DAGOGAMES BY FEDERICO ERCOLE - "HYRULE WARRIORS: L’ERA DELL’ESILIO", PER SWITCH 2, È L’APPENDICE D’AZIONE SFRENATA E SPETTACOLARE DELLA PIÙ BELLA STORIA RACCONTATA NELLE LEGGENDE DI NINTENDO, "ZELDA TEARS OF THE KINGDOM", CHE APPROFONDISCE E DILATA - LA FRENESIA DI DECINE DI BATTAGLIE CONTRO CENTINAIA DI NEMICI NON NEGA LA POETICA E L’ARTE DEL DIVERSISSIMO GIOCO ORIGINALE MA MANTIENE IL SUO VALORE ESTETICO E DRAMMATICO… - VIDEO

 

 

Federico Ercole per Dagospia

 

hyrule warriors. l’era dell’esilio 1

I “musou”, ovvero videogiochi d’azione sfrenata dove si falcidiano orde composte da centinaia di nemici, sono generatori di caos e disordine ma, può capitare, anche di immagini astratte la cui informe bellezza risulta trascendere l’opera stessa, annullarne il contesto in una fantasia di visioni informi e indefinite.

 

Inoltre il “musou” che significa “chi è senza rivali”, ripristina qualche rara volta, con i suoi esemplari più riusciti, quell’epica che i greci antichi definirono “aristeia”, il canto dell’eccellenza dell’eroe che si distingue attraverso il suo combattimento singolare contro eserciti ostili. Talvolta, appunto, per lo più il “musou” è solo tedioso, ripetitivo disordine, un casino insomma.

hyrule warriors. l’era dell’esilio 2

 

Non è questo il caso di Hyrule Warriors: L’era dell’esilio, nuovo “musou” dedicato alle leggende di Zelda per Switch 2 dopo il già suggestivo e riuscito L’Era della Calamità che tuttavia la console più “vecchia” di Nintendo non riusciva spesso a contenere nella sua sovrabbondanza, rallentando e sbavando l’immagine, sebbene anche queste imprecisioni risultassero ammalianti per uno sguardo più estetico che tecno-ludico.

 

hyrule warriors. l’era dell’esilio 3

Su Switch 2 invece Hyrule Warrior: L’Era della Calamita gira assai bene, esaltando il valore sommo dell’arte pittorica di Legend of Zelda Breath of The Wild e di Tears of The Kingdom, del quale è appendice narrativa, raccontando e approfondendo quella che è la storia più bella delle saghe inventate da Shigeru Miyamoto: gli anni tetri e disperati durante i quali la Principessa si ritrova a vivere in un remoto passato.

 

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Ecco, sebbene si tratti di un videogioco molto diverso dai quei due capolavori sopra citati, questo potrebbe affascinare anche chi dispregia i “musou”, proprio per la poetica della sua storia, illustrata in lunghe e appassionanti scene non interattive dalla squisita realizzazione.

 

UNA LUCENTE, TRISTE ZELDA

A chiunque abbia giocato Tears of The Kingdom è nota l’ordalia della principessa di Hyrule smarrita nel tempo, il suo struggimento millenario per essere infine motore, con Link, della salvezza di Hyrule.

 

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Risvegliatasi in un mondo per lei antico e più “leggendario” del solito, Zelda è trovata ed accolta dal caprino e nobile Re Raul e dalla regina Soniah dalla biondezza iperbolica. Il male si sta avventando su Hyrule perché il patriarca ingannatore delle amazzoni Gerudo, Ganondorf, trama guerra e orrori. Così inizia il “musou”, battaglie principali e secondarie (tantissime) che risultano più contenute del solito, quindi meno spossanti ma più dense, in un tentativo di negazione dell’inevitabile ripetizione che qui non pesa, ma delizia grazie al carisma straordinario dei personaggi giocabili.

 

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Il Re Raul con la lancia lucente, sua sorella Mineru con i suoi marchingegni, l’acquatica e orfana Quia, il volante Kratica, il focoso e roccioso Agraston, la rossa Ardi… Ci sono questa volta anche inediti personaggi secondari, il cui fascino non regge il paragone con quello degli altri, ma sono interessanti, plausibili e “umani” nella loro non divina, più terrena, potenza.

 

Tuttavia i caratteri più splendenti in questo grande insieme e i più esaltanti da giocare, sono proprio Zelda (finalmente, che forza letale di danza lucente!) e due nuove invenzioni eccezionali: il vegetale e spassoso Calamo, che non è solo buffo e comico ma elemento fondamentale della poetica del gioco, e il suo misterioso compagno “golem”, un automatismo senziente che rimanda alle fattezze di Link.

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Talvolta ho avuto l’impressione di giocare le comunque spettacolari e mai frustranti battaglie, solo per vedere un nuovo filmato, per ascoltare una musica, per vedere un altro panorama che mi riportava di nuovo nella straordinaria e sofferta Hyrule remota solo intravista durante Tears of The Kingdom.

 

ATTENDENDO UNA NUOVA LEGGENDA

Chissà quando uscirà una nuova Leggenda di Zelda per Switch 2 e soprattutto chissà come sarà, risultando ognuna di queste sempre definitiva. L’Era dell’Esilio alimenta un desiderio forte, induce a vagheggiare e a sperare in una sua venuta imminente, ma non sarà così, perché sebbene sia senza dubbio in via di ideazione, una nuova Leggenda porta su di sé il peso atlantico del sublime. Cosa si inventerà Nintendo per andare oltre Breath of The Wild e Tears of The Kingdom?

 

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In ogni caso è cosa magnifica tornare in questo mondo, anche se qui così diverso da esperire, sprofondare nella sua lirica che la frenesia della battaglia, la latitanza della quiete contemplativa, dell’enigmistica, dell’esplorazione e di una lotta più strategica, sofferta e meno onnipotente non annullano ma suggeriscono con potenza.

 

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Tributo amoroso e dovuto alla principessa Zelda come personaggio finalmente “giocabile”, più dell’ispirato, classico e insieme rivoluzionario Echoes of Wisdom, Hyrule Warriors è una storia di Resistenza, la cronaca di una lotta contro una folle dittatura, di un eroico e doloroso sacrificio. 

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