NON SOLO VADUZ - LA TOSTA MERKEL PIEGA IL CASINO' DI MONTECARLO - VERTICE IN GERMANIA CON IL PRINCIPE ALBERTO CHE DEPONE LE ARMI: "SUL FISCO PRONTI A COOPERARE, ACCETTIAMO LE REGOLE DELL´OCSE".

Andrea Tarquini per "la Repubblica"


Lui, il figlio di Grace Kelly, lui la star del jet-set internazionale, ieri è andato a Canossa venendo qui a Berlino. Berlino, la Canossa dei grandi evasori e dei ministati sospettati di proteggerli. Spettacolo che non capita tutti i giorni. Il principe Alberto II di Monaco è venuto per una visita prevista da tempo, e ha dovuto inchinarsi, almeno a parole, al duro pressing guidato dalla prima potenza europea per la lotta contro i paradisi fiscali e gli evasori eccellenti che ne approfittano. Ha promesso ad Angela Merkel e all´Occidente intero di fare di più. Per la prima volta, un regnante della dinastia Grimaldi ha scelto di impegnarsi a concessioni sostanziali sulla trasparenza finanziaria e tributaria. Mentre altri due Stati europei - Grecia e repubblica cèca - si uniscono agli altri dieci che hanno chiesto accesso ai dati sui conti segreti in Liechtenstein, in possesso della Germania.

L´offensiva contro la grande evasione fiscale globale, di cui Angela Merkel sta facendo la questione morale costitutiva dell´Europa, ha avuto ieri un momento della verità. A porte chiuse, nel faccia a faccia dietro le pareti vetrate della Cancelleria a un passo dalla Porta di Brandeburgo. «Dovete rispettare i principi internazionali, gli standard chiesti dall´Unione europea sulla trasparenza.dovete correggere una situazione che fa apparire la frode fiscale una scelta attraente», ha detto la cancelliera al principe nel colloquio a quattr´occhi.



Visita riservata, quasi ai limiti del top secret, nella Berlino spazzata da pioggia e vento: per la prima volta da anni e anni, l´incontro tra un leader tedesco e un capo di Stato straniero non si è concluso con una conferenza stampa. Dopo il colloquio a porte chiuse, i media hanno avuto solo comunicati. A confermare quanta durezza Merkel sta usando contro i ministati scelti dai ricchi d´Europa come paradisi fiscali. «Rafforzeremo i rapporti tra la Sicfin, cioè l´autorità monegasca di controllo dei movimenti finanziari, e il Bka», ha promesso Alberto secondo i comunicati di corte. Non è poco. Il Bka, Bundeskriminalamt, non è la tributaria bensì lo Fbi tedesco. La memoria quasi corre agli anni Venti quando lo Fbi incastrò Al Capone indagando sulla sua situazione fiscale.

«Non vogliamo restare da parte né isolarci nel momento in cui il mondo mostra più determinazione e collaborazione su questo tema», ha detto Alberto secondo i comunicati della casa regnante. Poche ore prima, era uscita una sua intervista all´autorevole Frankfurter Allgemeine, che già preparava il terreno promettendo il massimo possibile. Vogliamo garantire, egli aveva detto, «che faremo di tutto perché Monaco sia una piazza finanziaria sana e conforme agli standard internazionali». Piccola frase, grande confessione: quasi a dire che oggi Monaco non è in regola. Le tasse sugli interessi dei depositi nel principato, intanto, aumenteranno dal 15 al 20 per cento. Il responsabile delle Finanze monegasco Gilles Tonelli, ha rincarato la dose: faremo di tutto, la trasparenza è migliorata, saremo pronti a raggiungere i più alti standard internazionali.

Davanti a tante verbali promesse, la Berlino potenza-leader del rigore tributario mondiale si è mostrata clemente. «Monaco non è il Liechtenstein», ha tenuto a sottolineare Thomas Steg, uno dei due portavoce di Angela Merkel. Il vertice tedesco tiene a far notare che Alberto è stato ricevuto, in privato, in modo ben più caloroso di come non sia stato accolto pochi giorni fa il premier del Liechtenstein, Otmar Hasler. La guerra globale di Angela Merkel contro i maxievasori ha le sue regole: clemenza con chi si piega, e la vittoria è un piatto che si gusta freddo


Dagospia 28 Febbraio 2008