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ALIBABA VUOLE SCOLARSI TUTTO IL VINO – IL PATRON JACK MA AL VINITALY CON RENZI: “DATELO A ME E LO VENDERO’ A 2 MILIARDI DI CLIENTI, IN 10 SECONDI VENDIAMO 100 MASERATI” – AVVISO AI NOSTRI IMPRENDITORI: “SE NON GUARDATE AI PROSSIMI 20 ANNI, SPARIRETE”

Licia Granello per “la Repubblica”

 

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«In dieci secondi, siamo in grado di vendere cento Maserati, o centomila aragoste in poche ore. Del resto, Marco Polo impiegò otto anni per andare e tornare dalla Cina. Oggi con internet ci impeghiamo otto secondi. Siamo qui per aiutare il vino italiano a sfondare in Cina. E non solo». È un fiume in piena Jack Ma, secondo uomo più ricco della Cina e creatore di Alibaba, la maggiore piattaforma di e-commerce del mondo, intervistato ieri davanti alla platea del Vinitaly insieme a Matteo Renzi dal direttore di Repubblica Mario Calabresi.

 

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Un tornado di numeri e di consigli imperiosi - «la maggior parte di voi pensa solo fino a domani sera, se non guardate a dopodomani, ai prossimi vent’anni, allora siete destinati a sparire » - che ha impressionato i produttori di vino accorsi ad ascoltare le parole d’ordine del magnate asiatico.

 

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Affilato e sorridente, il cinquantenne di Hangzhou è il classico caso di self made man. Calabresi ne ha ripercorso rapidamente la biografia: «Ha imparato l’inglese facendo la guida turistica nella sua città. Poi si è messo a insegnarlo, fino a quando nel ‘94, durante un viaggio negli Stati Uniti come traduttore, ha scoperto internet, intuendo che poteva essere un modo per dare voce ai piccoli produttori. Cinque anni dopo, nel suo appartamento fonda la piattaforma Alibaba con un gruppo di diciotto amici. Non un uomo di tecnologie, piuttosto un visionario».

 

Ma racconta di essere innamorato dell’Italia, «e infatti ci vengo quasi ogni anno, mia moglie è un’appassionata di moda ».

Il presidente del consiglio, da parte sua, è affascinato dalla rete: «Ho incontrato Jack un mese dopo che ero a Palazzo Chigi. Jack ha capito che l’economia digitale è parte del futuro dell’economia. Gli ho detto che il nostro vino è meglio di quello francese, l’ho detto anche a Hollande, e lui mi ha risposto: “Forse, ma il nostro costa più caro”.

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Ecco, noi dobbiamo superare questo gap con la Francia, smettere di piagnucolare, migliorare lo storytelling. C’è bisogno che lo Stato centrale abbia il potere di organizzare una comunicazione comune, non affidata alle singole regioni».

 

Jack Ma annuisce, snocciolando l’abisso della differenza: «Nelle ultime settimane abbiamo comprato 25 milioni di bottiglie, il 6% erano italiane contro il 55% francesi. Abbiamo trecento milioni di persone nella fascia della classe media, che diventeranno mezzo miliardo in pochi anni, e due miliardi di under 40 che comprano abitualmente su internet. I giovani adorano comprare su internet e amano i prodotti italiani. Assommiamo 120 milioni di click quotidiani sulla nostra piattaforma ».

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Applausi e brusii in sala. L’idea della porta per nulla segreta di Alibaba, con i suoi forzieri di dollari in attesa è irresistibile. Mancano però alcuni dettagli determinanti, non ultimo i gusti alcolici dei giovani cinesi, le etichette preferite, i vitigni. Calabresi prova a scardinare le risposte-spot del rivale di Amazon. Invano. Jack Ma preferisce restare sul generico. «I cinesi amano il vino di riso, ma stanno imparando ad apprezzare il vino d’uva e le vendite crescono vertiginosamente. Lo stesso sta succedendo in Malesia, nelle Filippine, a Singapore».

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La via della seta diventa dirimente per arrivare al tetto di cinquanta miliardi di euro di export agroalimentare - di cui 7.5 dal comparto vino - fissato da Renzi per il 2020 (oggi siamo a poco più di 36, di cui il 5.4 in prodotti enologici).

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Il magnate cinese regala un annuncio a effetto: «Abbiamo lanciato la giornata del vino. Si svolgerà il 9 settembre - in cinese l’ideogramma che identifica il nove equivale a quello del vino - dalle 9 di mattina alle 9 di sera». Dodici ore dedicate ad acquisti e brindisi on line, in nome della sfida all’ultimo bicchiere digitale.

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