ILDA, ULTIMO SMACCO - DIETRO L'ADDIO DELLA BOCCASSINI ANCHE LA "FERITA" DI UN'AZIONE DISCIPLINARE RIMASTA SEGRETA USANDO LE CARTE DI PREVITI PER "RIMPOLPARE" QUELLA UFFICIALE DEL 2004.

Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"


Una inchiesta disciplinare segreta della Procura generale di Cassazione sui pm Boccassini e Colombo, utilizzata per «rimpolpare» quella ufficiale del gennaio 2004 conclusasi con il loro proscioglimento nel settembre 2005, e poi finita anch'essa con archiviazione. Ma soltanto nel luglio 2006. E dopo essere stata promossa alla fine del 2004 dalla Procura generale della Suprema Corte usando materiale prodotto dall'imputato Previti, peraltro senza che a lungo l'organo d'accusa disciplinare desse conto che esisteva davvero questa inchiesta-bis e che Previti ne era all'origine.

C'è anche questa «ferita», evidentemente non rimarginata, nell'accumulo di disillusioni sul ruolo della magistratura sfociata nella scelta della Boccassini di dimettersi dall'Anm per «ragioni maturate nel tempo», all'indomani del voto del Csm che il 19 dicembre ha proposto come procuratore aggiunto di Milano il suo collega Francesco Greco.

Sinora era noto che i due pm erano stati indagati disciplinarmente dal Pg di Cassazione, e poi prosciolti dal Csm, nell'ipotesi che nel fascicolo Imi-Sir avessero protratto indagini senza l'autorizzazione del gip o su reati già prescritti. E invece c'è stato anche un capitolo parallelo e inedito.

LE DUE «AGGIUNTE» E IL FOGLIO COMUNE.
Il 21 dicembre 2004, infatti, rispetto all'iniziale contestazione mossa il 17 novembre ai due pm dal Pg di Cassazione, erano spuntate due piccole aggiunte: adombravano che altri complici di Previti nella corruzione di giudice, «asseritamente ignoti» o «rimasti pretesamente ignoti», non fossero stati tempestivamente indagati dai pm benché individuabili. A queste aggiunte veniva allegato l'avviso di conclusione delle indagini romane sull'avvocato Mario Are (che, indagato da Milano e trasferito a Roma per competenza, sarà poi prosciolto). L'allegato, con la scritta All.1, veniva dichiarato provenire da un indefinito «esposto 7 dicembre 2004 nel procedimento di questa Procura generale», rubricato con un numero diverso da quello del disciplinare già noto.

I pm nell'aprile 2005 chiedono allora al Pg di Cassazione di potersi difendere anche da questo ulteriore addebito e quindi di poter consultare i relativi atti. Ma si sentono rispondere dall'Avvocato generale (cioè il vice del Pg), Antonio Siniscalchi, che il misterioso procedimento è «ancora nella fase delle indagini preliminari, e quindi tutto quanto lo riguarda è coperto da segreto istruttorio». Tornano alla carica altre quattro volte, sempre senza esito: ancora nel febbraio 2006 la risposta dell'Avvocato generale è che nell'esposto non ci sono «notizie certe di illecito disciplinare », e che «non a caso il procedimento in questione non risulta iscritto a carico degli istanti».



Solo in un secondo momento i pm riusciranno a verificare una curiosa coincidenza: il famoso All.1, cioè l'atto alla base dell'inchiesta-bis segreta, era lo stesso foglio, anche nelle scritte a mano, che Previti l'11 dicembre 2004 aveva inserito nei propri motivi di appello alla condanna milanese di primo grado nel processo Imi-Sir; e che tre giorni dopo l'on. Fragalà (An), nel contenuto, aveva sviluppato nell'interpellanza parlamentare che chiedeva proprio l'apertura di un procedimento disciplinare.

Boccassini e Colombo il 12 febbraio 2006 lamentano allora alla Procura generale, e «per conoscenza» informano il Csm, che l'Avvocato generale della Suprema Corte aveva, a loro avviso, da un lato usato l'esposto del 7 dicembre 2004 di Previti per puntellare l'originaria accusa disciplinare; e nel contempo aveva negato che quell'esposto costituisse notizia di illecito disciplinare, così lasciando pendere sui due pm, e per un tempo indeterminato, una ipoteca disciplinare senza possibilità di tutela. Un comportamento che, segnalava anche al Csm il difensore dei due pm, Edmondo Bruti Liberati, «si pone al di fuori del leale esercizio del contraddittorio e solleva una questione di violazione della regola deontologica». Succede niente.

Il 20 luglio 2006, cinque giorni dopo l'ennesima richiesta dei pm, l'Avvocato generale in Cassazione comunica che in effetti il procedimento disciplinare è archiviato per «esclusione degli ipotizzati comportamenti deontologicamente scorretti» dei due pm. È qui che dà atto che era stato «l'on. Previti» a «far depositare il 7 dicembre 2004 alla sezione disciplinare della Procura generale» i propri motivi d'appello Imi-Sir. Argomenta di aver ritenuto che «gli addebiti» mossi da Previti ai pm «erano espliciti e apparentemente anche documentati», e di aver quindi «ravvisato » che si trattasse di «un vero e proprio esposto a carico dei pm». Trattato però in una forma ibrida: era stato cioè «preso in carico dalla segreteria ma solo come esposto, senza alcuna indicazione nominativa dei magistrati».

DALL'ACCUSA-BIS ALLE «MERE INSINUAZIONI!».
Sempre adesso, cioè nell'archiviazione di luglio 2006, l'Avvocato generale, in forza dei propri «poteri discrezionali in materia», aggiunge di aver «ritenuto opportuno» aspettare il processo d'appello Imi-Sir, e «non assumere alcuna frettolosa iniziativa sulla base di mere prospettazioni di parte interessata» (Previti), «al precipuo fine di non delegittimare l'operato dei pm milanesi e interferire negativamente» sull'appello. La cui sentenza però era intervenuta già più di un anno prima, il 23 maggio 2005, anche se «è qui pervenuta il 15 marzo 2006».

Nella prospettazione di Siniscalchi, una volta che la Corte d'Appello milanese, nel condannare Previti, aveva escluso i fatti addotti da Previti, «gli asseriti comportamenti» dei pm, «diretti a non far emergere il ruolo» di Are, «sono rimasti privi della supposta causale e di riscontri che valgano ad avallare le esposte censure di parte: che vanno considerate come mere insinuazioni!». Con tanto di punto esclamativo. Ma dopo 18 mesi di limbo e di segreto.


Dagospia 10 Gennaio 2008