BALDASSARRI SI DIFENDE E RILANCIA: “BANKITALIA È SEMPRE STATA INFORMATA” - LA FUGA? “UNO CHE INTENDE SCAPPARE NON RIENTRA DALLE MALDIVE” - SACCOMANNI È STATO SENTITO A SIENA DAI MAGISTRATI. PIÙ CHE PERSONA INFORMATA DEI FATTI È UN MINISTRO DELL'ECONOMIA IN PECTORE "AZZOPPATO DAI FATTI" – PERCHÉ NELLA RELAZIONE DEL 9/11/2010 BANKITALIA QUANTIFICA LE PERDITE PER SANTORINI (265 MILIONI) E NON PER ALEXANDRIA? PERCHÉ NON VIENE IMPOSTO A MPS DI ISCRIVERE SUBITO LE PERDITE A BILANCIO? CHI È COSA SI VOLEVA COPRIRE?...

1. DAGOREPORT
Saccomanni è stato sentito a Siena dai magistrati. Più che persona informata dei fatti è un ministro dell'Economia in pectore "azzoppato dai fatti".
Baldassarri ricostruisce bene il contratto Alexandria, non c'è stato nessun ostacolo alla Vigilanza. Il "Mandatory agreement" non produceva nessun effetto giuridico fra le parti ed era citato innumerevoli volte nei contratti di cui Bankitalia aveva copia.

Perché gli ispettori non lo hanno mai richiesto? Perché scoperto Alexandria e Santorini nella relazione del 9/11/2010 Bankitalia quantifica le perdite per Santorini (265 milioni) e non per Alexandria? Perché non viene imposto a MPS di iscrivere subito le perdite a Bilancio? Chi è cosa si voleva coprire?

2. MONTEPASCHI, LA DIFESA DI BALDASSARRI "NULLA DI NASCOSTO, TUTTI SAPEVANO" SACCOMANNI (BANKITALIA) SENTITO DAI PM. "PIENA COLLABORAZIONE"
Andrea Greco Francesco Viviano per Repubblica

I rapporti tra Monte dei Paschi e la vigilanza creditizia restano al centro delle indagini sulla vecchia, cattiva gestione della banca senese. Ieri Gianluca Baldassarri s'è difeso dall'accusa di ostacolo alla vigilanza, l'unica contenuta nel dispositivo che lo ha condotto a San Vittore tre giorni fa: «Il foglio nascosto in cassaforte su Alexandria non va demonizzato: era solo un vincolo di mandato, senza valore giuridico perché superato dai singoli accordi di volta in volta presi tra Mps e Nomura».

Ma Baldassarri ha anche cercato di alleggerire le sue responsabilità, chiamando in causa i vertici del Monte, in particolare l'x direttore generale Antonio Vigni. «Lui un contadino? - ha detto ai pm, ricordando le dichiarazioni rese dallo stesso Vigni forse il padre lo era. Lui di banche se ne intende, e molto...».

E poi ancora sul contratto Alexandria: «Era interesse della banca tenere riservata l'operazione, per evitare il rischio di indagini per insider e aggiotaggio». Non ha fatto tutto da solo, in sostanza, l'uomo indicato come il capo della banda del 5 per cento. Che a questo proposito ha calato un altro fendente: « Gli organi ispettivi della banca erano puntualmente informati».

Ma le indagini di Siena sono a 360 gradi , e per raccogliere informazioni che qualche settimana fa Fabrizio Saccomanni, che della Banca d'Italia è direttore generale, è stato sentito dai pm di Siena come persona informata sui fatti, per chiarire meglio le autorizzazioni concesse da Via Nazionale all'acquisto di Antonveneta (2008) e i contorni dell'attività ispettiva, resa meno efficace proprio dal mandate agreement chiuso nel caveau di Antonio Vigni, e che solo quattro mesi fa, (un anno dopo l'uscita del dg), è stato rinvenuto e consegnato alle autorità.

L'investimento nel veicolo Alexandria, di 400 milioni, di sette anni fa, è rischioso e mostruosamente complesso. Ma dal 2009, quando viene ristrutturato tramite Nomura, assume profili di reato. Perché quel do ut des con cui Nomura associa il "favore" fatto a Mps (ripulire gli attivi sottostanti l'obbligazione Cdo, che perdevano due terzi del valore) e
un oneroso finanziamento pronti/ termine garantito da Btp trentennali, è considerato dai pm un'elusione di rischi e procedure.

Saccomanni avrebbe parlato anche di questo con gli inquirenti, in un incontro focalizzato sul nullaosta di vigilanza all'acquisizione Antonveneta (2008) e considerato «molto proficuo» in ambienti della procura, che ha apprezzato la «massima collaborazione» di Bankitalia.

Sul fronte procedurale il gip milanese Maria Alfonsa Ferraro deciderà entro le 11,30 di oggi se convalidare i provvedimenti dell'accusa su Baldassarri; se sì, gli
atti torneranno a Siena e dopo 20 giorni la misura andrà riesaminata. Nelle due ore e mezza di interrogatorio per convalidare il fermo e l'arresto, l'ex capo dell'area finanza senese, assistito dal legale Filippo Dinacci, avrebbe evidenziato che il contratto nascosto «era solo una dichiarazione d'intenti priva di efficacia giuridica tra le parti, che rimandava ad accordi singoli e specifici», con cui di volta in volta erano acquistati i Btp.

Baldassarri avrebbe contestato con più vigore le esigenze cautelari dell'accusa: «Il pericolo di fuga è un mistero - avrebbe detto - sono tornato dalle Maldive apposta per farmi interrogare, e ho chiesto la residenza a Londra solo per raggiungere mia figlia 19enne che ci studia ».

Quanto alla vendita di Btp su un dossier titoli di un conto in Banca Profilo, il manager la ritiene legittima, e la motiva con il bisogno di denaro per spese personali, dato anche il recente sequestro di 18 milioni scudati. Inoltre l'ordine di vendita di Btp sarebbe partito da una sua linea telefonica controllata: «Se io volevo scappare, venivo in Italia a fare quella telefonata? Magari in banca andavo di persona, no?».

 

 

IL FERMO DI GIANLUCA BALDASSARRI jpegVIGNI MUSSARI VISCO E SACCOMANNI ALLA BANCA D ITALIA gianluca baldassarri FABRIZIO SACCOMANNI GIULIANO AMATO GIANLUCA BALDASSARRI jpegFABRIZIO SACCOMANNI MARIO DRAGHI VITTORIO GRILLIVIGNETTA MANNELLI DAL FATTO MUSSARI E LA BANDA DEL jpeg

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