PIU' ARTE, MENO SARTE - SIAMO COSI' ROBUSTI (ENRICO) CHE SOPPORTIAMO ANCHE "IL CALCINCULO CHE TUTTO MOVE" - VERNISSAGE CIRCENSE CON LA FARAONA SGARBI, UNA VIOLINISTA EX-UOMO E SCARAFFIA CHE TUTTI I QUADRI PORTA VIA.

"Il piacere aristocratico di dispiacere" così ha aperto Giuseppe Scaraffia la sua presentazione per il pittore Enrico Robusti, ieri a Roma; il dandy-cravatta-impossibile (più salotto di Samantha "Vita da Strega" che Pucci) è giunto in via del Gesù per la visitatissima mostra "robustiana" che, sotto lo zampillo della foca di uno degli orologi ad acqua più belli di Roma, ha inaugurato nello studio delle restauratrici meno foche e più f... dell'Urbe.

"Perché" sempre Scaraffia, "uno guarda un quadro di Robusti e lo trova bello ma ne rimane come "untato". come se un ciclone avesse stravolto i personaggi" che qui sono uomini, donne, bambini, cardinali, politici, vecchie signore, operai, ministri, professori, gente.

In scena: il pittore parmense adorato da Federico Zeri ed ex-ritrattista di corte Tanzi, che dopo aver dipinto Callisti, Stefani, Sergii, e soprattutto dopo il Parma-crac, con procedimento inverso rispetto al crac, ha "liberato" la sua pittura riempiendola di sarcasmo, vizi, virtù, politica e affari, cultura e sentimento. Il tutto in un gran circo che molto dice della provincia, dunque della città, dunque dell'Italia.

Oltre alla pittura sono straordinari i titoli: non più Callisto ma Il Calcinculo che tutto move, non più Stefano Tanzi ma La Festa della Faraona non più Il notaio Pinco Palla ma La Schiumata della Sacerdotessa e la Vergine delle Creste di Gallo, nemmeno più L'avvocato Panco Pilla ma Pizzeria Magna, Magna Grecia.



E in Giordano Bruno mi consenta, una delle opere esposte dedicate a Roma, il "povero" Berlusconi cerca di scansare quel gran pezzo di granito che è Giordano Bruno, re di Campo dei Fiori.

Tra gli invitati romani e non romani, italian e international, tra Valeria Merlini e Daniela Storti, splendide padrone di casa, tra quadri di rane fritte e salotti debordanti fa capolino, per usare una termine non adatto, Vittorio Sgarbi in versione "paggetto" (i suoi nuovi e lunghi capelli a caschetto ricordano, in grigio, quelli della Raffa nazionale) anche perché tra i quadri c'è un ritratto del suddetto Vittorione dall'efficace titolo: Al critico balla un occhio.

Sul Calcioinculo che tutto move salgono via via: Luca Barbareschi, sempre belloccio, il bianco Franco Debenedetti, Isabella "bella" Vattani, Oscar "barba" Fulvio Giannino, il radiofonico Marino "Fahrenheit" Sinibaldi, il pittore "gnomo" Luciano Ventrone, il pittore "non gnomo" Bernardo Siciliano, oltre ad amici, simpatizzanti, nemici, imbucati, come in ogni inaugurazione che si rispetti, e tra una liberazione e l'altra, il tutto è allietato da un'incredibile violinista, fu Erman, ora Er, avendo, per l'appunto, "liberato" la sua parte femminile.


Dagospia 27 Maggio 2005