BANCHE-ROTTE - SERVONO ALMENO 50-70 MILIARDI PER SALVARE I GIGANTI DEL CREDITO DI CASA NOSTRA E I BANCHIERI BUSSANO A DENARI CON IL GOVERNO.

Giorgio Meletti per "Il Fatto Quotidiano"

Una cena a porte chiuse a Roma, palazzo De Carolis, cento metri da palazzo Chigi. Era il tempio dei riti di potere di Cesare Geronzi, adesso è l'avamposto romano del numero uno di Unicredit Federico Ghizzoni.

Ieri sera una selezionatissima rappresentanza di banchieri, uomini delle istituzioni (come il presidente della Cassa Depositi e Prestiti Franco Bassanini), e "power broker" come l'inossidabile Gianni Letta e la direttrice di Confindustria Marcella Panucci, hanno accolto l'invito di Ghizzoni e si sono messi a tavola per ascoltare l'idea meravigliosa del direttore generale di Unicredit, Roberto Nicastro: "Un maxi programma di garanzie parziali, volte alla mitigazione del rischio per gli operatori privati".

In parole povere, lo Stato deve garantire una somma tra i 50 e i 70 miliardi per coprire la spalle alle banche. "Un piano di garanzie parziali per un ammontare di 50-70 miliardi - ha spiegato Nicastro - potrebbe generare un'offerta di credito per 100-140 miliardi, il tutto con un impatto estremamente limitato sul deficit pubblico a partire dal 2015". C'è però impatto sul debito, come hanno scritto giorni fa al premier Enrico Letta il presidente dell'Associazione bancaria (Abi) Antonio Patuelli e quello della Confindustria Giorgio Squinzi, avanzando una proposta analoga.

Le banche italiane dunque se la passano male, e 140 miliardi è esattamente l'ammontare delle loro sofferenze, cioè i crediti che non riescono a farsi rimborsare da clienti che, come disse Ghizzoni stesso, glielo "mettono in quel posto". La soluzione proposta dai banchieri e che d'ora in poi se qualcuno "glielo mette in quel posto" scatti la garanzia statale: questo darebbe vigore alla ripresa economica.

Il problema è molto serio, perché qui non si tratta di furbetti del quartierino ma di grandi banche davvero conciate male. In altri grandi Paesi (Gran Bretagna e Germania su tutti) la crisi degli ultimi anni è stata accompagnata da massicci sostegni alle banche. In Italia, complice la penuria delle casse pubbliche, si è preferito buttare la polvere sotto il tappeto.

Adesso le banche danno segnali contraddittori. In vista del passaggio alla vigilanza unica europea e ai connessi esami del sangue sulla solidità del patrimonio, dicono che le regole Bankitalia sono le più severe, e che se si seguissero i parametri di altri Paesi le sofferenze risulterebbero ridotte di un terzo. Però poi fanno trapelare notizie allarmate, utili per creare un clima favorevole all'intervento dello Stato.

Per esempio quella delle ispezioni Bankitalia in corso presso le due banche maggiori, Unicredit e Intesa, con attenzione particolare "all'adeguatezza delle rettifiche di valore sui crediti deteriorati": in pratica sulla solidità patrimoniale a fronte delle perdite sui crediti che non tornano indietro. Lo stesso ex premier Romano Prodi ieri ha spezzato una lancia a favore delle banche, scrivendo ieri nel suo editoriale sul Messaggero che per far ripartire l'economia bisogna "ridare fiato al nostro sistema bancario, eccessivamente punito da una rigida interpretazione delle nuove regole europee e, dopo sei anni di crisi, ovviamente appensantito da un insopportabile peso di debiti cattivi.

Esso non è più in grado di fare il proprio mestiere". L'ex presidente dell'Iri sa di che cosa parla: si prepara un salvataggio bancario di fronte al quale quello per il quale Mussolini creò l'Iri ottant'anni fa impallidisce.

 

bassanini - amato Linda Lanzillotta e Franco Bassanini ASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA FEDERICO GHIZZONI E LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO FOTO LA PRESSE NAPOLETANO E GHIZZONI A BAGNAIA bankitalia big ANDREA CECCHERINI E GIORGIO SQUINZI A BAGNAIA

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…