romano prodi su report

AAA ITALIA VENDESI - STASERA ‘REPORT’ DOPO LA GERMANIA SI CUCINA LA FRANCIA, ANZI È LA FRANCIA CHE SI È CUCINATA NOI: UNICREDIT, TIM, GENERALI, MEDIOBANCA, BNL, CARIPARMA, MEDIASET, FENDI, BULGARI, BRIONI, GUCCI ECCETERA ECCETERA - INTERVISTE A CALENDA, PRODI, BONO, SAPELLI (VIDEO)

 

IN ONDA STASERA 21.10, RAI 3

 

VIDEO:

http://www.raiplay.it/social/video/2017/12/ANTICIPAZIONE-Stasera-alle-2110-su-Rai3-Report-AAA-Italia-vendesi-d91965f2-ffec-48e4-981b-d0074445e934.html?wt_mc=2.social.fb.rai3_Report.&wt/

 

GIULIO SAPELLI- ECONOMISTA

Adesso il governo fa la Golden Power, ci pensa su, dopo che questi hanno mentito davanti alla Consob. Fior fiore di avvocati italiani sostengono uno che nomina il top management e non ha il controllo di un’azienda? Ma ragazzi, se io se dovessi dire questo ai miei studenti mi pigliano a pomodorate no?

 

SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO

romano prodi

Chi controlla Telecom ha la possibilità di controllare dati  e tabulati di 40 milioni di utenze tra fisse e mobili. Poi controlla anche la società   Telsy  che distribuisce telefonini e apparati criptati per le istituzioni nazionali e internazionali. Poi controlla anche Telecom San Marino, il gruppo Tim Brasil che ha oltre 60 mln di utenze. Poi path.net  che è la piattaforma dove viaggiano i dati della digitali della pubblica amministrazione. Poi Persidera che è l’operatore di rete indipendente dotato di cinque multiplex digitali nazionali.

 

Controlla anche Tivùsat, che è la piattaforma satellitare che veicola il digitale terrestre. Inwit  che è il primo gestore di torri per la telefonia mobile, il secondo in tutta Europa. Controlla soprattutto  Sparkle, che è praticamente la rete di cavi sottomarini che collega l’occidente, l’Italia, dove passa il traffico internet verso la Turchia, l’Iran e Israele.

BOLLORE BERLUSCONI

 

Insomma su quella rete, sulla rete Telecom passano le informazioni piu’ sensibili dei nostri ministeri, forze dell’ordine, degli apparati di sicurezza, degli ospedali, delle imprese, delle ambasciate, delle industrie.  Ed è per questo che è considerato un asset strategico, e il governo può applicare  il golden power, cioè il potere di controllo, ma fino a dove arriva questo controllo?

 

Grazie ad un complesso schema di finanziarie controlla un gruppo che,  viene stimato, dovrebbe valere oltre  7 miliardi di dollari. È presente, oltre che in Europa, in Asia e Africa, ha interessi oltre che nelle  banche, nelle assicurazioni, nelle telecomunicazioni,  nella produzione cinematografica e in quella dell’ intrattenimento. Anche  nei  trasporti, logistica, ferrovie, porti, componenti per auto elettriche. Ecco ha interessi anche nell’agroalimentare dove,  tra i prodotti che spinge di più sono i vini francesi di eccellenza. 

 

Ma Bollorè pare avere il vizietto delle scalate nell’ombra. Per aver tentato di scalare, dando informazioni fuorvianti e false al mercato, è stato sanzionato dalla Consob per 3 milioni di euro e interdetto all’occupare cariche per 18 mesi in società quotate. Questo perché aveva tentato di scalare la PREMAFIN dei LIGRESTI  Poi all’inizio di quest’anno, in seguito ad una denuncia di Berlusconi,  è stato posto sotto indagine dalla procura di Milano, con l’accusa  di aggiotaggio per aver tentato di acquisire  la Mediaset.

SIGFRIDO RANUCCI

 

Ecco, insomma, volendo prenderla un po’ a ridere, sulla rete che controlla Bollorè passano le telefonate della Consob che l’ha sanzionato, anche quelle nostre e della Rai che stiamo facendo un’inchiesta sul suo gruppo. Riuscirà il nostro governo a rimettere le mani sulla rete così strategica? L’ex premier Matteo Renzi aveva creato una società, Open Fiber, con pezzi di stato dentro, Enel e Cassa Depositi  e Prestiti.  Ed ora la partita si gioca sull’ultimo miglio. 

 

 

 

GIOVANNA BOURSIER

Vivendi ha la maggioranza in Cda da maggio 2017, ma è solo a fine luglio, quando l’amministratore delegato Flavio Cattaneo esce con 25 milioni di liquidazione e il Cda vota direzione e coordinamento, che il governo si accorge che dovevano notificargli il controllo. I francesi negano di averlo, ma il 13 settembre la Consob li smentisce: Vivendi ha il controllo di fatto di Tim. Il governo può applicare il Golden Power, cioè il potere speciale che gli consente di blindare le società strategiche per l’interesse nazionale.

 

JONELLA LIGRESTI

MINISTRO CARLO CALENDA

Io l’ho esercitato, secondo me, diciamo, quando c’erano gli estremi per esercitarlo.

 

GIOVANNA BOURSIER

Però loro controllano da prima perché quando è che salgono? Com’è che nessuno si accorge che a un certo punto Vivendi sta salendo nella maggioranza Telecom e governa tutto il Cda?

 

MINISTRO CARLO CALENDA

No, se ne sono accorti tutti del fatto che Vivendi stava salendo. Io come ho detto, come mi è capitato di dire al presidente allora che venne qui, gli ho detto questa è una operazione dove pensate di trattare noi come la Guiana francese.

 

GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO

Adesso Depuyfontaine è diventato presidente di Telecom, mentre il nuovo Amministratore Delegato è Amos Genish, entrambi Vivendi. A ottobre Calenda applica il Golden Power per la prima volta in Italia, sulla rete, compresa Sparkle, che è quella sottomarina, per interesse nazionale.

 

MINISTRO CARLO CALENDA

ligresti

Le prescrizioni del Golden Power prevedono una persona nel consiglio di amministrazione. Il fatto che loro non possono muovere asset dall’Italia che riguardano la sicurezza della rete, gli investimenti sulla rete, e tutta un’altra serie di prescrizioni molto dettagliate. Quello è interesse nazionale. Il fatto di disquisire sulla nazionalità degli azionisti non lo è, anche perché, faccio osservare, che non è che Telecom dagli azionisti italiani sia stata gestita così bene, no?

 

GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO

Ancora adesso Telecom ha debiti per 25 miliardi netti, su un fatturato di 19 miliardi.

 

GIOVANNA BOURSIER

A garantire quei debiti è la rete?

 

MAURIZIO MATTEO DECINA - ECONOMISTA DELLE TELECOMUNICAZIONI

Sì, la rete potrebbe valere intorno ai 15 miliardi, ovviamente sarà il mercato a decidere

 

GIOVANNA BOURSIER

Ma è un peccato se ce la giochiamo, perché sarebbe un’azienda che invece potrebbe…

 

GIULIO SAPELLI- ECONOMISTA

GIOVANNA BOURSIER

Senta, senta, noi quando è cominciata la telefonia mobile potevamo essere un’azienda leader, poi abbiamo cominciato a perdere i pezzi.

 

GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO

Intanto è diventata a maggioranza francese, e il problema del governo è diventato tenersi la rete. Già nel 2013, l’allora Presidente, Franco Bernabè, voleva scorporarla dalla telefonia, quando a scalare Telecom era la spagnola Telefonica, ma il governo Letta dice no. Adesso trattiamo per riprendercela. Perché ci passano i cavi, le informazioni, i dati.

 

GIOVANNA BOURSIER

Lei è per lo scorporo della rete?

 

MINISTRO CARLO CALENDA

Sì, io l’ho detto tante volte.

 

GIOVANNA BOURSIER

E se si scorpora la rete dobbiamo pagarla?

 

MINISTRO CARLO CALENDA

Io quello che non voglio fare è una cosa in cui lo stato italiano si mette a negoziare con un privato su una cosa di cui non sappiamo il valore, e finisce, nella storia dell’Italia, per pagarlo molto di più di quello che vale. Non ci credo a questo. Penso che la scelta giusta debba essere una scissione societaria che viene quotata sul mercato, come è stato fatto in Inghilterra, che ci siano due società, una che si occupa della rete e una dei servizi.

GIULIO SAPELLI

 

STEFANO PILERI – AMMINISTRATORE DELEGATO ITALTEL

A questa rete è connesso, e sarà sempre più connesso, tutta la struttura industriale del Paese, la pubblica amministrazione.

 

GIOVANNA BOURSIER

Che cosa passa sulla rete?

 

STEFANO PILERI – AMMINISTRATORE DELEGATO ITALTEL

Le telefonate. E c’è un altro servizio importante che viaggia sulle reti di telecomunicazioni e che è diventato la… è diventato quello più utilizzato, è il servizio di accesso e navigazione ad internet. Se non evolve, sarà più difficile fare iniziative industriali.

 

GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO

Per questo bisogna fare la fibra, che vuol dire sicurezza, velocità e sviluppo del Paese, che altrimenti resta indietro. Ma Tim, indebitata, la banda larga la promette da anni e manca sempre l’ultimo miglio, cioè il tratto fino a casa, che è ancora in rame. Per fare la banda larga nelle zone svantaggiate, due anni fa Renzi ha fatto Open Fiber, 50% Enel e 50% Cassa Depositi e Presiti. Presidente Franco Bassanini, ex Cassa Depositi e Prestiti. Anziché tenerci la rete e migliorarla, ne abbiamo fatta un’altra.

 

GIOVANNA BOURSIER

Quindi Renzi dice: Cassa Depositi e Prestiti è Enel, fatelo voi l’ultimo miglio perché Telecom non ha una lira.

 

MAURIZIO MATTEO DECINA - ECONOMISTA DELLE TELECOMUNICAZIONI

Sì.

 

GIUSEPPE BONO

GIOVANNA BOURSIER

Cioè uno dice: ci troviamo con due società della rete che adesso, tra l’altro, litigano?

 

MAURIZIO MATTEO DECINA - ECONOMISTA DELLE TELECOMUNICAZIONI

Sì, questo è vero. Da una parte ci sono degli effetti positivi, in quanto Telecom in questi ultimi anni sta correndo, perché ha già cablato il 70% degli armadi, e sta correndo perché è entrata Open Fiber. Quindi si è creata una concorrenza che prima non c’era. Però, al tempo stesso, c’è il pericolo della duplicazione dei costi, cioè due operatori che costruiscono due reti parallele.

 

GIULIO SAPELLI- ECONOMISTA

Ma che bisogno c’era di fare..? Avevamo già una rete fissa. non c’era nessun motivo che, per avvantaggiare l’Enel che è un’azienda pubblica?

 

GIOVANNA BOURSIER

Il governo le risponderebbe che Telecom non l’avrebbe fatta la banda larga?

 

GIULIO SAPELLI- ECONOMISTA

In ogni caso io non mi metto a fare come azienda pubblica qualcosa che c’è già. Perché devo darla a un’altra impresa, all’Enel? Ma perché? Ma l’Enel poi fa energia elettrica, no? Non lo so. È un mondo fuori squadra e non si spiega se non per potentissime lobbies nascoste, italiane e non italiane, che lavorano e premono su i decisori politici.

 

GIOVANNA BOURSIER

Verrebbe da dire che forse Renzi era l’unico che si era accorto che il controllo di Telecom lo stavano prendendo i francesi, e quindi gli ha fatto una società italiana per fare concorrenza alla Francia…

 

MAURIZIO MATTEO DECINA - ECONOMISTA DELLE TELECOMUNICAZIONI

Esattamente, esattamente, esattamente. Sembra una partita a scacchi tra i due governi.

 

GIOVANNA BOURSIER

mustier

Però l’ha fatta male, perché alla fine invece il grosso della rete ce l’ha Bollorè, ce l’ha Vivendi, e l’Italia si ritrova con una società che deve fare ‘sto ultimo miglio.

 

MAURIZIO MATTEO DECINA - ECONOMISTA DELLE TELECOMUNICAZIONI

C’è una situazione sicuramente di attrito conflittuale, sicuramente questo c’è. Il governo è stato molto aggressivo nei confronti di Telecom Italia. Però con la fusione delle due reti si possono dare tantissimi vantaggi agli italiani.

 

GIOVANNA BOURSIER

Bisogna vedere se i francesi adesso accettano di farla.

 

MAURIZIO MATTEO DECINA - ECONOMISTA DELLE TELECOMUNICAZIONI

Sì, secondo me si farà.

 

MINISTRO CARLO CALENDA

Dall’altro lato noi stiamo incominciando a ragionare su un’integrazione tra Naval Group, che è il gruppo francese che fa militare, e Fincantieri che fa militare e civile.  Nascerebbe un grandissimo player, il più grande del mondo.

 

GIOVANNA BOURSIER

Adesso i francesi vogliono ampliare l’accordo al militare: per fare le navi da guerra Fincantieri si allea con Naval Group, che è il triplo di noi, e il problema diventa Leonardo, l’ex Finmeccanica, che fornisce i sistemi di difesa, dai radar alle mitragliatrici, come la francese Thales con Naval Group. Se adesso le commesse in maggioranza vanno a loro, rischiamo di restare a bocca asciutta. L’amministratore delegato, Alessandro Profumo, è preoccupato. Si parla di centinaia di milioni di fatturato e circa 40mila lavoratori. L’amministratore delegato Fincantieri il 21 novembre, viene audito in Senato.

 

GIOVANNA BOURSIER

Però alla fine controllano i francesi questo accordo, perché l’1% è in prestito.

 

GIUSEPPE BONO - AMMINISTRATORE DELEGATO FINCANTIERI

BNP PARIBAS

Controlla chi? Scusi eh: controlla chi è capace.

 

GIOVANNA BOURSIER

No, scusi , l’1% lo danno in prestito sotto verifica?

 

GIUSEPPE BONO - AMMINISTRATORE DELEGATO FINCANTIERI

Sono tutte fesserie. Noi non facciamo “Coppi e Bartali”, noi facciamo industria. Nell’industria vince chi sa fa le cose meglio, non chi comanda.

GIOVANNA BOURSIER

Però dott. Bono lei cercava di fare un accordo in cui l’Italia emergesse, no? Prendersi i cantieri coreani e riuscire a fare la nostra produzione con dei bacini lunghi un chilometro. È vero o no che i francesi l’han fermata?

 

GIUSEPPE BONO - AMMINISTRATORE DELEGATO FINCANTIERI

Non è vero per niente, non è vero per niente. Noi in Italia certamente abbiamo i bacini, lo spiegavo anche alla Commissione, abbiamo i cantieri che c’hanno più di 100 anni.

 

GIOVANNA BOURSIER

Cioè perché volevamo i cantieri coreani?

 

GIUSEPPE BONO- AMMINISTRATORE DELEGATO FINCANTIERI

Noi partecipiamo al consolidamento dell’industria europea.

 

GIOVANNA BOURSIER

Il dubbio è che le condizioni le dettino i francesi.

 

GIUSEPPE BONO - AMMINISTRATORE DELEGATO FINCANTIERI

Ma no…

 

GIOVANNA BOURSIER

E allora perché Profumo è preoccupato? Dice tutte le attrezzature.

 

GIUSEPPE BONO - AMMINISTRATORE DELEGATO FINCANTIERI

Non lo so, non ne voglio parlare.

 

GIOVANNA BOURSIER

Non vuole parlare di Profumo?

alessandro profumo

 

GIUSEPPE BONO - AMMINISTRATORE DELEGATO FINCANTIERI

Io parlo delle cose che facciamo noi e le navi militari le facciamo noi.

 

GIOVANNA BOURSIER

E Profumo però vuole continuare a fare, perché se no è un altro patrimonio italiano che ci giochiamo?

 

GIUSEPPE BONO - AMMINISTRATORE DELEGATO FINCANTIERI

Ma perché ce lo dobbiamo giocare? Se andiamo all’estero e il signor Pincopalla dice voglio i sistemi di Thales noi abbiamo stabilito che tanto i sistemi di Thales non ci possiamo fare niente perché se il cliente vuole quello, ci saranno le compensazioni tra di noi a favore di Finmeccanica.

 

GIOVANNA BOURSIER

E lì c’è Profumo preoccupato?

 

 

MINISTRO CARLO CALENDA

E c’ha ragione. Bisogna essere molto preoccupati. Ma noi non dobbiamo rinunciare a ingaggiarci, o a fare un grande progetto internazionale perché abbiamo paura di costruire una cosa e pensiamo di soccombere con i francesi. Dobbiamo porre delle condizioni che non ci facciano soccombere.

 

SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO

Ce la stiamo mettendo tutta per non soccombere: non è facile. Intanto Macron ha mostrato i muscoli, ha fatto saltare un accordo già raggiunto e c’ha infilato  una società francese che turba i sogni di profumo. Poi, per accontentarci, ci hanno affittato l’un per cento per controllare, e’ una golden share al contrario. Gli riesce facile a casa loro. 

philippe donnet

 

Pero’ uno si chiede ma perche’ tanti pezzi d’italia in mano ai francesi. Consentiteci un ragionamento. In questi anni gli abbiamo consegnato il controllo di alcune banche :  Bnl  e’ della francese Bnp Paribas, Cariparma di Credit Agricole, hanno messo le mani pure sul credito valtellinese. Unicredit   ha come ad il francese Mustier, multato anche lui dalla Consob francese, per insider trading, Mustier, con Bollorè ha il 16% di un patto di sindacato che possiede a sua volta il 28% di Mediobanca e quindi ne controlla la Governance.

 

E Mediobanca a sua volta col 13% controlla il nostro piu’ grande gruppo assicurativo,  e il cui top manager  è il francese Donnet. Uomo sempre di Bollore’. Ne discende che 3 francesi, Mustier, Bollorè e Bonnet,  hanno in mano parti strategiche del sistema  finanziario italiano. Possono conoscere la solidita’ e le criticita’ delle nostre aziende, e se c’è qualcuna da scalare .

 

Chi appoggiano? Gli viene meglio se parla la stessa lingua.  Tornando alla nostra politica industriale, le banche creditrici  hanno avuto un ruolo anche in Sardegna.  Un ospedale costruito dal san Raffaele, sta per marcire, chiedono aiuto gli arabi. Che non vengono per beneficienza. Ma in cambio di pezzi di Costa Smeralda. Un piatto  ghiotto anche per altri  costruttori. Sempre che non si metta di traverso  un pastore sardo, cocciuto, che per non rinunciare alla  casa , e all’emozione di affacciarsi sul suo mare e’ disposto  a rinunciare a 700 milioni di euro.  

philippe donnet gabriele galateri di genola alberto minali

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