UNIPOL, AVEVAMO UNA BANCA - CONSORTE GLISSA SULLE SUE CONDANNE E RISCRIVE L'ESTATE DEI "FURBETTI DEL QUARTIERINO" - "RICUCCI E COPPOLA? CONOSCEVO SOLO CALTAGIRONE" - BNL? 'FUI FERMATO DALLA POLITICA, DAI PM, DAI SINDACATI, DAI GIORNALI E DALL'ESTABLISHMENT'

Gianni Barbacetto per il “Fatto Quotidiano

 

9 gio consorte ivano sacchetti lap9 gio consorte ivano sacchetti lap

Dieci anni dopo, Gianni Consorte guarda con distacco il mondo da cui è stato escluso. È stato lui a trasformare l’Unipol, l’“assicurazione dei comunisti”, in uno dei protagonisti della finanza italiana. Nel 2005, poi, ha tentato il grande colpo, la conquista della Banca nazionale del lavoro. Respinto, arrestato, sconfitto. Cacciato da Unipol.

 

Oggi quella che era la sua creatura è riuscita, dopo la crisi del gruppo Ligresti, a portare a casa Fonsai e a diventare la più grande compagnia assicurativa italiana nel ramo danni, per il resto seconda solo a Generali. Consorte è fuori. “Io sono il presidente di Intermedia Holding, società di partecipazioni che ora ha risolto tutti i suoi contenziosi legali e giudiziari, produce utili per un paio di milioni e ha crediti fiscali con lo Stato per 9 milioni e mezzo”.

9 gio consorte lap9 gio consorte lap

 

Lei fu bloccato nel 2005, quando tentò la scalata di Bnl.

Unipol oggi è invece riuscita a conquistare Fonsai. Sono due operazioni molto diverse. Io nel 2005 provai a prendere il controllo di una grande banca. Ora invece Unipol ha inglobato Fonsai, restando nel suo settore, quello assicurativo. Nel 2005 c’è stata una reazione generale per non farci fare l’operazione. Eravamo considerati dei peones e ci vollero fermare. Avevamo contro tutti: politica, establishment economico, banche, grandi giornali. Eppure io ho l’orgoglio di aver messo in piedi l’operazione con soldi veri, Unipol allora aveva oltre 6 miliardi di patrimonio netto, 10 miliardi di fatturato, 400 milioni di utile netto consolidato.

unipol giovanni consorte 002 lapunipol giovanni consorte 002 lap

 

Intervenne la procura di Milano e lei fu arrestato.

Se non fosse intervenuta la magistratura ce l’avremmo fatta. Fui accusato di reati che non c’erano. Ho poi avuto 13-14 assoluzioni, in qualche caso sono stato condannato, ma ritengo che le accuse fossero infondate e ricorrerò alla corte di Strasburgo. Comunque sia, io ho lasciato Unipol coi conti in ordine. Vada a vedere che cosa è successo in Montepaschi o in Sai.

giannelli vign consorte corrseragiannelli vign consorte corrsera

 

Chi l’ha voluta fermare?

In primo luogo la politica: fu Francesco Rutelli, e la sua Margherita, a intervenire contro l’operazione. Perché si stava formando il Pd e la Margherita temeva che con quell ’operazione diventasse troppo forte la componente Ds. Poi abbiamo avuto contro i sindacati, per i quali le coop dovevano limitarsi a fare i supermercati, non la banca. E l’establishment economico, i Montezemolo, i Della Valle. Poi le grandi banche italiane. E i grandi giornali: il direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli scrisse articoli di fuoco. Veniva smarcato un mondo, con la nostra operazione, e non ce la permisero”.

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Lei però aveva come alleati i “furbetti del quartierino”, i Ricucci, i Coppola...

Ma no, non li conoscevo neppure, fino al 1 luglio 2005. Fu una montatura giornalistica. Conoscevo solo Caltagirone, che avevo visto due volte alle assemblee di Mps. Trattai con loro l’acquisto del loro pacchetto Bnl, perché altrimenti non avrei avuto la maggioranza, ma solo dopo il 1 luglio.

 

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Le scalate dell’estate 2005 non furono una “bicamerale della finanza”? A destra Gianpiero Fiorani che assaltò l’Antonveneta, a sinistra lei su Bnl

È una lettura assolutamente inventata. La nostra operazione fu avviata soltanto a fine giugno 2005, quando fallì la nostra trattativa diretta col Bbva (il Banco di Bilbao, ndr), che ci prese in giro. Prima non ci pensavamo neppure. L’attuammo in 15 giorni. Naturalmente io posso parlare per me: se poi qualcuno pensava che si dovesse fare un’operazione con noi, perché così potevano essere coperte anche altre operazioni, io questo non posso saperlo

 

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Lei dice di aver lasciato i conti di Unipol in ordine. Quando sei anni dopo fu fatta la fusione con Fonsai, la solidità della compagnia era invece molto discussa.

Non sta a me dare giudizi. I bilanci ci sono, basta guardarli. Certo nel 2009, per esempio, Unipol perse circa 1 miliardo. Io con Bnl ebbi tutti contro, la fusione Unipol-Fonsai invece fu benedetta dalle lobby, anche perché dietro c’erano delle potenti banche che sostennero l’operazione.

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Il mondo delle cooperative è in crisi: indagini Expo e Mose, coinvolgimento in Mafia Capitale, arresti a Napoli, fallimenti in Friuli...

La crisi economica ha pesato molto sulle coop, specialmente nel settore edile. E poi è venuto meno il concetto di sistema delle coop. A differenza delle altre imprese non hanno accesso al mercato dei capitali, non possono essere ricapitalizzate. Io con Unipol ne ristrutturai una cinquantina. Ora i legami storici sono venuti meno: quel mondo è finito. UnipolSai è un’altra cosa.

Francesco Gaetano Caltagirone Francesco Gaetano Caltagirone

 

Ci sono stati anche dirigenti coop che sono... partiti per la tangente

Non so se sono state compiute anche azioni non corrette. Ci penserà la magistratura. Ma so che se qualche dirigente ha fatto scorrettezze, non le ha fatte per vantaggio personale. Guardi, le posso anche dire questo: io sono sicuro che un uomo come Roberto Casari, presidente di Cpl Concordia, arrestato a Napoli, non ha preso una lira. Su quel che è successo a Roma invece non so dirle niente, quelle sono coop un po’ particolari...

SALVATORE BUZZI E GIULIANO POLETTISALVATORE BUZZI E GIULIANO POLETTI

 

Il mondo cooperativo è molto cambiato.

Sì. Fino agli anni Novanta le coop facevano riferimento a due grandi partiti, il Pci-Ds e il Psi. Questi erano regolatori del sistema e dei gruppi dirigenti, erano una sorta di “azionisti di riferimento” che non prendevano niente, però contavano. Questo rapporto è finito, questo mondo è morto, sono venuti meno i valori a monte e le coop sono diventata un’altra cosa.

 

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Il renzismo non considera il mondo delle coop? Un ministro di Renzi, Giuliano Poletti, viene dal vostro mondo. Le coop sono centrali in due, tre regioni: Emilia Romagna e Toscana, con qualche presenza forte in Veneto e Lombardia. Non sono un fenomeno nazionale. Nella logica renziana non vale dunque più la pena di considerarle centrali. Oggi contano molto meno. È finito un mondo.

 

 

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