L'IMPLACABILE SARKÒ - IL PRESIDENTE FRANCESE SI APPRESTA A RIDURRE DRASTICAMENTE IL NUMERO DEGLI STATALI: COLPITI SOPRATTUTTO ISTRUZIONE, DIFESA E AMBIENTE - I SINDACATI PARLANO DI VENDETTA, PERCHÉ IN CAMPAGNA ELETTORALE ERANO PER LA ROYAL.

Domenico Quirico per "La Stampa"


Sono cinque milioni settecentomila, un quinto degli impiegati francesi. La funzione pubblica è una forza con cui è pericolosissimo scontrarsi, dai suoi umori e dalle sue rabbie sono dipese spesso le sorti politiche della République. Lo sanno bene i socialisti che negli uffici dello Stato hanno raccolto vistose e fedelissime clientele elettorali.

Infatti l'epoca di Jospin è ricordata come una vera età dell'oro, con le sue sontuose ondate di assunzioni. I tempi di Sarkozy, invece, rischiano di apparire una cruda età del ferro. E i sindacati del settore già sospettano che dietro le virtuose dichiarazioni di austerità nella spesa pubblica ci sia in realtà una feroce vendetta, per esser stati vicini, un po' troppo, a Ségolène Royal. Il presidente è uno che non dimentica gli sgarbi.

«Mi sono impegnato a non sostituire un funzionario che va in pensione su due e questo impegno lo manterrò». Detto, fatto. Nel primo bilancio di previsione dell'era Sarkozy presentato ieri dal primo ministro Fillon sono stati depennati 22700 posti di funzionari pubblici. Appena un poco sotto le cifre che circolavano nelle file dei deputati della maggioranza nei giorni scorsi.

Una decimazione. Soprattutto perché è una prima volta nella storia del Quinta repubblica. Fa cadere un bronzeo punto fermo: la funzione pubblica non si tocca. Anche perché si sa che Sarkozy vuole fare di più: intende non sostuire la metà di coloro che vanno in pensione. Questa pulizia anagrafica è la premessa indispensabile per l'annunciata riorganizzazione generale di uno dei più potenti, costosi e immobili mammouth del modello francese.



Il presidente ha utilizzato verso i funzionari il suo consueto metodo di seduzione. Li ha incontrati prima di utilizzare il bastone del bilancio offrendo la carota delle lusinghe: ovvero la promessa di pagarli meglio e di costruire nuovi e stuzzicanti itinerari di carriera. Non gli hanno creduto in verità: se lo scopo è di ridurre il deficit dello Stato che il primo ministro ha impietosamente definito «critico», dove trovare i soldi per aumentare gli stipendi?

Non tutti i ministeri hanno però pagato allo stesso modo la cura Sarkozy. I più colpiti sono l'Istruzione, la Difesa, l'Amministrazione finanziaria e l'Ecologia (in contraddizione con il presidente che si atteggia a profeta planetario dell'ambiente). Sono rimasti indenni la Giustizia e l'Istruzione superiore. Anzi il ministero della pupilla di Sarkozy, la contestatissima Rachida Dati, ottiene nuovi reclute (1615) e un 4,5% in più di finanziamenti.

La spiegazione è probabilmente nello stato di crisi acutissima dell'amministrazione della giustizia e nella necessità di non offrire nuovi spunti alla guerriglia che i magistrati e i sindacati stanno conducendo contro la scorbutica e telegenica signora Guardasigilli. La Dati è una creazione di Sarkozy, se fallisce è una sconfitta del presidente.

Per insegnamento superiore e ricerca che strappano un 5,9% in più di finanziamenti e nessun taglio di personale era in gioco la promessa di farne una delle cinghie di trasmissione della crescita. Il ministero della Pubblica Istruzione nonostante la resistenza del ministro Xavier Darcos, alle prese con sindacati ferocissimi, paga il prezzo più alto: 11200 posti in meno.

Fillon cerca di minimizzare sostenendo che in fondo è solo una diminuzione dello 0,8%. Ma i tagli di corsi e di ore di lezione possono saldare la protesta di famiglie, studenti e sindacati. Riproponendo in piazza un pericoloso '68 antiausterità. Il bilancio presentato ieri prevede un deficit di 41,7 milardi di euro pressoché inalterato rispetto a quello del 2007 e continua a fissare nel 2,25 il tasso di crescita previsto. Che molti economisti però considerano una vera favola di Natale.


Dagospia 27 Settembre 2007