TARE EREDITARIE - LE NORME SULLA QUOTA DI EREDITÀ CHE SPETTANO DI DIRITTO A MOGLIE E FIGLI, FANNO PENDERE L´AGO DELLA BILANCIA DEL POST-SILVIO VERSO VERONICA E I SUOI FIGLI (IN TASCA IL 56% DELL’IMPERO), RELEGANDO MARINA E PIERSILVIO AL RUOLO DI AZIONISTI DI MINORANZA - IL BANANA VUOLE LA "SUCCESSIONE AD PERSONAM" PER LASCIARE METÀ IMPERO AI FIGLI DI PRIMO LETTO - L´UNICA CERTEZZA È CHE NESSUNO AVRÀ PROBLEMI A PAGARE LE BOLLETTE…

Ettore Livini per "la Repubblica"

Marina e Piersilvio da una parte. Barbara, Eleonora e Luigi - con Veronica Lario come convitato di pietra - dall´altra. La Dinasty di Arcore, a più di due anni dalla separazione tra il premier e la seconda moglie, è ancora in alto mare. La posta in palio, i sette miliardi di patrimonio accumulati in cinquant´anni di carriera e in 17 di politica da Silvio Berlusconi, è chiara. Il finale del Monopoli più ricco d´Italia invece è ancora tutto da scrivere. E le sorprese, come testimonia la "successione ad personam" infilata alla chetichella dal Cavaliere nel decreto sviluppo, non sono certo finite.

Il presidente del Consiglio, dicono gli uomini che gli sono più vicini, ha le idee chiare: il patrimonio di famiglia (Mediaset, Mediolanum, Mondadori, Milan e una collezione di ville da sogno da Macherio alle Bahamas fino a Sardegna e Antigua) andrebbe diviso in due parti uguali. La metà a Marina e Piersilvio, che in fondo si sono già fatti una bel mazzo al timone dei gioielli del gruppo. L´altra metà ai tre figli di secondo letto. Peccato che di famiglie il Cavaliere ne abbia due. E che la burrascosa separazione da Veronica Lario abbia finito per avvelenare il clima, già prima non proprio idilliaco, tra i due rami della Real casa brianzola.

Il ricordo del primo divorzio - legalmente parlando una passeggiata - aveva forse illuso Berlusconi. Carla Dall´Oglio, madre di Piersilvio e Marina, si era accontentata nel 1985 di una liquidazione "bonsai" (si fa per dire) di 6 appartamenti, 2 negozi, 3 miliardi di lire in obbligazioni Enel, un miliardo per comprarsi una nuova casa e un loft a Londra. E da allora non è mai più riapparsa alla ribalta della cronaca.

Oggi l´equilibrio familiare è più complicato. Il premier ha girato a tutti e cinque i figli una partecipazione identica (poco più del 7% a testa) di Fininvest. Ma un conto sono i diritti azionari, uguali per tutti, un altro quelli acquisiti sul campo: Piersilvio, vicepresidente Mediaset, considera le tv di casa come roba sua. Marina, sanguigna e fumantina come il padre, ha messo su casa in Mondadori. E non ha alcuna intenzione di far spazio a Barbara, autocandidatasi per un posto a Segrate e costretta per ora ad accontentarsi (anche per questioni di cuore) di un posto nel cda del Milan. Eleonora ha finito l´università e presto potrebbe batter cassa in via Paleocapa e anche Luigi, già nel cda di Mediolanum, si sta avvicinando alla laurea.

Trovare la quadra delle poltrone senza urtare la suscettibilità professionale dei cinque figli è già difficile. Gestire la spartizione azionaria del gruppo, specie dopo la rottura con Lario, quasi impossibile. Il premier, pur avendo in portafoglio il 63,2% della Fininvest, non ha il pallino in mano: le norme sulla "legittima", la quota di eredità che spettano di diritto a moglie e figli, fanno pendere l´ago della bilancia del dopo-Berlusconi verso Veronica e i suoi figli che si troverebbero in tasca il 56% della società. Relegando Marina e Piersilvio al ruolo di azionisti di minoranza.

La "successione ad personam", non a caso, è il terzo tentativo del premier per disinnescare con una legge ad hoc questo scenario (per lui) da incubo. Obiettivo: ridurre la quota della legittima e blindare nelle sue mani ogni decisione sul futuro del Biscione. E dopo il flop delle prime due norme - arenatesi nelle sabbie parlamentari - questa volta ha giocato il jolly, infilando il provvedimento nell´iter d´urgenza del decreto sviluppo. Una prova in più, se mai ce ne fosse stato bisogno, di come il Cavaliere abbia a cuore questo tema.

Come andrà a finire il Risiko di Arcore? L´accordo non pare dietro l´angolo. Lario ha rifiutato la separazione consensuale (Berlusconi offriva 7 milioni l´anno, lei ne chiedeva 40) e fino al divorzio - potrebbe slittare al 2020, dicono i matrimonialisti - conserva intatti i suoi diritti ereditari di moglie. Marina e Piersilvio, convinti di aver maturato diritti acquisiti grazie a vent´anni di lavoro nel gruppo, premono per trovare una soluzione che non li penalizzi.

L´unica certezza è che, male che vada, nessuno avrà problemi a sbarcare il lunario. La seconda moglie del premier è titolare di un palazzo in via Pontaccio a Milano (pagato 11 milioni) e di uno a Segrate (valore 6,5 milioni) oltre a un paio di pied-à-terre tra Sankt Moritz e Sardegna. Piersilvio, oltre al 7% di Fininvest, ha già messo da parte 214 milioni di euro in contanti di dividendi parcheggiati in banca, Marina 98. Barbara, Eleonora e Luigi custodiscono nella loro cassaforte comune un tesoretto di liquidità da 339 milioni. Qualunque sia il finale della Dinasty brianzola, alla fine pioverà sul bagnato.

 

 

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