1. ADRIANO AFFETTA FARINETTI: “LA TUA CULTURA? UNA FACCIATA PER RIEMPIRE LE TUE TASCHE” 2. PER IL SAVONAROLA DEL 45 GIRI LA TRASFORMAZIONE DEL GLORIOSO TEATRO SMERALDO IN UNA MEGA-ROSTICCERIA È INCOMPATIBILE CON “LE SALSICCE ARROSOLATE SUL CEMENTO” 3. IL BOSS DI EATALY RISPONDE PER LE RIME: “MA LO SA QUANTI TEATRI, QUANTE LIBRERIE CHIUDONO IN ITALIA PERCHÉ LA GENTE PERDE IL LAVORO E NON HA PIÙ IL REDDITO SUFFICIENTE PER PERMETTERSI DI ANDARE A TEATRO O COMPRARE LIBRI? QUINDI SE GLI STAVA COSÌ A CUORE IL TEATRO SMERALDO POTEVA FARSI AVANTI E RILEVARLO LUI. SONO CONVINTO CHE AVREBBE AVUTO LE RISORSE E LE CAPACITÀ PER FARLO” 4. SGARBI PRESENTE ALL’INAUGURAZIONE DI EATALY: “CELENTANO È UN PROFETA, È SAN GIOVANNI BATTISTA CHE DOVREBBE PARLARE GRATUITAMENTE PER L’UMANITÀ MA COSÌ NON È. HA UNA MACCHINA DIETRO CHE SI CHIAMA CLAUDIA MORI CHE È IL FARINETTI DELLA SITUAZIONE”


1. CELENTANO-FARINETTI, BOTTE TRA GURU A SINISTRA
Maurizio Caverzan per ‘Il Giornale'

La collisione era inevitabile. Ampiamente annunciata. Considerate gelosia e narcisismo di base, due riconosciuti guru della sinistra che, grosso modo, galleggiano nelle stesse acque possono non scontrarsi, presto o tardi? Non possono. Perciò, eccoli laggiù, a mezza costa, nel bacino del progressismo illuminato e modaiolo.

Oscar Farinetti, renziano ortodosso, tendenza imprenditoria glamour e politicamente corretta. E Adriano Celentano, grillino deluso e ora a sua volta neo-renziano, tendenza ecologista savonaroliano. Accostano minacciosamente, ognuno sulla propria rotta. Farinetti, patron di Eataly, profeta del cibo «di alta qualità» che «avvicina le persone, crea comunione tra i diversi strati sociali, aiuta a trovare punti di vista comuni tra gente di diverso pensiero», colpevole di aver aperto il suo «store» milanese nel posto che fu dello storico Teatro Smeraldo.

E il Molleggiato, inflessibile custode dell'italico modernariato architettonico, che da Galbiate scaglia ciclicamente le sue invettive, come ha fatto ieri sul Fatto quotidiano scomunicando i «carnefici della bellezza». Si avvicinano pericolosamente, senza che nessuno modifichi il percorso o corregga il profilo da icona chic.

«Dietro la lista dei nemici dell'arte e della cultura - ha scritto Celentano - si nasconde purtroppo una sottolista che è molto più pericolosa di quella apparente, con tanto di nome e di sfrontata visibilità in ogni talk show, come questo Oscar Farinetti, che appena può rincorre la luce dei riflettori per sprecarsi in parole ipocrite come: «Cose semplici che vengono dalla campagna e di mangiare "sano", poiché mangiare sano, ci dice il centro commerciale del suo cervello, "è alla base della cultura". Ma la tua cultura, caro Farinetti, è solo una facciata per riempire le tue tasche».

Impatto fragoroso, acque agitate, frattura consumata. Per il Savonarola di Galbiate la difesa del passato artistico e paesaggistico della Milano che fu è incompatibile con «le salsicce arrosolate sul cemento». Un tempo «le salamelle» servivano a finanziare il partito comunista. Con Farinetti servono a sostenere il Pd renziano. Adriano, non prendertela: cambiano le sigle, ma non i salumi che ingrassano le casse. Sicuro, anche quelle del patron di Eataly. Che però, in tempi difficili, continua a far girare l'economia e a offrire posti di lavoro.

Insomma, la guerricciola andrà avanti di sicuro. Il guru storico dell'ambientalismo francescano. E l'icona emergente della sinistra corretta. Una scaramuccia annunciata. Quasi come la puntualissima sentenza del Tar del Veneto, pure stigmatizzata dal Molleggiato, che ha contraddetto la decisione degli ex ministri Clini e Passera d'impedire il passaggio in Laguna delle navi oltre le 40mila tonnellate. Si sa, ogni magistrato, regionale o no, amministrativo o no, deve giustificare la propria esistenza. E farsi sentire, ohibò! Ma questa è un'altra storia.


2. "IL TEATRO? L'AVESSE PRESO LUI"
Stefano Caselli per ‘Il Fatto Quotidiano'


‘'Mi odia, ma io non so perché... Anche lui, evidentemente, è affetto dal più grande male di questo paese: criticare, criticare sempre". Oscar Farinetti ostenta indifferenza alle parole di Adriano Celentano che lo accusa di straparlare di cultura al solo fine di "riempirsi le tasche", per di più con la colpa di aver umiliato uno storico teatro di Milano trasformandolo in un luogo buono solo per "due salsicce arrosolate".

Farinetti, si è offeso?
Non ho neanche letto quello che ha scritto, me l'ha raccontato stamattina mia figlia...

Non ci crediamo, ma fa lo stesso. Cosa pensa delle accuse del molleggiato?
Per carità, capisco il suo altissimo intento, ogni parola che si distilla dal suo preziosissimo pulpito è da tenere nella massima considerazione...

Che fa, prende in giro?
Per carità, no. Ma lo sa quanti teatri, quante librerie chiudono in Italia perché la gente perde il lavoro e non ha più il reddito sufficiente per permettersi di andare a teatro o comprare libri?

Quindi?
Quindi se gli stava così a cuore il Teatro Smeraldo poteva farsi avanti e rilevarlo lui. Sono convinto che avrebbe avuto le risorse e le capacità per farlo. Oltretutto credo che Gian Longoni glielo avrebbe dato molto volentieri e io mi sarei immediatamente fatto da parte. Avrei fatto Eataly in un altro posto, immediatamente. Con la stima che ho di lui, figuriamoci se mi mettevo in mezzo! L'Italia è piena di teatri che chiudono, se Celentano vuole gli fornisco direttamente io l'elenco. Sono sicuro che sarà felice di prendersene cura.

Insomma, si è offeso.
Ma no! Io non mi offendo mai, accetto le critiche perché fanno bene e aiutano a crescere. Mi incazzo solo quando si offende la memoria di mio padre, come avete fatto voi. Quella è stata una bastardata! Per il resto ho smesso di perdere tempo a vedere dove gli altri sbagliano, da tempo sono entrato in questo algoritmo mentale..

Algoritmo mentale?
Sì, il problema principale dell'Italia : cercare sempre il brutto, criticare, criticare e solo criticare. Io cerco il bello.

Ecco, appunto. Celentano dice che lei parla di bellezza e di cultura solo per fare soldi...
E allora? Io cerco di guadagnare, non c'è dubbio che sono un mercante. Anche Celentano mi risulta che si faccia pagare, e bene, per quello che fa. Non ci vedo nulla di strano, anzi. In fondo lui è un fuoriclasse, ci mancherebbe. Io, lo ripeto, sono solo un mercante, non un artista. Devo fare soldi. altrimenti come li pago i miei dipendenti, come pago le tasse? Vendo salsicce? Certo, vendo salsicce. E credo di essere uno che mette sempre un pizzico di poesia accanto a quello che fa.

Salsicce e poesia?
Le nostre salsicce sono fatte con carni scelte della Granda (la provincia di Cuneo, ndr) e sono pagate ai produttori molto bene, il 32% in più della media, perché il lavoro va rispettato e valorizzato. Sa cosa le dico? Se Celentano venisse da Eataly e assaggiasse la nostra salsiccia sarebbe entusiasta. È difficile giudicare una cosa senza conoscerla. È come criticare un libro senza averlo letto. Venga da Eataly e cambierà idea. Lui, un artista che ha rotto gli schemi con la sua musica che in pochi capivano. Se viene a trovarci vedrà che Eataly è molto rock...

Sicuro che accetterà? Si dice che Claudia Mori volesse entrare in società con lei e che Adriano glielo abbia impedito...
Non so nulla, non ho nulla da dichiarare in merito. Conosco Claudia Mori, è una persona squisita, ha fatto con noi una splendida lezione sulla famiglia a Fontanafredda. Del resto non so niente.


3. SGARBI: "LA COLPA È AVER AUTORIZZATO LO STORE"
S.A. per ‘Il Fatto Quotidiano'


Alla lista dei carnefici della cultura e dell'arte, Adriano Celentano aggiunge una sottolista a cui appartiene Oscar Farinetti, reo di distruggere la memoria e la storia dei luoghi per vendere prosciutti e salami. Lo stupore dell'artista tocca il livello più alto nel pensare a Vittorio Sgarbi presente all'inaugurazione di Eataly Smeraldo.

"Caro Victor, si può anche essere amici di Farinetti - scrive Celentano sul Fatto - ma uno come te che ha un'idea da difendere e la tua sembra davvero un'idea SANA, non può andare all'inaugurazione per festeggiare la distruzione di uno dei maggiori TEATRI milanesi, divenuto ormai un impero, dove più di cinque generazioni si sono ritrovare per gioire e riflettere sulle tante storie che proprio da quel palco nelle varie forme artistiche e culturali ci venivano raccontate. Che sia stata una svista la tua?"

Vittorio Sgarbi, si è trattato di una caduta di stile?
Celentano, pur avendo ragione, ha torto. Farinetti, pur avendo torto, ha ragione. Mi spiego. Ha ragione Celentano, sono con lui sul principio. Farinetti è la messa in pratica dell'idea. Celentano è un profeta, è San Giovanni Battista che dovrebbe parlare gratuitamente per l'umanità ma così non è. Ha una macchina dietro che si chiama Claudia Mori che è il Farinetti della situazione. Come visione sto con Celentano. Apprezzo di Farinetti lo spirito pratico, una sintesi tra Celentano e la Mori. Se, come è vero, lo Smeraldo andava salvato, perché non lo ha preso lui?

Avremmo evitato che lo prendesse Farinetti che con i suoi limiti culturali lo ha trasformato in un grande emporio. Meglio una vita nuova delle cose che la loro fine. Il punto è coniugare la teoria con la pratica e questo è compito della Sovrintendenza, delle istituzioni. Celentano non sa che a Farinetti ho detto: hai avuto culo perché se fossi stato io assessore tu questo non avresti potuto farlo. La responsabilità non è di Farinetti, ma di chi gli concede il cambio di destinazione d'uso e non dice: caro amico Farinetti, mi piace la tua impresa ma "come" la puoi realizzare lo stabilisco io.

Vuol dire che lei avrebbe negato le autorizzazioni o avrebbe posto dei limiti?
Esattamente come ho fatto quando ero assessore e ho bloccato l'intervento di Gianmario Longoni che voleva trasformare il Teatro Lirico, dove fece l'ultimo discorso Mussolini, in uno spazio multifunzionale con tanto di maxi-cupola con ristorante che avrebbe dovuto dirigere Marcello Dell'Utri. Un progetto da 20 milioni di euro che avrebbe comportato la parziale cancellazione della struttura del teatro così come concepita dall'architetto Cassi Ramelli.

Farinetti insomma, se lei fosse stato assessore, non avrebbe mai potuto trasformare lo Smeraldo in Eataly.
Ripeto: la sua fortuna è stata di non aver avuto uno Sgarbi assessore che non guarda in faccia gli amici. E c'è un'altra cosa che Celentano non sa.

Quale?
Che non sapevo che il Teatro Smeraldo fosse stato progettato dai grandi architetti Alberto Alpago Novello e Ottavio Cabiati nel 1942. Credevo fosse del 1958.

Se lo avesse saputo non sarebbe andato all'inaugurazione?
Ci avrei pensato (sorride). A Farinetti ho detto poco fa al telefono: siccome Celentano ha ragione dobbiamo salvare il bene della tua attività salvando anche il bene di Celentano. Il che vuol dire che la tutela del formaggio, del vino, del pomodoro abbia lo stesso valore della tutela dell'architettura.

Cioè cosa farete insieme?
In un'altra impresa, non so prendi il Teatro di Parma, dove nei palchetti mentre suonavano Verdi mangiavano il culatello. Ecco: tenere insieme Verdi e il culatello. Meglio un purista che blocca tutto o lo Smeraldo che diventa Eataly? La risposta è il "come" si traduce in pratica la purezza di un'idea e il "come" spetta allo Stato stabilirlo.

 

 

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