AAA LEONE, AZIONISTI IN VENDITA – SUL MERCATO IL 3% DI GENERALI IN MANO A MEDIOBANCA, PIU’ IL 4,5% DI CDP, L'1,5% DEI VENETI E IL 2,4% DI DE AGOSTINI – A TRIESTE UN AZIONARIATO FOTOCOPIA DI UNICREDIT

Fabio Tamburini per "Il Corriere della Sera"

I riflettori della cronaca sono stati accesi su Generali per le vicende legate alle azioni di risarcimento da avviare nei confronti dell'ex amministratore delegato, Giovanni Perissinotto, e dell'ex direttore generale, Raffaele Agrusti. Ma la questione cruciale è un'altra e può essere riassunta in una sola domanda: come sta cambiando l'azionariato delle Generali?

La domanda è giustificata perché la fase attuale è senz'altro di passaggio e giustifica grande attenzione perché la compagnia triestina è, insieme all'Eni, la regina delle società quotate italiane, una vera multinazionale con 80 mila dipendenti, presente in 60 paesi con una raccolta premi intorno a 70 miliardi di euro, per il 70 per cento fuori dal mercato italiano. I

n passato il controllo delle Generali era una pratica riservata alla Mediobanca di Enrico Cuccia che aveva verso le assicurazioni un'attenzione particolare e che ha governato a Trieste giocando di sponda con l'alleato di sempre, la banca d'affari francese Lazard.

Storie d'altri tempi. Oggi Mediobanca ha messo in soffitta i patti di sindacato e controlla poco più del 13 per cento delle Generali, ma ha annunciato che nei prossimi tre anni scenderà al 10 per cento. In attesa di sistemazione c'è poi un secondo pacchetto di titoli, ancora più rotondo: poco meno del 4,5 per cento, passato dalla Banca d'Italia al Fondo strategico italiano, che a sua volta fa capo alla Cassa depositi e prestiti, società controllata dal ministero dell'Economia. La quota, come da statuto, dovrà essere ricollocata in altre mani entro il 2015.

Non solo. Altre due partecipazioni potrebbero finire sul mercato. Certamente la quota delle Generali posseduta dagli azionisti veneti vicino all'ex amministratore delegato Perissinotto, che significa almeno un altro 1,5 per cento del capitale controllato direttamente e metà del 2 per cento condiviso con la Fondazione Cr Torino (che invece non è venditrice).

E, infine, la partita è aperta per quanto riguarda il 2,4 per cento circa suddiviso tra società che hanno come riferimento la B&D holding di Marco Drago e c. (gruppo De Agostini), soprattutto se il titolo Generali tornerà sopra la soglia dei 18 euro per azione (il loro rappresentante in consiglio di amministrazione, Lorenzo Pellicioli, è l'unico che ha votato contro la decisione di avviare un'azione di risarcimento contro Perissinotto e Agrusti in sede giuslavoristica).

In totale la parte del capitale che potrebbe cambiare casacca è davvero importante, superiore al 12 per cento, in uno scenario dove altri due azionisti hanno superato di slancio la soglia del 2 per cento: gli imprenditori Leonardo Del Vecchio (ora almeno al 3 per cento) e Francesco Gaetano Caltagirone (2,3 per cento), entrambi molto liquidi e nelle condizioni, volendo, d'incrementare le loro partecipazioni. Del Vecchio, in particolare, è certamente compratore e dicono di Caltagirone che ha liquidità per almeno 1 miliardo.

Fin qui la fotografia dell'azionariato di comando. Ma c'è l'altra faccia della medaglia, decisiva per capire come evolverà la situazione: la capacità delle Generali di produrre profitti adeguati. E su questo terreno verrà giudicato il nuovo amministratore delegato, Mario Greco, nominato nell'estate 2012 e protagonista di un rinnovamento totale della prima e anche della seconda linea del management.
In termini di capitalizzazione e redditività le Generali hanno risentito molto della grande crisi precipitando nella classifica delle principali compagnie assicurative internazionali.

Nel 2008 il gruppo triestino, pur perdendo quota rispetto al 2005, ha conservato la quarta posizione dietro a China life, Axa e Allianz nella graduatoria per capitalizzazione. Ma nel 2012 è scivolato al dodicesimo posto, contro Allianz che ha guadagnato posizioni fino a conquistare il secondo posto nel 2012 e addirittura il primo l'anno scorso. Meno brillanti sono state le performance della francese Axa, ma comunque distanti anni luce da Generali: sesta posizione in classifica nel 2012 e quarta nel 2013.

Andamenti negativi, quelli del gruppo triestino, legati all'incapacità di fare profitti apprezzabili: sedicesima nella classifica degli utili netti nel 2012, con 90 milioni di euro, da considerare tenendo conto di svalutazioni per circa 2 miliardi di euro e di regole che non sempre nei vari Paesi sono omogenee. Comunque troppo poco rispetto al primo posto di Allianz (con 5,2 miliardi di euro) e al secondo di Axa (4,2 miliardi di euro). La scommessa di Greco, e anche il banco di prova al quale è atteso, è riportare gli utili a livelli accettabili.

Un segnale di svolta arriverà già con il bilancio 2013 in cui, secondo le prime indicazioni, i numeri risulteranno significativamente migliori, con distribuzione di un dividendo adeguato. Proprio questo, alla fine, è il modo più efficace per difendere l'autonomia delle Generali perché così aumenta il valore della compagnia e ogni scalata diventa troppo onerosa.

Resta, in chiusura, una semplice curiosità: la sovrapposizione che si sta delineando tra azionisti forti di Generali e di Unicredit. Dalla Delfin di Leonardo Del Vecchio alla Fondazione Cr Torino passando per Caltagirone. E, a sua volta, proprio Unicredit è il primo azionista di Mediobanca. L'intreccio è interessante anche se viene liquidato dagli interessati con una battuta, che ricorda come «non ci sia stato un caso di successo al mondo dei matrimoni tra banche e assicurazioni».

 

 

bancagenerali mario greco Lorenzo PelliccioliGiovanni Perissinotto AGRUSTIPALLADIO MARCO DRAGO ROBERTO MENEGUZZODEL VECCHIO Francesco Gaetano Caltagirone

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?