SILVIO, NON LO FARE! - GLI ANALISTI DI BERNSTEIN METTONO IN GUARDIA IL BANANA SULLE RIPERCUSSIONI (NEGATIVE) SU MEDIASET SE MARINA ENTRASSE IN POLITICA: "POSSIBILE RAPPRESAGLIA" - MIRE AMERICANE E ARABE SUL BISCIONE

1-MEDIASET, PER BERNSTEIN FIGLI BERLUSCONI IN POLITICA SAREBBERO BOOMERANG
Da "Reuters"

L'eventuale impegno in politica di Marina Berlusconi o di un altro dei figli dell'ex premier avrebbe un effetto controproducente per il gruppo Mediaset.
E' l'opinione di Bernstein che in una nota pubblicata oggi scrive anche che la reazione positiva del titolo ai risultati delle elezioni europee è comprensibile da un lato perché dà speranza di stabilità al governo in carica, ma non si giustifica per le prospettive che si delineano per Silvio Berlusconi e per il suo gruppo Tv.

"Berlusconi sembra intrappolato" dopo il modesto risultato elettorale, che si aggiunge ai problemi giudiziari che limitano oggi la sua azione politica e quelli che potrebbero arrivare dai procedimenti in corso, scrive il broker.

"Con la fine incombente della sua carriera politica, Berlusconi sembra continuare a giocare con l'idea di far correre la figlia Marina alle prossime elezioni". Marina è però "un candidato non sperimentato che può dar prova o meno di capacità e resistenza nel duro conteso politico italiano"; ma soprattutto, ritiene Bernstein, spingere un qualsiasi membro della famiglia in politica "rischia di innescare una rappresaglia politica sulla stessa Mediaset". La sinistra potrebbe infatti ritenere che "fronteggiare per altri 30 anni un Berlusconi, supportato da un accesso privilegiato alla Tv, sia inaccettabile".

Forse a Mediaset "servirebbe di più che la famiglia si ritirasse senza clamore dalla politica", conclude Bernstein che comunque evidenza il rischio che un eventuale, futuro governo di centro-sinistra possa modificare il regime regolatorio sulla Tv per favorire una redistribuzione dei ricavi pubblicitari.

Il broker copre il titolo con "underperfom" e target di 1,65 euro. Il titolo cede intorno alle 11,30 l'1,32% a 3,594 euro dopo essere salita nelle ultime cinque sedute dell'8,8%.

2-BLACKROCK ALL'1,6% DI MEDIASET
Andrea Montanari per "Mf"

Che l'Italia sia un target significativo per il colosso mondiale Blackrock lo si è capito in questi ultimi mesi, caratterizzati nella gran parte dei casi dagli aumenti di capitale della banche, al punto che ora figura tra gli azionisti principali di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps, Ubi, Banco Popolare e Bpm. Quanto al settore delle tlc, aveva preso una posizione rilevante, con qualche problema di comunicazione e trasparenza, anche in Telecom Italia, arrivando fino al 10% (ora è scesa al 4,8%).

Ma difficilmente esiste una quotata a Piazza Affari dove il più grande gestore di capitali al mondo non sia presente. E così eccolo spuntare nel capitale di Mediaset, il primo network televisivo privato e commerciale italiano. È dal verbale dell'assemblea dello scorso 5 maggio, depositato in questi giorni, che emerge il ruolo di Blackrock nell'azionariato del Biscione. Attraverso quattro fondi attualmente possiede un pacchetto complessivo di 19,5 milioni di azioni, pari all'1,65% del gruppo televisivo di Cologno Monzese quando l'anno scorso, verbali alla mano, aveva solo lo 0,06%.

Molto probabilmente si tratterà solo di una mossa speculativa visto che Mediaset è saldamente nelle mani della famiglia Berlusconi (41,3%). Ma visto il momento favorevole alle aggregazioni nel mercato dei contenuti editoriali - la convergenza media-tlc resta un mantra - non è da escludere che l'attenzione degli americani abbia anche valenza strategica.

Soprattutto per quel che riguarda l'effervescente mercato spagnolo dove Telefonica (di cui Blackrock ha il 3,9%) sta per prendere il controllo, per 720 milioni, della pay tv Digital+ partecipata (22%) da Mediaset España. E non va trascurato che il supergestore d'Oltreoceano da qualche mese ha il 6,8% di Ei Towers, gestore di infrastrutture partecipato al 40% dallo stesso Biscione. Che il risiko abbia inizio.

3-IN QATAR MURI POCO CINESI SU MEDIASET PREMIUM
Da "Contrarian-Mf"

Se mai ci sarà un vincitore nella gara per l'acquisto di una partecipazione (di maggioranza o minoranza è ancora da definire) di Mediaset Premium, questi non potrà essere che l'emiro del Qatar. Tamim bin Hamad Al Thani, forte di una dote miliardaria, difficilmente quando vuole comprare qualcosa arriva secondo.

E in questa partita, fatta di diritti tv, contenuti editoriali e infrastrutture digitali a pagamento, dovrebbe avere la meglio. Se non altro perché sul dossier Premium è attivo su più fronti. Sia su quello televisivo che su quello bancario. E a volte si trova in concorrenza. Al Jazeera, l'emittente all news di Doha, controllata direttamente dal ministro degli Affari esteri e della Cultura del piccolo ma ricchissimo emirato, è in pole position nella gara che la vede contrapposta alla francese Canal+ (gruppo Vivendi).

Se vincesse, di fatto, sarebbe come se una comune emittente di Stato rilevasse un asset commerciale di un altro Paese: non capita certo tutti i giorni. Ma c'è di più. La famiglia Al Thani, attraverso la Qatar Holding Llc è il terzo azionista per importanza (4,96%) di Barclays, la banca inglese chiamata dalla stessa tv all news a fare la due diligence per stabilire il reale valore della piattaforma digitale a pagamento del Biscione, che vanta poco più di 2 milioni di clienti e che nel primo trimestre ha fatturato 142,8 milioni (-1%).

Chissà se a monte dell'operazione in Qatar arrivano informazioni privilegiate? Ma c'è un altro tema che dimostra l'attenzione dell'emiro per il business televisivo: la stessa Qatar Holding ha l'1,56% della francese Vivendi (il primo socio, con il 5%, è il gruppo che fa riferimento alla famiglia Bolloré) che controlla il 100% di Canal+, l'antagonista di Al Jazeera per Premium. Chi la dura la vince.

 

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