1- BERNABE’ SI FA IN 7 PER LA7: UN SERVIZIO DA “PORTA PORTESE” ALLA FINE DEL TGCHICCO RIPRENDEVA LE VOCI SUL PRESUNTO INTERESSE DI TARAK BEN AMMAR A COMPRARE, INSIEME A FINANZIATORI DEL QATAR, L’EMITTENTE CONTROLLATA DA TELECOM 2- UNA BALLA MA È EVIDENTE CHE NEGLI AMBIENTI FINANZIARI SI RITIENE CHE BERNABÈ NEI PRIMI MESI DEL 2012 METTERÀ SUL MERCATO LA SOCIETÀ TELEVISIVA CHE A SUO AVVISO VALE ALMENO 850 MILIONI. DOVRÀ FARLO ANCHE PER LE IMPELLENTI RAGIONI FINANZIARIE 3- ZAPATERO SUL ROGO PER L’INDULTO CONCESSO AL BOSS DEL BANCO SANTANDER IN CAMBIO DI GENEROSI FINANZIAMENTI ELARGITI NEL CORSO DEGLI ANNI AL PARTITO SOCIALISTA 4- SANTORO STASERA BASTONA UNICREDIT E PALENZONA METTE NEL MIRINO, PER QUESTIONI DI GIORNALI, I DUE DIRETTORI GENERALI ROBERTO NICASTRO E PAOLO FIORENTINO 5- LA DATA DEL 9 DICEMBRE INDICATA DA SUDARIO MONTI PER LA PRESENTAZIONE DEL SUO PROGRAMMA-CETRIOLO NON È STATA SCELTA A CASO (DOPO LE DECISIONE DELLA BCE)

1 - BERNABE' SI FA PER LA7
Gli uscieri di TelecomItalia sono sconcertati per lo spot su TelecomItalia Media che è andato in onda ieri sera alla fine del telegiornale di Enrichetto Mentana, e sono pronti a scommettere che non sia piaciuto nemmeno a Franchino Bernabè.

Il servizio televisivo riprendeva le voci sul presunto interesse dell'imprenditore franco-tunisino Tarak Ben Ammar a comprare, insieme a finanziatori del Qatar, l'emittente controllata da Telecom e guidata dal "canaro" Stella. In effetti lo spot aveva un taglio commerciale e patetico, quasi un messaggio simile alle offerte di motorini e di auto usate che si possono leggere sui giornali degli annunci tipo "PortaPortese".

In sostanza si diceva che quelli de "La7" sono molto bravi perché hanno successo negli ascolti e si rendeva omaggio al "canaro" per il suo lavoro, e dopo aver ricordato che anche Carletto De Benedetti la sera prima nel salotto di Lilly Gruber aveva apprezzato "La7" fino al punto di dichiararsi disponibile ad acquistarla se Bernabè la mettesse in vendita, lo spot si concludeva con le parole: "non siamo in vendita ma un partner ci farebbe comodo".

Poche ore prima, mentre il titolo schizzava in Borsa oltre l'11%, Tarak Ben Ammar, chiamato in causa dal quotidiano "MF", smentiva seccamente il suo interesse e oggi sullo stesso giornale nega qualsiasi coinvolgimento nell'operazione che aprirebbe la strada ai fondi del Qatar. "Confermo in maniera netta - dice l'amico e socio di Berlusconi - che non c'è mai stata da parte la volontà di lanciare un'Opa su TelecomItalia Media. Per di più mi troverei in una situazione di conflitto di interessi sedendo da tre anni nel consiglio di amministrazione di Telecom".

Le parole del nipote di Bourguiba sono credibili anche perché dopo la caduta di Gheddafi e dell'amico di Arcore il finanziere deve vedersela con la delusione della primavera araba che ha sconvolto le sue strategie finanziarie e mediatiche. Nonostante queste smentite anche oggi il titolo TelecomItalia Media ha aperto in Borsa con uno strappo vicino al 7%.

È evidente che negli ambienti finanziari si ritiene che Franchino Bernabè entro la fine dell'anno o nei primi mesi del 2012 metterà sul mercato la società televisiva che a suo avviso vale almeno 850 milioni. Lo farà tenendo conto naturalmente dei suggerimenti e delle indicazioni dell'advisor Mediobanca che si sta dando da fare per cercare in Italia e nel mondo i nuovi soci.

Dovrà farlo anche per le impellenti ragioni finanziarie che incombono sulla sua azienda e Telco, la scatola che controlla il 22,5% di TelecomItalia. Non è un mistero che i soci di Telco tra cui spiccano gli spagnoli di Telefonica, IntesaSanPaolo, Generali e Mediobanca, dovranno far fronte nei prossimi mesi a scadenze impressionanti. Come ha scritto il "Sole 24 Ore" all'inizio di novembre, la ricapitalizzazione di Telco è una strada obbligata perché il prossimo anno scadranno i finanziamenti delle linee di credito concesse da alcune banche (Unicredit per 1,3 miliardi, MontePaschi per 600 milioni e GE Capital per 260).

Si tratta di operazioni pesanti che metteranno a dura prova la compagine delusa dalle minusvalenze registrate finora da Telecom e dall'assenza di operazioni industriali di ampio respiro. Per Franchino Bernabè che ha respinto l'ipotesi di andare a Finmeccanica dicendo che c'è ancora tanto da fare, si preannunciano mesi caldi.

Due giorni fa in un'audizione al Senato che è passata in silenzio sui giornali, il manager di Vipiteno ha dichiarato che nel terzo trimestre 2011 il settore delle telecomunicazioni ha registrato la riduzione del numero di accessi sulla rete fissa e ha aggiunto che questo fenomeno porterà a ridurre la forza lavoro. Il mercato è ormai maturo e la crescita va cercata al di fuori dei servizi tradizionali per i quali si pone "un problema di travaso degli addetti". Sono parole tecnicamente eleganti che fanno presagire altri tagli del personale, un'operazione che Bernabè vuole fare "sempre in accordo con i sindacati".

Forse l'uso delle forbici non basterà a reggere la concorrenza sempre più aggressiva in un mercato dove ogni giorno si producono orpelli tecnologici in sovrabbondanza. Ecco allora la duplice esigenza di tenere a bada da un lato i soci di Telco (soprattutto gli spagnoli di Telefonica) e di cercare la strada per recuperare terreno e quattrini.

Sotto questi aspetti "La7" è un'arma finanziaria e politica che con l'aiuto del neoministro amico e socio Corradino Passera Franchino potrà giocare al rialzo.

2 - SANTORO STASERA BASTONA UNICREDIT E PALENZONA METTE NEL MIRINO, PER QUESTIONI DI GIORNALI, I DUE DIRETTORI GENERALI ROBERTO NICASTRO E PAOLO FIORENTINO
Ai piani alti di Unicredit serpeggia un po' di preoccupazione per la puntata di questa sera della trasmissione di Santoro che insieme a Milena Gabanelli rappresenta la mina vagante sotto le poltrone del potere, e nella quale si parlerà della banca.

Per adesso si è capito soltanto che il programma prevede la partecipazione di Renatino Brunetta, Sergio Cofferati e dell'economista Fitoussi accompagnato dal banchiere Claudio Costamagna. Domani ci sarà tempo per i commenti e per prepararsi all'incontro che si terrà lunedì a Torino con i consiglieri della Fondazione Crt che detiene in Unicredit il 3,3% ed esprime nel cda di piazza Cordusio il vicepresidente Fabrizio Pallenzona.

L'appuntamento dovrebbe servire a chiarire le ragioni del malessere che la Fondazione torinese ha manifestato nei giorni scorsi con una lettera del suo presidente Andrea Comba sulle strategie e sulla governance di piazza Cordusio.

In ballo non c'è soltanto il prossimo aumento di capitale da 7,5 miliardi sul quale la fondazione torinese si è già dichiarata disponibile, ma anche il capitolo che riguarda l'assetto di vertice. A Piazza Cordusio non hanno capito infatti la richiesta di rimettere in discussione il management e sono convinti che il problema non riguardi la poltrona del presidente tedesco Dieter Rampl e nemmeno dell'amministratore Federico Ghizzoni che due settimane fa ha annunciato con un certo coraggio una grande operazione di pulizia nei conti.

Sembrano invece nel mirino i due direttori generali Roberto Nicastro e Paolo Fiorentino. Con quest'ultimo il massiccio Pallenzona ha un piccolo conto da saldare che riguarda l'eliminazione dell'amico economista Paolo Savona dalla direzione delle tre riviste scientifiche di Unicredit.

All'ex-camionista di Novi Ligure questo blitz, che pare sia stato suggerito a Fiorentino dal fantomatico personaggio che dentro la banca si fa chiamare "ministro", non è affatto piaciuto perché a suo avviso uno studioso come Savona non si doveva mettere alla porta come una badante. L'incontro torinese servirà a Pallenzona anche per capire che cosa sta succedendo intorno alla rivista "East" voluta da Profumo nel 2004 per valorizzare la presenza di Unicredit sui mercati dell'Est europeo.

Quando l'iniziativa fu varata Profumo affidò la direzione a Vittorio Borelli, un giornalista che ha curato le relazioni esterne di Unicredit ed è stato condirettore del settimanale "Il Mondo" (oltre che autore con lo pseudonimo "Malalingua" del libro "Banca padrona"). Adesso sembra che anche la rivista "East", come quelle dirette da Paolo Savona, venga affidata alla piccola società "Banda larga" che sta molto a cuore a Paolo Fiorentino, a sua moglie e al fantomatico dirigente che si fa chiamare "ministro".

Le ultime voci indicano un Borelli particolarmente incazzato e pronto ad aprire un contenzioso con la sua vecchia banca.

3 - I PASTI GRATIS NON ESISTONO NEMMENO PER ZAPATERO
Nei bar di plaza Mayor a Madrid, dove gli indignados preparano le loro battaglie, si continua a parlare dell'indulto ad personam che Zapatero ha concesso al braccio destro di Emilio Botin, il potente banchiere del Santander.

Dagospia ne ha parlato qualche giorno fa citando il caso di Alfredo Saenz, l'uomo che con uno stipendio favoloso è entrato nel Santander nel 2002 fino a diventare consigliere delegato, poi è stato condannato dal Corte Suprema spagnola nel marzo scorso a tre mesi di carcere.

L'indulto pare che sia stato concesso da Zapatero poco prima di lasciare la carica di premier per ragioni molto venali e che sia legato ai generosi finanziamenti che il Banco Santander ha concesso nel corso degli anni al Psoe, il partito di Zapatero.

Si parla di una linea di credito per 12 milioni di euro, spesi e mai resi, sanati quest'anno con un rimborso parziale di 3,8 milioni, ma secondo i calcoli del Tribunal de Cuentas i socialisti di Zapatero sarebbero indebitati con il Santander e le altre banche per almeno 60 milioni. I giornali hanno anche rispolverato il mutuo concesso dal Gruppo bancario di Botin al leader socialista per l'acquisto di una villa a Vera, una delle mete più ambite dai ricchi spagnoli, valutata 440mila euro e poi venduta l'estate scorsa a meno di 300mila.

4 - LA DATA DEL 9 DICEMBRE INDICATA DA MARIO MONTI PER LA PRESENTAZIONE DEL SUO PROGRAMMA NON È STATA SCELTA A CASO
Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che la data del 9 dicembre indicata da Mario Monti per la presentazione del suo programma non è stata scelta a caso.

Il giorno prima si terrà infatti a Francoforte il penultimo Consiglio direttivo della BCE (l'ultimo è convocato per il 22 dicembre). Nei colloqui di Bruxelles dell'altro giorno pare che Monti e Draghi abbiano concordato sull'opportunità di aspettare le decisioni della Banca Centrale Europea prima di offrire il petto al Parlamento italiano".

5 - C'È UN EX-GOLDMAN SACHS MOLTO TRISTE. È MASSIMO TONONI,
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che c'è un ex-Goldman Sachs molto triste.

È Massimo Tononi, il 47enne bocconiano di Trento che dopo aver lavorato per molti anni nella sede londinese di Goldman Sachs, è diventato sottosegretario all'Economia nel governo Prodi. Quest'uomo che ha fama di essere particolarmente altezzoso si considera a tutti gli effetti un tecnico ed è profondamente deluso per l'esclusione dalla compagine di SuperMario.

A rendergli la vita meno sgradevole gli resta la carica assunta nel giugno di quest'anno alla presidenza di Borsa Italiana".

 

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