come i due più blasonati protagonisti, cioè Alessandro Gassman e Marco Giallini.

 

ALESSANDRO GASSMANN E MARCO GIALLINI IN BEATA IGNORANZA   ALESSANDRO GASSMANN E MARCO GIALLINI IN BEATA IGNORANZA

Se Riccardo Milani in Mamma o papà? affida a attori molto noti, da Claudio Gioè a Carlo Buccirosso, piccoli ruoli da caratteristi, Max Bruno infila proprio dei nuovi o poco noti caratteristi stracult in piccoli ruoli. Ma con un effetto piuttosto interessante, come facevano i registi della nostra commedia negli anni ’70, per non parlare degli anni ’50 con Mattoli e Steno, perché Max Bruno ricostruisce una galleria di volti e voci dove tanti altri registi sorvolano puntando solo sugli attori maggiori sfumando sui secondari.

 

Mentre il nostro cinema vive di caratteristi. La storia, confusetta, vede Giallini e Gassman amici/nemici, nonché professori nella stessa scuola, ma Gassman è una capra, bambinone, trombatore e pure di destra, mentre Giallini è preparato, comunista, non trombante e un po’ trombone.

 

ALESSANDRO GASSMANN E MARCO GIALLINI IN BEATA IGNORANZA    ALESSANDRO GASSMANN E MARCO GIALLINI IN BEATA IGNORANZA

Ma i due sono uniti anche perché genitori, in qualche modo, della stessa ragazza, Teresa Ronagnoli, che si chiama Nina in onore del “Gabbiano” di Cechov, Gassman perché padre naturale, Giallini perché l’ha cresciuta come un padre con la mamma, Carolina Crescentini, che gli ha rivelato la verità solo quando la ragazza era ormai grande.

 

Come se non bastasse, Gassman è un patito della commessione continua mentre Giallini non sa cosa sia uno smartphone. Per fare un regalo a Nina, i due padri, accettano di invertire i loro rapporti con la connessione. Uno vivrà per due mesi senza smartphone e l’altro imparerà a usare smartphone e social. Il tutto verrà ripreso per un documentario-realtà magari da vendere alla Wildside o a Sky (seee…). Da questa invenzione di sceneggiatura si snoda il cuore del film, che vedrà i due protagonisti cambiare e maturare.

ALESSANDRO GASSMANN E MARCO GIALLINI IN BEATA IGNORANZA  ALESSANDRO GASSMANN E MARCO GIALLINI IN BEATA IGNORANZA

 

Giallini, grazie alle chat, raggiungerà anche la donna che ama segretamente, Valeria Bilello, professoressa anche lei, e ritroverà un rapporto vivendo a casa dello scombinato Gassman, assieme a due strafattoni piuttosto buffi, mentre Gassman ricucirà il rapporto umano con la figlia. Se la storia ha qualche incongruenza, diciamo, l’atmosfera che circola è sempre divertita e si sente il tentativo di Max Bruno di costruire un insieme di attori recitanti che riescano a intendersi sulla scena come si faceva ai tempi della commedia all’italiana. In sala da giovedì.

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