I GAY "TRAVESTITI" (DA SGARBI) - PER AVERE IL SÌ DELLA MORATTI A UNA RASSEGNA TEATRALE SULL'OMOSESSUALITÀ, SGARBI HA SOSTITUITO LA PAROLA "GAY" CON "LIBERI AMORI POSSIBILI" - "È PASSATA CON LA VASELINA".

Rossella Battisti per "l'Unità"


Omosessualità en travesti: l'idea è di Sgarbi, che ha scelto di occultare i contenuti manifesti di una rassegna di teatro gay, sostituendo la dicitura «teatro omosessuale» con «liberi amori possibili». Più che un travestimento, una foglia di fico. Sventolata davanti ai cattolici occhi della giunta di Milano per evitare noie.

L'estroso assessore alla cultura, infatti, è ricorso a questo trucchetto memore delle bizze perbeniste fioccate su «Vade Retro» - mostra di arte e omosessualità al Palazzo della Ragione che prima dovette smantellare dopo l'inaugurazione, poi dopo una tappa fiorentina fu obbligato a ritirare un paio di opere piuttosto provocatorie -, e della corsa a ostacoli per ottenere aiuti e patrocinio da Palazzo Marino (mai giunti) per il festival del cinema gay lesbico. «Se avessimo scritto la parola "gay" - spiega - la delibera sarebbe rimasta ferma lì per mesi, invece, così, è passata con la vaselina».



La foglia di fico però piace meno ad Arcigay, che, per bocca del presidente Paolo Ferigo, manda a dire: «È scandaloso che la città dell'Expò debba usare la vaselina per far passare una cultura importante anche se non maggioritaria». «È vero - ribatte Sgarbi - sarebbe giusto che il problema non si ponesse, ma anche se la Moratti privatamente pranza con amici gay, questa amministrazione sente di rappresentare un elettorato cattolico e, nella parola omosessuale, c'è una sorta di antagonismo alla cultura cattolica, perciò, per la Giunta di centrodestra, dire "gay" è come dire "voglio fare qualcosa contro la chiesa"».

E la coerenza? Ferigo incalza, chiedendo all'assessore di essere «chiaro e limpido, se è in contrasto con la Giunta, lasci l'incarico». Più filosofico il presidente nazionale di Arcigay, Aurelio Mancuso che ironizza sulla pruderie di «Suor Letizia» e della maggioranza della giunta: «Questo sindaco e la sua maggioranza pensano che Milano debba essere trasformata in un grande monastero, dove l'allegria, la pluralità delle culture, delle espressioni artistiche, non si debbano esprimere». Un atteggiamento, sempre a detta di Mancuso, «che sta soffocando la sua vocazione di città europea, libera, da sempre pervasa da uno spirito laico».

Intanto, dal 2 maggio la rassegna - votata lo scorso 18 aprile con l'escamotage sgarbesco - partirà al Teatro Libero (un nome, un destino) con otto spettacoli che affrontano diversi temi intorno all'omosessualità, dalla relazione di una coppia lesbica al padre che scrive alla figlia per informarla dell'intenzione di cambiare sesso. Non intesa come battaglia sui principi, precisa Francesco Di Rienzo del Libero, ma solo come rassegna a tema.


Dagospia 30 Aprile 2008