SPROFONDO TELECOM - TITOLO AI MINIMI, TORNA IL RISCHIO SCALATA SPAGNOLA - COL TITOLO A 1,9 EURO, PIÙ DEBITI CHE CAPITALIZZAZIONE - DIFFICILE L'ARRIVO DI NUOVI SOCI IN TELCO - LE MOSSE DI TELEFONICA.
Sara Bennewitz per "la Repubblica"
Tutto il settore della telefonia è sotto pressione, ma nessuna società europea, tranne Telecom Italia, si trova sui minimi dal 2002. Nel corso della seduta di ieri le azioni del gruppo guidato da Franco Bernabè sono sprofondate fino a quota 1,88 per poi chiudere in calo dello 0,68% a 1,9 euro. Per la prima volta nella sua storia Telecom Italia ha più debiti che capitalizzazione. A fronte di una posizione finanziaria netta che a fine 2007 dovrebbe essere negativa per 36 miliardi, ieri il gruppo valeva in Borsa di 34,4 miliardi (comprese le azioni di risparmio). Questa debole performance è inoltre due volte pericolosa. Da una parte il valore che il mercato attribuisce a Telecom è una specie di termometro sullo stato di salute dell´azienda e sulle prospettive future di crescita.
Dall´altra a questi prezzi il titolo potrebbe entrare nel mirino, non solo di Telefonica, ma anche di altri partner esteri capaci di estrarre valore creando sinergie su scala internazionale. Intanto il colosso spagnolo, che attraverso Telco possiede il 10% di Telecom Italia, avrebbe già fatto un giro di consultazioni con diverse banche, riattivando alcune linee di credito, in modo da garantirsi una cospicua dotazione di fondi nel caso ce ne fosse bisogno. César Alierta non ha di certo pagato un premio per entrare dentro Telecom Italia per risparmiare tra 300 e 500 milioni di costi tra le due aziende. Ma anche il numero uno di Telefonica, che ha pagato ad Olimpia il 48% in più rispetto all´attuale valore di Telecom, deve rendere conto ai suoi azionisti. Tuttavia Alierta è anche un galantuomo che si è fatto le ossa in ambienti politici e nelle partecipazioni statali, pertanto non ripeterebbe mai l´errore fatto nel 2006 da Abertis con Autostrade: cioè promuovere una fusione senza un governo nel pieno dei suoi poteri.
Sul fronte italiano, inoltre, i soci di Telco stanno incontrando non poche difficoltà a reclutare nuovi partner disposti a sottoscrivere l´aumento di capitale da 900 milioni. Nell´ambito degli accordi con Telefonica, era infatti previsto che entro cinque mesi dalla chiusura del contratto con Olimpia (ovvero il prossimo 25 marzo), Intesa Sanpaolo avrebbero potuto indicare nuovi partner e perfezionare entro il 25 aprile un aumento di capitale a loro riservato e destinato a rafforzare la compagine italiana. Ma con il titolo su questi livelli, e alla luce dello scotto pagato alla Pirelli, sono pochi gli imprenditori italiani pronti a investire 2,82 euro per ogni azione Telecom e ad accollarsi un simile rischio.
In questo contesto difficile, il ruolo di Bernabè appare ancor più delicato. Finora l´amministratore delegato ha mantenuto un profilo basso per analizzare a fondo la situazione e presentarsi alla comunità finanziaria il 6 marzo con un nuovo piano industriale. Ma il silenzio e l´incertezza, in simili contesti di mercato, sono il pretesto ideale per prendere le distanze dal titolo. E forse anche per questo, oggi Bernabè dovrebbe convocare una conferenza stampa per fare chiarezza sulla questione della rete di Telecom che nelle scorse settimane ha dato origine e molte indiscrezioni. Se infatti fonti più o meno ufficiose hanno da tempo decretato la fine dello scorporo dell´ultimo miglio, finora Bernabè non ha ancora illustrato ufficialmente i risultati delle consultazioni tenute con l´Agcom e con le altre autorità competenti.
Dagospia 13 Febbraio 2008
Tutto il settore della telefonia è sotto pressione, ma nessuna società europea, tranne Telecom Italia, si trova sui minimi dal 2002. Nel corso della seduta di ieri le azioni del gruppo guidato da Franco Bernabè sono sprofondate fino a quota 1,88 per poi chiudere in calo dello 0,68% a 1,9 euro. Per la prima volta nella sua storia Telecom Italia ha più debiti che capitalizzazione. A fronte di una posizione finanziaria netta che a fine 2007 dovrebbe essere negativa per 36 miliardi, ieri il gruppo valeva in Borsa di 34,4 miliardi (comprese le azioni di risparmio). Questa debole performance è inoltre due volte pericolosa. Da una parte il valore che il mercato attribuisce a Telecom è una specie di termometro sullo stato di salute dell´azienda e sulle prospettive future di crescita.
Dall´altra a questi prezzi il titolo potrebbe entrare nel mirino, non solo di Telefonica, ma anche di altri partner esteri capaci di estrarre valore creando sinergie su scala internazionale. Intanto il colosso spagnolo, che attraverso Telco possiede il 10% di Telecom Italia, avrebbe già fatto un giro di consultazioni con diverse banche, riattivando alcune linee di credito, in modo da garantirsi una cospicua dotazione di fondi nel caso ce ne fosse bisogno. César Alierta non ha di certo pagato un premio per entrare dentro Telecom Italia per risparmiare tra 300 e 500 milioni di costi tra le due aziende. Ma anche il numero uno di Telefonica, che ha pagato ad Olimpia il 48% in più rispetto all´attuale valore di Telecom, deve rendere conto ai suoi azionisti. Tuttavia Alierta è anche un galantuomo che si è fatto le ossa in ambienti politici e nelle partecipazioni statali, pertanto non ripeterebbe mai l´errore fatto nel 2006 da Abertis con Autostrade: cioè promuovere una fusione senza un governo nel pieno dei suoi poteri.
Sul fronte italiano, inoltre, i soci di Telco stanno incontrando non poche difficoltà a reclutare nuovi partner disposti a sottoscrivere l´aumento di capitale da 900 milioni. Nell´ambito degli accordi con Telefonica, era infatti previsto che entro cinque mesi dalla chiusura del contratto con Olimpia (ovvero il prossimo 25 marzo), Intesa Sanpaolo avrebbero potuto indicare nuovi partner e perfezionare entro il 25 aprile un aumento di capitale a loro riservato e destinato a rafforzare la compagine italiana. Ma con il titolo su questi livelli, e alla luce dello scotto pagato alla Pirelli, sono pochi gli imprenditori italiani pronti a investire 2,82 euro per ogni azione Telecom e ad accollarsi un simile rischio.
In questo contesto difficile, il ruolo di Bernabè appare ancor più delicato. Finora l´amministratore delegato ha mantenuto un profilo basso per analizzare a fondo la situazione e presentarsi alla comunità finanziaria il 6 marzo con un nuovo piano industriale. Ma il silenzio e l´incertezza, in simili contesti di mercato, sono il pretesto ideale per prendere le distanze dal titolo. E forse anche per questo, oggi Bernabè dovrebbe convocare una conferenza stampa per fare chiarezza sulla questione della rete di Telecom che nelle scorse settimane ha dato origine e molte indiscrezioni. Se infatti fonti più o meno ufficiose hanno da tempo decretato la fine dello scorporo dell´ultimo miglio, finora Bernabè non ha ancora illustrato ufficialmente i risultati delle consultazioni tenute con l´Agcom e con le altre autorità competenti.
Dagospia 13 Febbraio 2008