THYSSEN, LA PROCURA ACCUSA I MANAGER - SI VA VERSO L'OMICIDIO VOLONTARIO - PER I GIUDICI I VERTICI ERANO CONSAPEVOLI DEI PERICOLI PER GLI OPERAI - LO STABILIMENTO DI TORINO NON RIAVVIERÀ LA PRODUZIONE.

Diego Longhin per "la Repubblica"


Nel giorno in cui la ThyssenKrupp prospetta ai sindacati la chiusura anticipata dello stabilimento della morte, le indagini della Procura di Torino sono a una svolta che potrebbe portare la contestazione del reato dall´omicidio colposo all´omicidio volontario.
Nella sede di Terni della multinazionale gli investigatori hanno sequestrato carte ritenute decisive per dimostrare la consapevolezza dei vertici del colosso sul pericolo di vita incombente sui lavoratori dello stabilimento torinese, in fase di dismissione.

Si tratta delle prescrizioni indicate dalla compagnia assicurativa Axa, che lo scorso anno aveva declassato la franchigia per l´acciaieria torinese da 35 a 100 milioni di euro. Per tornare a 30, i responsabili avrebbero dovuto mettere a norma, fra l´altro, la linea 5, quella devastata dalle fiamme il 6 dicembre. Ma i vertici della Thyssen avevano deciso di non far nulla, ritenendo eccessiva la spesa prevista - appena 800 mila euro - per una linea destinata a traslocare a Terni entro il 2008. E avevano messo nero su bianco la previsione dell´investimento soltanto "from Turin", quando cioè la linea 5 fosse stata trasferita da Torino.

Interrogato dal pm Raffaele Guariniello, l´ingegnere dell´Axa che s´è occupato del caso ha dichiarato: «Con le misure di sicurezza da noi indicate, l´incendio alla linea 5 si sarebbe spento subito in automatico e non sarebbe morto nessuno». Se l´ipotesi troverà conferme, la Procura contesterà l´omicidio volontario con «dolo eventuale»: in pratica quando chi conosce il rischio mortale di una condotta la attua ugualmente, costi quel che costi. Gli imputati rischieranno condanne pesantissime, da scontare in carcere.



Tra i responsabili delle lacune sul fronte sicurezza c´è anche un top manager della multinazionale tedesca: l´amministratore delegato Harald Espenhahn, il cui nome verrà iscritto nel registro degli indagati per il mancato rispetto di alcune norme, tra cui la 626 sulla sicurezza sul lavoro. Per chiudere questo troncone del procedimento l´azienda dovrebbe versare, a titolo di oblazione, circa mezzo milione di euro.

Il gruppo Thyssen è però determinato a non riavviare la produzione a Torino dopo la tragedia, spiegando che non ci sono le condizioni, anche perché parte degli operai non vogliono rientrare. Nell´incontro con Fim, Fiom e Uilm il capo del personale, Antonio Ferrucci, ha chiesto di anticipare la cassa integrazione straordinaria, già prevista nell´accordo di dismissione a partire da giugno 2008, al 10 dicembre.

I sindacati, che vogliono conoscere i dettagli dell´indagine dell´Asl, hanno detto di «no», rimandato la discussione a livello nazionale. Il tutto sarà affrontato a gennaio a Roma, mentre i 160 lavoratori rimangono a carico dell´azienda che coprirà i giorni di non attività con ferie. Alla base della decisione di non aprire più i cancelli dell´acciaieria ci sarebbe anche l´indagine degli ispettori dell´Asl. I tecnici hanno constatato 116 violazioni legate sia alla prevenzione incendi sia alla messa in sicurezza dei macchinari.


Dagospia 28 Dicembre 2007