GIANCARLO ELIA VALORI, "ULTIMO POTERE FORTE", GONGOLA IN CAMPIDOGLIO
IN FILA PER DUE: D'ALEMA, COSSIGA, LETTA, BETTINI, SERRA, CASSON, GOTTARDO
CARRARO AL TELEFONINO. "TRANQUILLI, DOMANI VI MANDIAMO LE INTERCETTAZIONI"
IN FILA PER DUE: D'ALEMA, COSSIGA, LETTA, BETTINI, SERRA, CASSON, GOTTARDO
CARRARO AL TELEFONINO. "TRANQUILLI, DOMANI VI MANDIAMO LE INTERCETTAZIONI"
Paolo Foschi per il Corriere della Sera
Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
C'è un principe ultra-conservatore che dà un calcio alla monarchia. «Vittorio Emanuele? Una vergogna», dice Lillio Ruspoli, parlando con altri ospiti. E c'è un pacifista che chiama alle armi il vecchio continente: «Serve un esercito europeo, per avere più peso nella politica internazionale», afferma Oliviero Diliberto, Comunisti italiani.
Strano parterre, quello convocato ieri in Campidoglio da Giancarlo Elia Valori. Si parla di «Geopolitica dello spazio», ultimo libro del «professore», come nella Capitale viene chiamato l'ex manager pubblico, ora numero uno di Confindustria Lazio. E la platea si riempie. Sarà per il tema. O forse per il richiamo dell'«ultimo potere forte», come il settimanale Diario ha ribattezzato Valori. In prima fila c'è Gianni Letta.
La Cdl schiera Lorenzo Cesa, dell'Udc, e Cesare Cursi, ex sottosegretario alla Salute. Più numerose le presenze del centrosinistra. A partire da Massimo D'Alema, ministro degli Esteri, relatore. Un rapporto antico: fu il suo governo a cedere le Autostrade a Benetton, sotto la regia di Valori, che poi ha «rotto» con la famiglia veneta. Ma è rimasta l'amicizia con D'Alema.
Il sindaco Veltroni fa gli onori di casa. E ricorda i meriti del «professore» nel successo del «modello Roma».
In seconda fila si accomoda Felice Casson, il magistrato delle scottanti inchieste veneziane, ora senatore dell'Ulivo. Siede fra l'ambasciatore cinese e quello nordcoreano. E poi parlano delle toghe rosse... «Sono tutti amici miei. Vede lì...», dice Valori. E indica il senatore Goffredo Bettini, mente dei Ds romani; il costruttore Pierluigi Toti, fresco azionista di Rcs ; il prefetto Achille Serra; il magistrato antimafia Emilio Ledonne; il comandante dei Carabinieri, Luciano Gottardo.
Arriva anche l'ormai ex presidente della Federcalcio commissariata, Franco Carraro. La sala è piena. Politici, imprenditori, giudici, alte cariche militari. «Se durante le scalate alle banche metteva in gran segreto a tavola insieme D'Alema, Rutelli e Bernheim (presidente di Generali), per lui è uno scherzo chiamare questa gente qui», sorride un imprenditore.
Comincia il dibattito. D'Alema sostiene che lo spazio non va militarizzato, ma deve essere presidiato. Elegante, usa il fioretto. Francesco Cossiga irrompe con la scimitarra: «Perché proibire a Teheran l'atomica», si chiede. Il presidente emerito provoca. D'Alema media. Valori gongola. Si distrae Carraro: squilla il telefonino. Copre con la mano il microfono. «Non vi preoccupate, domani vi mandiamo le intercettazioni», scherza un carabiniere con i giornalisti.
Cala il sipario. Il professore saluta. E promette. «La prossima volta ci sarà ancora più gente». Forse anche qualcuno della Margherita, assente ingiustificata.
Dagospia 22 Giugno 2006
Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo
C'è un principe ultra-conservatore che dà un calcio alla monarchia. «Vittorio Emanuele? Una vergogna», dice Lillio Ruspoli, parlando con altri ospiti. E c'è un pacifista che chiama alle armi il vecchio continente: «Serve un esercito europeo, per avere più peso nella politica internazionale», afferma Oliviero Diliberto, Comunisti italiani.
Strano parterre, quello convocato ieri in Campidoglio da Giancarlo Elia Valori. Si parla di «Geopolitica dello spazio», ultimo libro del «professore», come nella Capitale viene chiamato l'ex manager pubblico, ora numero uno di Confindustria Lazio. E la platea si riempie. Sarà per il tema. O forse per il richiamo dell'«ultimo potere forte», come il settimanale Diario ha ribattezzato Valori. In prima fila c'è Gianni Letta.
La Cdl schiera Lorenzo Cesa, dell'Udc, e Cesare Cursi, ex sottosegretario alla Salute. Più numerose le presenze del centrosinistra. A partire da Massimo D'Alema, ministro degli Esteri, relatore. Un rapporto antico: fu il suo governo a cedere le Autostrade a Benetton, sotto la regia di Valori, che poi ha «rotto» con la famiglia veneta. Ma è rimasta l'amicizia con D'Alema.
Il sindaco Veltroni fa gli onori di casa. E ricorda i meriti del «professore» nel successo del «modello Roma».
In seconda fila si accomoda Felice Casson, il magistrato delle scottanti inchieste veneziane, ora senatore dell'Ulivo. Siede fra l'ambasciatore cinese e quello nordcoreano. E poi parlano delle toghe rosse... «Sono tutti amici miei. Vede lì...», dice Valori. E indica il senatore Goffredo Bettini, mente dei Ds romani; il costruttore Pierluigi Toti, fresco azionista di Rcs ; il prefetto Achille Serra; il magistrato antimafia Emilio Ledonne; il comandante dei Carabinieri, Luciano Gottardo.
Arriva anche l'ormai ex presidente della Federcalcio commissariata, Franco Carraro. La sala è piena. Politici, imprenditori, giudici, alte cariche militari. «Se durante le scalate alle banche metteva in gran segreto a tavola insieme D'Alema, Rutelli e Bernheim (presidente di Generali), per lui è uno scherzo chiamare questa gente qui», sorride un imprenditore.
Comincia il dibattito. D'Alema sostiene che lo spazio non va militarizzato, ma deve essere presidiato. Elegante, usa il fioretto. Francesco Cossiga irrompe con la scimitarra: «Perché proibire a Teheran l'atomica», si chiede. Il presidente emerito provoca. D'Alema media. Valori gongola. Si distrae Carraro: squilla il telefonino. Copre con la mano il microfono. «Non vi preoccupate, domani vi mandiamo le intercettazioni», scherza un carabiniere con i giornalisti.
Cala il sipario. Il professore saluta. E promette. «La prossima volta ci sarà ancora più gente». Forse anche qualcuno della Margherita, assente ingiustificata.
Dagospia 22 Giugno 2006