BAGARRE NELL'EX SALOTTO - IN RCS, PESENTI, CAIRO E I ROTELLI SI UNISCONO A DELLA VALLE CONTRO ELKANN - RADAR DI CONSOB SULLE OPERAZIONI "INCESTUOSE" AGNELLI-RCS

Andrea Montanari per "Milano Finanza"

Le dimissioni a sorpresa dal cda di Rcs Mediagroup (motivate da questioni di lavoro e divergenza sulla gestione del business), di Carlo Pesenti, ultimo dei rappresentanti diretti degli azionisti nel board del gruppo editoriale, dimostra come in seno alla società stia montando la bagarre.

E, ancor di più, come in vista dell'assemblea del 29 aprile per l'approvazione del bilancio, il livello di scontro possa portare a una vera e propria guerra. Anche perché da tempo Diego Della Valle (che ha l'8,995%) ha annunciato un'azione di responsabilità nei confronti del board e del top management, in particolare dell'ad Pietro Scott Jovane (scelto su imprinting di Fiat, che ha il 20,55%) su tre temi: le condizioni dell'aumento da 400 milioni del luglio scorso, la vendita degli immobili di Milano e l'integrazione della pubblicità Stampa-Corriere della Sera.

E dopo i recenti battibecchi tra mr Tod's e il presidente di Fiat, John Elkann, gli schieramenti sembrano sempre più chiari. Da un lato il gruppo automobilistico torinese che vorrebbe contare sempre di più per volere del suo presidente. Dall'altro, la fronda capitanata da Della Valle che, senza aver avuto un appoggio formale, può contare sulla condivisione di pensiero (in opposizione a Jovane) dei Pesenti (3,824%), della Pandette (3,37%) della famiglia Rotelli e di Urbano Cairo (2,845%), quest'ultimo interessato a muovere sul fronte editoriale magari rilevando alcuni periodici della stessa Rcs (Oggi e Amica).

Anche se da patron del Torino Calcio deve sempre stare attento alle dinamiche politiche del capoluogo piemontese, per avere il via libera alla costruzione del nuovo stadio granata di proprietà. Insomma, si tratterebbe di un fronte compatto, seppure non vincolato da patti, del 19,03%. Una soglia assai vicina a quella di Fiat (20,55%). E che potrebbe lievitare ancora se Pandette eserciterà la call su quello 0,91% del quale da ieri vuole liberarsi il Banco Popolare in relazione agli accordi degli anni scorsi.

Solo che su questo tema, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, la definizione della transazione non sarà immediata. Perché la famiglia Rotelli non concorderebbe sul valore attributo alla mini-partecipazione (113,9 milioni) dall'istituto guidato dall'ad Pier Francesco Saviotti. E su questo punto potrebbe aprirsi un confronto serrato tra le parti, che potrebbe sfociare in un lungo arbitrato.

Del resto per Pandette quella quota frazionale, che comunque la riporterebbe al 4,28%, vale poco più di 6 milioni a fronte di un valore di mercato attuale di 8,4 milioni. E in questo riposizionamento sullo scacchiere non va trascurata la posizione di Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo (6,5%), contrario alla vendita degli immobili di via Solferino e via San Marco e fiero oppositore, si dice, dell'integrazione Stampa-CorSera studiata da Elkann.

Intanto, la Consob è pronta a tornare a occuparsi del caso Rcs Mediagroup. Questa volta, secondo quanto riferito da milanofinanza.it, ci sarebbe la gestione dell'operazione Hotelyo, ovvero la piattaforma di e-commerce dedicata ai viaggi d'alta gamma, che da fine gennaio è entrata nel perimetro del gruppo guidato dall'ad Jovane. Rcs, infatti, nell'ambito del progetto di potenziamento del portale DoveClub, lo scorso 29 gennaio aveva annunciato l'acquisto del 51% del capitale di Hotelyo dal gruppo BravoFly Rumbo, big svizzero di viaggi e prenotazioni online partecipato dall'agosto 2013 da una delle finanziarie (Bravo Invest) che fanno capo indirettamente alla holding Lamse di Andrea Agnelli, membro di spicco della famiglia piemontese che controlla la Fiat (ricordiamo, primo socio di Rcs con il 20,55%).

Lo stesso Agnelli, tra l'altro, siede nel cda del gruppo automobilistico ed è
azionista dell'accomandita di famiglia. E come si apprende da fonti di mercato, c'è un'altra operazione che rischia di finire al vaglio di Consob: è quella definita il 27 gennaio relativa all'acquisto (per 293 mila euro) del ramo d'azienda di Neomobile Gaming da parte della newco Rcs Gaming per lo sviluppo del progetto Gazzabet, il sito di scommesse della Gazzetta dello Sport che ha già portato ad alcuni giorni di sciopero della redazione.

Anche in questo caso, infatti, Andrea Agnelli, con la Lamse, è socio del gruppo romano Neomobile attraverso il veicolo lussemburghese Bluegem Capital, del quale è anche membro dell'advisory board. In questo caso il legame è anche più stretto perché Agnelli è presidente della Juventus e consigliere della controllante Exor. Gli ispettori della Commissione presieduta da Giuseppe Vegas starebbero valutando se lo shopping di Rcs possa configurarsi come un caso per il quale applicare la disciplina delle operazioni con parti correlate.

 

 

DELLA VALLE ELKANN carlo pesentiurbano cairo GIUSEPPE ROTELLI ANDREA AGNELLI MARCHIONNE ELKANN andrea agnelli foto mezzelani gmt

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...