AGONIA ALITALIA - NEL 2009 AIRFRANCE HA SGANCIATO 322 MLN € PER IL 25% DELLA COMPAGNIA E OGGI QUEI SOLDI SONO IN FUMO: ORA I FRANCESI ASPETTANO PER STANARE IL BLUFF ITALIANO

Ettore Livini per "La Repubblica"

Nove mesi di tempo per (ri)provare a salvare Alitalia. Il salvagente da 500 milioni studiato per la compagnia di bandiera è una cambiale a termine. Scadenza: luglio 2014. All'inizio della prossima estate, senza un piano in grado di ridurre l'emorragia di liquidità, i nodi torneranno al pettine, i soldi saranno finiti un'altra volta e l'ex compagnia di bandiera sarà costretta - a meno di miracoli - ad alzare bandiera bianca.

I calcoli sono semplici: tra gennaio e giugno del 2013 l'aerolinea tricolore ha perso 294 milioni, 1,62 milioni al giorno. A fine giugno in cassa c'erano 128 milioni, somma che malgrado le entrate estive - la stagione migliore per i conti del gruppo - andranno con ogni probabilità in fumo prima del 14 novembre, data in cui i soci dovranno mettere mano al portafoglio per la ricapitalizzazione. Da lì scatterà la traversata nel deserto. L'inverno è da sempre il periodo in cui le compagnie aeree guadagnano di meno (o come nel caso di Alitalia, perdono di più).

Nei primi tre mesi di quest'anno, per dire, il vettore italiano ha venduto biglietti per 700 milioni, spendendone 869 solo per continuare a far volare gli aerei. E per non far riaccendere la spia rossa dell'allarme liquidità a stretto giro di posta, deve dare una scossa in tempi brevissimi alle sue strategie.

Come? Tagliando i costi per quanto possibile - spazio non ce n'è più molto, assicurano gli esperti - e soprattutto trovando un modo per far crescere le entrate. Percorso a ostacoli per un gruppo di soci che ancora ieri sera, manco fossero su Marte, litigavano in assemblea sul valore residuo dell'azienda.

La spiegazione della riluttanza di Air France a fare la sua parte nell'aumento di capitale sta tutta in queste cifre. I francesi hanno firmato un assegno di 322 milioni nel 2009 (un prezzo maggiore di quello pagato dagli altri soci) per acquistare un quarto di Alitalia. Soldi che oggi sono quasi tutti andati in fumo. Il ragionamento a Parigi è semplice. Senza una forte discontinuità, non c'è ragione di mettere mano al portafoglio.

Qualcuno, nel cda di Parigi, ha suggerito di approfittare di questa occasione per rastrellare le quote dei soci scontenti (il 28 ottobre scadrà il lock-up sulla quota dei "patrioti") e salire oltre il 50% del capitale del partner italiano. In modo di aver carta bianca (più o meno) sulle strategie. Anche questa idea però è rimasta solo una suggestione sulla carta. Air France è impegnata nella realizzazione del piano Transform 2015.

Obiettivi: il pareggio nel 2014 grazie a 7mila tagli e un indebitamento tagliato a 4,5 miliardi. Peccato che per arrivare a questa cifra manchino ancora 1,5 miliardi. E l'eventuale acquisizione di Alitalia aggiungerebbe altri 1,2 miliardi al totalizzatore, rendendo il target fuori dalla portata del gruppo. Uno scenario che il cda di Parigi - specie per i dubbi dell'anima olandese di Klm - non è disposto ad accettare.

Alexander de Juniac, il numero uno di Air France, è conscio di questo percorso strettissimo. La parola d'ordine dunque è attendere. Sapendo che chiamarsi fuori dall'aumento vuol dire due cose: perdere un po' dei diritti di veto garantiti dallo statuto a chi ha più del 20% del capitale, ma non bruciare altri quattrini.

Rimanendo comunque l'interlocutore di riferimento per qualsiasi futuro della società italiana che - come dice il premier Enrico Letta - non ha alcun futuro se non in un'alleanza internazionale. Il tempo gioca a favore di Parigi: Lufthansa, per chi avesse mai avuto dubbi, si è chiamata fuori ieri («non siamo interessati ad Alitalia»).

Lo stesso ha fatto Aeroflot. La British è partita all'attacco degli aiuti di Stato. Etihad non si muoverà mai contro il volere di Air France, con cui ha una solida alleanza. L'aumento di capitale ha regalato nove mesi di vita "supplementare" a Roberto Colaninno & C: ma senza una vera svolta strategica rischia di essere un'aspirina buona solo per prolungare l'agonia.

 

alitalia vignettaALITALIAairfrance_logoAirFrancede juniacGABRIELE DEL TORCHIOTUPOLEV AEROFLOT Etihad-aircraftLufthanasa

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)