
ACCIAIO FUSO – DA OGGI QUASI 4 MILA DIPENDENTI DEL GRUPPO ILVA SONO IN CASSA INTEGRAZIONE. E POTREBBERO ARRIVARE PRESTO A 5.500 – TRA INTERVENTI DEI PM (CHE HANNO SEQUESTRATO L’ALTOFORNO 1 DI TARANTO) E RISORSE IN ESAURIMENTO, TORNA L’IPOTESI DEL FALLIMENTO. SUL TAVOLO RESTA L’OFFERTA D’ACQUISTO DEL GRUPPO AZERO “BAKU STEEL” – IL MINISTRO DEL MADE IN ITALY, ADOLFO URSO, ASSICURA: “SONO IN ARRIVO 100 MILIONI DI EURO PER CONTINUARE L'ATTIVITÀ”. MA LA FIOM DENUNCIA: “SIAMO SULL'ORLO DEL BARATRO” – E OGGI SI È REGISTRATA UNA PERDITA DI GAS NELL'ACCIAIERIA 2 DI TARANTO…
URSO, SULL'EX ILVA AVANTI CON L'OFFERTA AZERA
adolfo urso giorgia meloni - foto lapresse
(ANSA) - "È un momento cruciale e, per questo, innanzitutto vorrei fare un appello alla massima responsabilità: evitiamo le polemiche e lavoriamo in sintonia. Non è il momento delle recriminazioni, ma delle soluzioni". Lo spiega al Sole 24 Ore il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, in merito al futuro dell'ex Ilva.
"Dobbiamo prendere atto che se manca un altoforno nella fase di transizione verso i forni elettrici la produzione non potrà più essere di 6 milioni di tonnellate come da obiettivi ma massimo di 4 milioni - prosegue -. I commissari si sono confrontati con i sindacati in merito alle conseguenze sui livelli occupazionali e sulla necessità di ricorrere alla cassa integrazione.
stabilimenti ex ilva a taranto
Nel contempo, accelereremo i lavori per far ripartire l'Afo 2 che potrebbe affiancarsi, in qualche mese, all'Afo 4 a cui abbiamo garantito la massima sicurezza".
L'autonomia finanziaria dell'ex Ilva si sta esaurendo. "Come confermato anche dall'azienda ieri le risorse stanno arrivando. Insieme al Mef, abbiamo finalizzato il passaggio decisivo per sbloccare i 100 milioni di euro destinati all'integrazione del prestito ponte, che aveva già ottenuto il via libera della Commissione - evidenzia Urso - e siamo ora nelle fasi finali dell'iter amministrativo per l'erogazione.
Con la terna commissariale stiamo lavorando per garantire che queste risorse possano assicurare continuità produttiva e stabilità operativa da qui alla cessione dell'azienda". Il valore degli asset potrebbe risultare più basso agli occhi degli azeri di Baku Steel, con cui il governo negozia la cessione del gruppo.
Una delegazione del Mimit che è stata in Azerbaigian "ha avuto interlocuzioni molto costruttive, riscontrando da parte di Baku Steel un interesse concreto e la conferma della volontà di portare avanti il percorso di acquisizione", precisa.
"Si è entrati nel merito degli adempimenti tecnici e industriali necessari a consolidare un piano di rilancio serio e pienamente orientato alla decarbonizzazione - conclude -. Stiamo lavorando per garantire che ogni passaggio risponda a criteri di sostenibilità, innovazione tecnologica e tutela occupazionale".
LAVORATORI EX ILVA, 'SIAMO PREOCCUPATI, GOVERNO CI TUTELI'
incendio all'ilva di taranto 5
(ANSA) - TARANTO, 14 MAG - "Siamo preoccupati e stanchi di essere usati come bancomat". Piero, di 46 anni, operaio del reparto Grf dell'ex Ilva di Taranto, teme che la situazione dello stabilimento possa "ulteriormente precipitare". "In questi ultimi anni - afferma - hanno pensato a fare assunzioni di dirigenti e direttori a go go mentre si continuava a prorogare la cassa integrazione.
Oggi diciamo basta. Siamo stanchi e temiamo di essere arrivati al capolinea. Vogliamo una soluzione definitiva e chiediamo al governo di prendere realmente in mano le redini del azienda, pretendiamo il risarcimento con strumenti straordinari, prepensionamenti e legge speciale per Taranto".
Qui, osserva l'operaio, "si vive con la paura di non tornare a casa per il rischio incidenti sul lavoro e non intravediamo un futuro. Invito tutti i lavoratori a fare gruppo e pretendere tutele, è arrivato il momento, il giocattolo si è rotto".
Vernile sostiene che "in un paese normale, il ministro Urso dopo le dichiarazioni sui ritardi nelle autorizzazioni alla messa in sicurezza dell'Afo1 e la risposta a mezzo stampa della magistratura, si dovrebbe dimettere. Invece, si continua a giocare sulla e con la pelle dei lavoratori e dei cittadini di Taranto".
Francesco, anche lui 46enne, operaio della Colata Continua dell'Acciaieria 2, evidenzia "la paura che domina tra i lavoratori per la situazione che si è venuta a creare con lo spegnimento dell'Afo1. Non si sa cosa accadrà all'impianto che già era in gravi condizioni.
C'è incertezza anche per le dichiarazioni del ministro Urso per il quale Taranto potrebbe essere una futura Bagnoli. In questo momento bisogna capire lo Stato come interverrà nei nostri confronti". Il lavoratore ammette anche "tensioni a livello psicologico. Nello stabilimento ormai danni si vive quasi nel terrore. Come si andrà avanti? Apprendiamo ora che i fondi stanno finendo e non si prospetta alcun futuro se lo Stato non prenderà in mano la situazione per avere continuità".
SINDACATI, 'PERDITA DI GAS IN ACCIAIERIA 2 EX ILVA
ex ilva di taranto - acciaierie d italia
(ANSA) - Una perdita di gas si sarebbe verificata questa mattina nell'acciaieria 2 dello stabilimento Acciaierie d'Italia (ex Ilva) di Taranto. Lo riferiscono fonti sindacali. Coma da prassi l'area sarebbe stata evacuata temporanemanente per consentire alla ditta incaricata di intercettare il gas disperso.
Il problema, sempre secondo le organizzazioni sindacali, potrebbe essere dipeso dal blocco di uno scambiatore che non avrebbe funzionato correttamente. Non ci sono state particolari conseguenze, anche se si starebbe valutando se procedere ai lavori al gasometro con la ripartenza dell'acciaieria 1.
Una settimana fa un grave incendio si è verificato invece all'altoforno 1, che è stato sottoposto a sequestro probatorio dalla procura. La produzione è stata pressochè dimezzata e l'azienda ieri ha annunciato la cassa integrazione per 4.046 lavoratori in tutto il gruppo, di cui 3538 a Taranto. Ma secondo i sindacati i numeri sono destinati a salire.
L'accordo del 4 marzo scorso prevede invece un massimo di 3.062 cassintegrati a rotazione su poco meno di 10mila dipendenti, di cui 2.680 a Taranto.
IL CALVARIO DELL’ILVA
Estratto dell’articolo di Valeria D’Autilia per “La Stampa”
LAVORATORI EX ILVA SOTTO PALAZZO CHIGI
Il sequestro dell'Altoforno 1 dopo l'ennesimo incidente, lo stallo sull'Autorizzazione integrata ambientale, la questione delle risorse per la continuità produttiva dell'ex Ilva e il timore del fallimento del negoziato con i nuovi acquirenti. Al punto che la Fim non usa mezzi termini: «In questo momento siamo sull'orlo del baratro».
A rendere preoccupante una vertenza già complicata e dai nodi ancora irrisolti sono i nuovi numeri dei lavoratori in cassa integrazione, a partire da oggi. Saranno circa 4mila. L'annuncio è arrivato dai rappresentanti di Acciaierie d'Italia nel corso di un vertice con i sindacati, convocato d'urgenza.
A Taranto i lavoratori interessati dalla misura saranno 3.538, a Genova 178, a Novi Ligure 165 e a Racconigi 45. Numeri record, considerando che il ricorso all'ammortizzatore sociale, in questi anni, aveva interessato al massimo 2mila unità. Inoltre, l'azienda non esclude un ulteriore incremento sino a 5.500.
La decisione comunicata nelle ultime ore viene bollata come conseguenza del sequestro della procura - senza facoltà d'uso – di Afo 1 all'indomani dell'incendio che, lo scorso 7 maggio, aveva provocato anche una fuoriuscita di nube nera di gas coke.
incendio all'ex ilva di taranto 2
I giudici, contestualmente ai sigilli, hanno però autorizzato sia le attività a salvaguardia della salute pubblica, dei lavoratori, dell'ambiente che l'accesso alla sala controllo del personale addetto al monitoraggio per garantire «le condizioni generali di sicurezza».
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Ma la procura respinge ogni possibile accusa e spiega che gli interventi sono stati autorizzati nei tempi indicati nelle istanze presentate dalla stessa azienda, previo parere tecnico dell'Arpa.
Per la Uilm «risorse economiche per la manutenzione e il ripristino degli impianti insufficienti, mentre le fonti di finanziamento già percepite, compreso il prestito ponte, sono in fase di esaurimento».
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Tutto questo accade in un momento delicato, nel pieno della trattativa con il compratore azero Baku Steel per la cessione di Acciaierie d'Italia. E il nastro della vertenza si riavvolge, tornando al 2012, con il deflagrare dell'inchiesta Ambiente Svenduto e il sequestro dell'area a caldo. Da quel momento la storia infinita del gigante d'acciaio, tra passaggi di proprietà e commissariamenti.
Sino ad oggi, con il negoziato in piedi tra governo e cordata dell'Azerbaijan che, per l'acquisto, ha messo sul piatto circa 1 miliardo. Di certo, con un altoforno in meno, la fabbrica dovrà ridurre la capacità produttiva, al di sotto dei 6 milioni di tonnellate annue previsti.
Peraltro, lo stesso Urso non ha usato mezzi termini: «Se qui si crea un'altra Bagnoli finirà come a Bagnoli», lasciando intendere gravi conseguenze. […]
Altra questione è, appunto, la decarbonizzazione. Al momento annunciata la costruzione dei forni elettrici e dell'impianto Dri per ridurre la produzione di acciaio a ciclo integrato con il carbon-coke. Nel frattempo, la nuova Aia non è stata ancora approvata dal ministero dell'Ambiente e fonti sindacali parlano di possibili, ulteriori, slittamenti.