UN PEZZO DELLO STATO SI ABBATTE SULLO STATO, E METTE BERTOLASO KAPPAÒ
E PER SILURARE IL "CORPO ESTRANEO" RISPUNTANO ARRESTI E INTERCETTAZIONI
BERLUSCONI E' FURIBONDO: "LA MAGISTRATURA NAPOLETANA È INGOVERNABILE"
E PER SILURARE IL "CORPO ESTRANEO" RISPUNTANO ARRESTI E INTERCETTAZIONI
BERLUSCONI E' FURIBONDO: "LA MAGISTRATURA NAPOLETANA È INGOVERNABILE"
1 - L'IRA DI SILVIO: "LA MAGISTRATURA NAPOLETANA È INGOVERNABILE"
Ugo Magri per La Stampa
Se Berlusconi aveva dubbi sul prossimo provvedimento, l'«Operazione rompiballe» della procura napoletana glieli ha tolti: ripartirà dalle intercettazioni. Leggere sulle agenzie di stampa le telefonate di Bertolaso pare sia stata la goccia. L'avvocato-senatore Ghedini è al lavoro per conto del premier, venerdì in Consiglio dei ministri tutto sarà pronto per varare un disegno di legge che metta in carcere chi compia o diffonda intercettazioni illegali. Il Cavaliere è in allarme.
A pranzo coi presidenti delle Camere per festeggiare il mezzo secolo di Cossiga in Parlamento, si è sfogato contro «l'ingovernabilità totale della magistratura a Napoli», che non raccoglie neppure il richiamo di Napolitano, l'esortazione del Presidente affinché «non si ceda mai a logiche di arroccamento o a pressioni localistiche». Cossiga ha consigliato spiritosamente all'amico Silvio di cucirsi la bocca, «altrimenti quelli ti arrestano la moglie e i figli».
Nella visione sospettosa di Berlusconi, c'è un preciso segnale spedito dalla Campania al governo. E questo messaggio ha molto a che vedere col decreto legge di sette giorni fa: le inchieste sui reati ambientali tutte concentrate nelle sole mani del procuratore capo di Napoli. E' la scintilla di una guerra che il premier non aveva previsto, e di cui ora farebbe volentieri a meno perché rischia di incarognire l'emergenza rifiuti.
A mettersi contro il governo è un folto plotone di inquirenti napoletani. Quanti sono lo sapremo oggi, in base alle firme sotto una protesta che invieranno al Csm e all'Associazione nazionale magistrati. Sul banco degli imputati c'è, appunto, il decreto Berlusconi contro cui scende in campo con clamore a Roma la corrente di sinistra delle toghe, Magistratura democratica (lettera ad Alfano). Sono forti i dubbi di costituzionalità, ma soprattutto dilaga il timore (per dirla con il procuratore aggiunto di Napoli, Mancuso) che per effetto del dl «il governo si scelga i suoi magistrati», che sia insomma un puro pretesto per rivedere l'ordinamento giudiziario, anche in materia di assegnazione dei fascicoli.
Il ministro nega risoluto, però deve fare i conti con questa coincidenza temporale (protesta dei pm e nuova inchiesta sui rifiuti). Un puro caso, assicurano in Procura a Napoli. «Figurarsi se ci crediamo», reagiscono dalle parti di Berlusconi. Dove già c'è chi punta l'indice contro l'inesperienza del giovane Guardasigilli Alfano: «Con la pensata del decreto è andato a scatenare un vespaio».
Guarda caso, ieri sera il ministro è stato convocato a Palazzo Chigi. E per riceverlo, Berlusconi ha dovuto rinunciare a una cena con Lady Thatcher. «Se proprio bisognava regolare le competenze dei magistrati in tema di rifiuti», ragiona un consigliere del premier, «si doveva trasferire l'intera materia a Roma. Altrimenti, così, meglio lasciar perdere».
Nel Pdl in queste ore domina il complottismo. Qualcuno come Castelli, ex responsabile della Giustizia, lo dice apertis verbis: «L'inchiesta? Mi sembra un'azione intimidatoria, un avviso a chi si dà troppo da fare per risolvere il problema dei rifiuti». Mantovano, sottosegretario all'Interno, concorda: l'inchiesta cade «nel momento peggiore possibile». Lupi, berlusconiano lombardo, aggiusta la mira sui pm napoletani: «Svolgano il loro compito, ma non intralcino l'azione del governo...».
I pm dell'inchiesta non riscuotono applausi nemmeno nel Pd. Realacci ne ha ragionato col suo leader prima di prendere le distanze: «Non sarà la giustizia a risolvere il problema dei rifiuti in Campania, ma mi auguro che agisca per agevolarne la soluzione, senza ostacolarla come qualche volta ha fatto...». Colpisce negativamente, al loft veltroniano, il capo d'accusa «contro un galantuomo come il prefetto di Napoli Pansa». Altra cosa è il decreto: concentrare le competenze sul capo della Procura è un errore. E nel Pd ancora non sanno di avere alleati potenti nello staff del Cavaliere.
2 - UN PEZZO DELLO STATO VA NELLA DIREZIONE OPPOSTA ALLO STATO, E METTE BERTOLASO KAPPAÒ
Laura Cesaretti per Il Velino.it
A Napoli venne inquisito, arrestato, processato Enzo Tortora, e in primo grado anche condannato. Praticamente come un capo della camorra. Va ricordato, giusto per non stupirsi troppo di quel che accade. Da qualche settimana, alcuni giornali avevano cominciato a segnalare il fatto che la magistratura napoletana era uno degli attori della grande farsa tragica dei rifiuti che seppelliscono la Campania: uno stillicidio di provvedimenti che bloccavano un impianto qua per un vizio di forma nelle autorizzazioni, sequestravano una discarica là perchè mancava l'estintore (ma c'era un'intera squadra di pompieri).
Col risultato di inceppare qualsiasi tentativo di soluzione. Un problema sul quale il decreto del governo è intervenuto, per cercare di sbloccare la paralisi, ipotizzando una superprocura regionale in materia ambientale. Immediatamente è scoppiata la rivolta delle toghe partenopee: assemblea di protesta dei pm, documenti al Csm, proclami di "incostituzionalità".
E ieri la ciliegina sulla torta, preannunciata da inchieste di Repubblica e da dichiarazioni di alcuni esponenti della sinistra che animano la protesta anti-Bertolaso: raffica di arresti e avvisi di garanzia. Che decapitano ogni singolo responsabile degli apparati destinati alla gestione e allo smaltimento dell'immondizia campana, e colpiscono in pieno il responsabile politico e tecnico chiamato a risolvere l'emergenza, Bertolaso. Che non risulta indagato, anche se la sua principale collaboratrice è stata prontamente arrestata, ma le cui intercettazioni telefoniche sono state subito date in pasto alla stampa.
Le coincidenze temporali sono sorprendenti, per chi ancora si sorprenda: le richieste dei pm ("simpatizzanti della sinistra Nimby", quella che organizza i blocchi, rileva il Riformista) risalgono a cinque mesi fa, gli arresti sono arrivati giusto giusto ieri, mentre si tentava di superare il blocco simbolico di Chiaiano (contro cui, rileva l'editoriale del Corriere della Sera, nessun pm ha mosso un dito: "non è reato fare le barricate?") e di avviare la macchina.
L'accusa si basa sul fatto che le "ecoballe" non fossero confezionate a norma, ma i tecnici tedeschi che da sette anni le smaltiscono negano recisamente: "Mai constatato alcuna irregolarità". Massimo Malvagna, l'amministratore della la società che deve costruire il termovalorizzatore di Acerra, ieri mattina dichiarava alla radio che se i lavori iniziassero subito, a novembre l'impianto potrebbe entrare in funzione.
Dieci minuti dopo era in manette. Insieme ai responsabili di tutti i Cdr ancora attivi, ai manager di Ecolog (la società che manda i rifiuti in Germania), ai collaboratori di Bertolaso. Tutto bloccato, senza scampo, e col colera alle porte. "Un pezzo dello Stato va nella direzione opposta allo Stato, e mette kappaò tutto il sistema", denuncia l'assessore campano Claudio Velardi. Così platealmente che pare risvegliarsi persino il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino: "Il formalismo non può distruggere la sostanza di una situazione drammatica, in cui servirebbe una responsabilità corale", sussurra il giudice dei giudici.
3 - INTERCETTAZIONI: BERTOLASO: VOGLIO SPUTTANARE I TECNICI DI PECORARO SCANIO...
Fulvio Milone per La Stampa
«Marmellata fritta» invece di informazioni serie e circostanziate da passare alla Comunità europea; spazzatura putrida invece che rifiuti depurati da mettere in una discarica nel Parco Nazionale del Vesuvio; gli impianti per il trattamento dell'immondizia da cui in realtà «esce monnezza, punto e basta»; ecoballe che di «eco» non hanno nulla e che «noi ammucchiamo facendo mucchi di merdaccia».
E poi, un furibondo Bertolaso che sulla soglia delle dimissioni da commissario straordinario se la prende con «lo Stato vigliacco», e vuole «sputtanare i tecnici del ministero dell'Ambiente» retto dal suo nemico giurato, Alfonso Pecoraro Scanio. C'è di tutto e di più nelle 643 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare contro i 25 imprenditori e funzionari dello Stato finiti nel mirino della procura napoletana.
SOTTO IL VESUVIO
C'è un problema che riguarda la discarica di Terzigno. Si trova nel Parco Nazionale del Vesuvio, lì possono essere portati solo rifiuti depurati della componente umida: il termine tecnico è «fos». Ma gli impianti per il trattamento della spazzatura non funzionano, la spazzatura trattata non esiste in Campania. La vice di Bertolaso parla al telefono con Gianfranco Mascazzini, direttore generale del ministero dell'Ambiente. E' il 30 maggio 2007. Mascazzini racconta di un'audizione alla Commissione parlamentare per i rifiuti: «... poi ho parlato di Terzigno». Di Gennaro: «Sì». Mascazzini: «Dicendo che sarà il fos, sarà le cose bellissime che faremo, no?...».
MARMELLATA FRITTA
Ancora la telefonata del 30 maggio 2007. Deve fare una relazione da mandare alla Comunità europea preoccupata per quanto sta accadendo con l'emergenza-rifiuti, e vuole avere notizie su Terzigno e le altre discariche. Mascazzini: «... stiamo cercando di immaginare che cosa possiamo dire... Su Terzigno pensiamo di metterci solo marmellata fritta... Il mio problema è di avere quattro carte...». Di Gennaro: «Quattro carte sulle altre aree, va bene». Mascazzini: «Fumerò... ci metterò dentro un po' di cose...». Di Gennaro: «Va bene».
BERTOLASO FURIOSO
Maggio 2007. Bertolaso ha deciso di dimettersi dall'incarico di Commissario straordinario dopo che il suo nemico, il ministro Pecoraro Scanio, è riuscito a impedire l'apertura di una discarica in località Valle della Masseria nel Comune di Serre. Parla al telefono con il prefetto Alessandro Pansa, ed è arrabbiatissimo. Bertolaso: «... ho già mollato l'incarico alla luce di questa devastante vicenda di vigliaccheria assoluta da parte dello Stato...». Pansa: «Mi dispiace un sacco... io non so chi meglio di te possa... Siamo proprio nella merda seria». Bertolaso: «Vedrai che il ministero dell'Ambiente... saprà tirare fuori qualche altro cilindro...».
«IO LI SPUTTANO»
E' ancora Bertolaso che parla, questa volta con la sua vice Marta Di Gennaro, il 17 maggio 2007. «Tu fai tutto quello che può essere utile, che può servire... Io ho un obiettivo preciso: sputtanare i tecnici del ministero dell'Ambiente».
MACCHIA SOPRANA
E' il nome di una località di Serre dove il ministro Pecoraro Scanio è riuscito a far localizzare una discarica invece che a Valle della Masseria, come voleva Bertolaso. Il quale si sfoga con Marta Di Gennaro: «A me di Macchia Soprana non me ne frega un cazzo, e non la faremo mai probabilmente...».
MONNEZZA E BASTA
Marta Di Gennaro e Michele Greco parlano degli impianti che in realtà dovrebbero per legge trattare i rifiuti, ma non lo fanno. Di Gennaro: «Senti, il Compost fuori specifica è quello che viene dal Cdr degli altri paesi, non dal nostro...». Greco: «No, no... il nostro è monnezza, punto e basta».
Parlano ancora Greco e la dottoressa Di Gennaro. Greco: «Qui non ha proprio senso fare il trattamento dei rifiuti...». Di Gennaro: «Sì, ma rimane fra noi... non ce lo possiamo dire... ora noi dobbiamo parlare il linguaggio che parlano tutti... che è il linguaggio della vaghezza».
TROPPA PUZZA
L'immondizia che esce dagli impianti di trattamento puzza da morire. E non dovrebbe, visto che dagli impianti dovrebbe uscire materiale «inerte». Che fare? Al telefono parlano ancora Di Gennaro e Mascazzini che ha contattato dei tecnici dell'Enea: «... Il tentativo è di trattare con una polverina magica... tipo la calce... che mischiata con la roba da trattare con... la roba da spostare... la rende meno puzzolente».
MONNEZZA «TAROCCATA»
24 maggio 2007. Marta Di Gennaro parla con Michele Greco e gli racconta di aver parlato con Gianfranco Mascazzini: «Gli ho detto... non devi rompere il piffero sulla fos. E Mascazzini: perché tu mi hai scritto che (dagli impianti, ndr) esce della tritovagliatura e non hai scritto stabilizzata... e io ho detto: io non scrivo mai cose che non rispondono al vero, quindi il vero aiuto che mi devi dare è di rinaturalizzare quello che ti ho scritto...».
ORMAI È LA FINE
Il 20 giugno 2007 la Di Gennaro chiama Bertolaso e si sfoga con il capo: «Guido basta, così non va. Centinaia di sindaci cafoni che rivendicano diritti, tutti che pretendono e se la prendono con noi... ammucchiamo balle e facciamo mucchi di merdaccia... Chi ci ha portato in questa storia merita la morte... Dobbiamo trovare il coraggio di andarcene. Stasera che sono scoglionata vedo le cose come sono, senza eroismi...».
Dagospia 28 Maggio 2008
Ugo Magri per La Stampa
Se Berlusconi aveva dubbi sul prossimo provvedimento, l'«Operazione rompiballe» della procura napoletana glieli ha tolti: ripartirà dalle intercettazioni. Leggere sulle agenzie di stampa le telefonate di Bertolaso pare sia stata la goccia. L'avvocato-senatore Ghedini è al lavoro per conto del premier, venerdì in Consiglio dei ministri tutto sarà pronto per varare un disegno di legge che metta in carcere chi compia o diffonda intercettazioni illegali. Il Cavaliere è in allarme.
A pranzo coi presidenti delle Camere per festeggiare il mezzo secolo di Cossiga in Parlamento, si è sfogato contro «l'ingovernabilità totale della magistratura a Napoli», che non raccoglie neppure il richiamo di Napolitano, l'esortazione del Presidente affinché «non si ceda mai a logiche di arroccamento o a pressioni localistiche». Cossiga ha consigliato spiritosamente all'amico Silvio di cucirsi la bocca, «altrimenti quelli ti arrestano la moglie e i figli».
Nella visione sospettosa di Berlusconi, c'è un preciso segnale spedito dalla Campania al governo. E questo messaggio ha molto a che vedere col decreto legge di sette giorni fa: le inchieste sui reati ambientali tutte concentrate nelle sole mani del procuratore capo di Napoli. E' la scintilla di una guerra che il premier non aveva previsto, e di cui ora farebbe volentieri a meno perché rischia di incarognire l'emergenza rifiuti.
A mettersi contro il governo è un folto plotone di inquirenti napoletani. Quanti sono lo sapremo oggi, in base alle firme sotto una protesta che invieranno al Csm e all'Associazione nazionale magistrati. Sul banco degli imputati c'è, appunto, il decreto Berlusconi contro cui scende in campo con clamore a Roma la corrente di sinistra delle toghe, Magistratura democratica (lettera ad Alfano). Sono forti i dubbi di costituzionalità, ma soprattutto dilaga il timore (per dirla con il procuratore aggiunto di Napoli, Mancuso) che per effetto del dl «il governo si scelga i suoi magistrati», che sia insomma un puro pretesto per rivedere l'ordinamento giudiziario, anche in materia di assegnazione dei fascicoli.
Il ministro nega risoluto, però deve fare i conti con questa coincidenza temporale (protesta dei pm e nuova inchiesta sui rifiuti). Un puro caso, assicurano in Procura a Napoli. «Figurarsi se ci crediamo», reagiscono dalle parti di Berlusconi. Dove già c'è chi punta l'indice contro l'inesperienza del giovane Guardasigilli Alfano: «Con la pensata del decreto è andato a scatenare un vespaio».
Guarda caso, ieri sera il ministro è stato convocato a Palazzo Chigi. E per riceverlo, Berlusconi ha dovuto rinunciare a una cena con Lady Thatcher. «Se proprio bisognava regolare le competenze dei magistrati in tema di rifiuti», ragiona un consigliere del premier, «si doveva trasferire l'intera materia a Roma. Altrimenti, così, meglio lasciar perdere».
Nel Pdl in queste ore domina il complottismo. Qualcuno come Castelli, ex responsabile della Giustizia, lo dice apertis verbis: «L'inchiesta? Mi sembra un'azione intimidatoria, un avviso a chi si dà troppo da fare per risolvere il problema dei rifiuti». Mantovano, sottosegretario all'Interno, concorda: l'inchiesta cade «nel momento peggiore possibile». Lupi, berlusconiano lombardo, aggiusta la mira sui pm napoletani: «Svolgano il loro compito, ma non intralcino l'azione del governo...».
I pm dell'inchiesta non riscuotono applausi nemmeno nel Pd. Realacci ne ha ragionato col suo leader prima di prendere le distanze: «Non sarà la giustizia a risolvere il problema dei rifiuti in Campania, ma mi auguro che agisca per agevolarne la soluzione, senza ostacolarla come qualche volta ha fatto...». Colpisce negativamente, al loft veltroniano, il capo d'accusa «contro un galantuomo come il prefetto di Napoli Pansa». Altra cosa è il decreto: concentrare le competenze sul capo della Procura è un errore. E nel Pd ancora non sanno di avere alleati potenti nello staff del Cavaliere.
2 - UN PEZZO DELLO STATO VA NELLA DIREZIONE OPPOSTA ALLO STATO, E METTE BERTOLASO KAPPAÒ
Laura Cesaretti per Il Velino.it
A Napoli venne inquisito, arrestato, processato Enzo Tortora, e in primo grado anche condannato. Praticamente come un capo della camorra. Va ricordato, giusto per non stupirsi troppo di quel che accade. Da qualche settimana, alcuni giornali avevano cominciato a segnalare il fatto che la magistratura napoletana era uno degli attori della grande farsa tragica dei rifiuti che seppelliscono la Campania: uno stillicidio di provvedimenti che bloccavano un impianto qua per un vizio di forma nelle autorizzazioni, sequestravano una discarica là perchè mancava l'estintore (ma c'era un'intera squadra di pompieri).
Col risultato di inceppare qualsiasi tentativo di soluzione. Un problema sul quale il decreto del governo è intervenuto, per cercare di sbloccare la paralisi, ipotizzando una superprocura regionale in materia ambientale. Immediatamente è scoppiata la rivolta delle toghe partenopee: assemblea di protesta dei pm, documenti al Csm, proclami di "incostituzionalità".
E ieri la ciliegina sulla torta, preannunciata da inchieste di Repubblica e da dichiarazioni di alcuni esponenti della sinistra che animano la protesta anti-Bertolaso: raffica di arresti e avvisi di garanzia. Che decapitano ogni singolo responsabile degli apparati destinati alla gestione e allo smaltimento dell'immondizia campana, e colpiscono in pieno il responsabile politico e tecnico chiamato a risolvere l'emergenza, Bertolaso. Che non risulta indagato, anche se la sua principale collaboratrice è stata prontamente arrestata, ma le cui intercettazioni telefoniche sono state subito date in pasto alla stampa.
Le coincidenze temporali sono sorprendenti, per chi ancora si sorprenda: le richieste dei pm ("simpatizzanti della sinistra Nimby", quella che organizza i blocchi, rileva il Riformista) risalgono a cinque mesi fa, gli arresti sono arrivati giusto giusto ieri, mentre si tentava di superare il blocco simbolico di Chiaiano (contro cui, rileva l'editoriale del Corriere della Sera, nessun pm ha mosso un dito: "non è reato fare le barricate?") e di avviare la macchina.
L'accusa si basa sul fatto che le "ecoballe" non fossero confezionate a norma, ma i tecnici tedeschi che da sette anni le smaltiscono negano recisamente: "Mai constatato alcuna irregolarità". Massimo Malvagna, l'amministratore della la società che deve costruire il termovalorizzatore di Acerra, ieri mattina dichiarava alla radio che se i lavori iniziassero subito, a novembre l'impianto potrebbe entrare in funzione.
Dieci minuti dopo era in manette. Insieme ai responsabili di tutti i Cdr ancora attivi, ai manager di Ecolog (la società che manda i rifiuti in Germania), ai collaboratori di Bertolaso. Tutto bloccato, senza scampo, e col colera alle porte. "Un pezzo dello Stato va nella direzione opposta allo Stato, e mette kappaò tutto il sistema", denuncia l'assessore campano Claudio Velardi. Così platealmente che pare risvegliarsi persino il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino: "Il formalismo non può distruggere la sostanza di una situazione drammatica, in cui servirebbe una responsabilità corale", sussurra il giudice dei giudici.
3 - INTERCETTAZIONI: BERTOLASO: VOGLIO SPUTTANARE I TECNICI DI PECORARO SCANIO...
Fulvio Milone per La Stampa
«Marmellata fritta» invece di informazioni serie e circostanziate da passare alla Comunità europea; spazzatura putrida invece che rifiuti depurati da mettere in una discarica nel Parco Nazionale del Vesuvio; gli impianti per il trattamento dell'immondizia da cui in realtà «esce monnezza, punto e basta»; ecoballe che di «eco» non hanno nulla e che «noi ammucchiamo facendo mucchi di merdaccia».
E poi, un furibondo Bertolaso che sulla soglia delle dimissioni da commissario straordinario se la prende con «lo Stato vigliacco», e vuole «sputtanare i tecnici del ministero dell'Ambiente» retto dal suo nemico giurato, Alfonso Pecoraro Scanio. C'è di tutto e di più nelle 643 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare contro i 25 imprenditori e funzionari dello Stato finiti nel mirino della procura napoletana.
SOTTO IL VESUVIO
C'è un problema che riguarda la discarica di Terzigno. Si trova nel Parco Nazionale del Vesuvio, lì possono essere portati solo rifiuti depurati della componente umida: il termine tecnico è «fos». Ma gli impianti per il trattamento della spazzatura non funzionano, la spazzatura trattata non esiste in Campania. La vice di Bertolaso parla al telefono con Gianfranco Mascazzini, direttore generale del ministero dell'Ambiente. E' il 30 maggio 2007. Mascazzini racconta di un'audizione alla Commissione parlamentare per i rifiuti: «... poi ho parlato di Terzigno». Di Gennaro: «Sì». Mascazzini: «Dicendo che sarà il fos, sarà le cose bellissime che faremo, no?...».
MARMELLATA FRITTA
Ancora la telefonata del 30 maggio 2007. Deve fare una relazione da mandare alla Comunità europea preoccupata per quanto sta accadendo con l'emergenza-rifiuti, e vuole avere notizie su Terzigno e le altre discariche. Mascazzini: «... stiamo cercando di immaginare che cosa possiamo dire... Su Terzigno pensiamo di metterci solo marmellata fritta... Il mio problema è di avere quattro carte...». Di Gennaro: «Quattro carte sulle altre aree, va bene». Mascazzini: «Fumerò... ci metterò dentro un po' di cose...». Di Gennaro: «Va bene».
BERTOLASO FURIOSO
Maggio 2007. Bertolaso ha deciso di dimettersi dall'incarico di Commissario straordinario dopo che il suo nemico, il ministro Pecoraro Scanio, è riuscito a impedire l'apertura di una discarica in località Valle della Masseria nel Comune di Serre. Parla al telefono con il prefetto Alessandro Pansa, ed è arrabbiatissimo. Bertolaso: «... ho già mollato l'incarico alla luce di questa devastante vicenda di vigliaccheria assoluta da parte dello Stato...». Pansa: «Mi dispiace un sacco... io non so chi meglio di te possa... Siamo proprio nella merda seria». Bertolaso: «Vedrai che il ministero dell'Ambiente... saprà tirare fuori qualche altro cilindro...».
«IO LI SPUTTANO»
E' ancora Bertolaso che parla, questa volta con la sua vice Marta Di Gennaro, il 17 maggio 2007. «Tu fai tutto quello che può essere utile, che può servire... Io ho un obiettivo preciso: sputtanare i tecnici del ministero dell'Ambiente».
MACCHIA SOPRANA
E' il nome di una località di Serre dove il ministro Pecoraro Scanio è riuscito a far localizzare una discarica invece che a Valle della Masseria, come voleva Bertolaso. Il quale si sfoga con Marta Di Gennaro: «A me di Macchia Soprana non me ne frega un cazzo, e non la faremo mai probabilmente...».
MONNEZZA E BASTA
Marta Di Gennaro e Michele Greco parlano degli impianti che in realtà dovrebbero per legge trattare i rifiuti, ma non lo fanno. Di Gennaro: «Senti, il Compost fuori specifica è quello che viene dal Cdr degli altri paesi, non dal nostro...». Greco: «No, no... il nostro è monnezza, punto e basta».
Parlano ancora Greco e la dottoressa Di Gennaro. Greco: «Qui non ha proprio senso fare il trattamento dei rifiuti...». Di Gennaro: «Sì, ma rimane fra noi... non ce lo possiamo dire... ora noi dobbiamo parlare il linguaggio che parlano tutti... che è il linguaggio della vaghezza».
TROPPA PUZZA
L'immondizia che esce dagli impianti di trattamento puzza da morire. E non dovrebbe, visto che dagli impianti dovrebbe uscire materiale «inerte». Che fare? Al telefono parlano ancora Di Gennaro e Mascazzini che ha contattato dei tecnici dell'Enea: «... Il tentativo è di trattare con una polverina magica... tipo la calce... che mischiata con la roba da trattare con... la roba da spostare... la rende meno puzzolente».
MONNEZZA «TAROCCATA»
24 maggio 2007. Marta Di Gennaro parla con Michele Greco e gli racconta di aver parlato con Gianfranco Mascazzini: «Gli ho detto... non devi rompere il piffero sulla fos. E Mascazzini: perché tu mi hai scritto che (dagli impianti, ndr) esce della tritovagliatura e non hai scritto stabilizzata... e io ho detto: io non scrivo mai cose che non rispondono al vero, quindi il vero aiuto che mi devi dare è di rinaturalizzare quello che ti ho scritto...».
ORMAI È LA FINE
Il 20 giugno 2007 la Di Gennaro chiama Bertolaso e si sfoga con il capo: «Guido basta, così non va. Centinaia di sindaci cafoni che rivendicano diritti, tutti che pretendono e se la prendono con noi... ammucchiamo balle e facciamo mucchi di merdaccia... Chi ci ha portato in questa storia merita la morte... Dobbiamo trovare il coraggio di andarcene. Stasera che sono scoglionata vedo le cose come sono, senza eroismi...».
Dagospia 28 Maggio 2008