1. IL BLITZ CHE HA SCOMBUSSOLATO IL SITO LINKIESTA SAREBBE STATO ORCHESTRATO DALL’AZIONISTA ANDREA TAVECCHIO, UN ANALISTA FINANZIARIO MOLTO VICINO A UN PASSERA CHE MIRA DI FARE DE LINKIESTA LA SUA PIATTAFORMA POLITICA DOPO LE ELEZIONI 2. PER IL VERTICE DI FINMECCANICA, DI PAOLA STA PREMENDO SUL QUIRINALE PER UNA DEROGA ALLA LEGGE CHE COSTRINGE I MINISTRI USCENTI A NON PRENDERE INCARICHI PUBBLICI PER ALMENO UN ANNO (ASSICURAZIONE A WASHINGTON PER I MILITARI ITALIANI IN AFGHANISTAN ANCHE DOPO IL 2014 E CONFERMA CHE L’ITALIA PRENDERA’ GLI F35) 3. SULLA QUESTIONE ALITALIA, CUCCHIANI RIPETE IL COPIONE SCRITTO DA PASSERA: LINEE DI CREDITO ALLA CORDATA DEI “PATRIOTI” (LUNEDÌ CHIUDE LA GESTIONE RAGNETTI) 4. LE GRANDI BANCHE D’AFFARI VEDONO NERO SULLE PROSPETTIVE DELLE TV EUROPEE. CAMPANE A MORTO IN SPAGNA PER TELECINCO DI MEDIASET E ANTENA 3 DI DE AGOSTINI 4- A BORDO DELLA FIAT-FERRARI, LO SMONTEZEMOLATO FA I PROPRI AFFARI CON GLI ARABI

1- PER IL VERTICE DI FINMECCANICA, DI PAOLA IN CAMPO
È raro trovare un ammiraglio che non sta più nei suoi panni e tradisce una grande eccitazione, ma è quanto sta succedendo in questi giorni a Giampaolo Di Paola, l'ex-Capo di Stato Maggiore della Difesa che Monti ha nominato ministro.
Chi lo conosce dice che è sempre stato un uomo esuberante e dalla battuta facile che pronuncia molte volte in dialetto napoletano.

A lui, nato a Torre Annunziata 73 anni fa, non piace stare con le mani in mano e fare la fine di quei militari che quando passano alla vita civile si vestono in modo impeccabile per accompagnare le mogli ai supermercati.

Da alcune settimane Di Paola si è posto l'obiettivo preciso di diventare presidente di Finmeccanica, il Gruppo dove non è ancora stato risolto il nodo delle due anime, militare e civile, quale core business dell'azienda. La nomina di Alessandro Pansa al vertice della società ha ridato fiato per il momento alle speranze dell'ammiraglio di riuscire a coronare il sogno privato. A incoraggiarlo è l'ipotesi, assai improbabile, che il prossimo governo possa riconfermare Pansa nella sua carica.

Sulla strada c'è però l'ostacolo che costringe i ministri uscenti a non prendere incarichi pubblici per almeno un anno. Questo vincolo Di Paola lo conosce benissimo, ma con una serie di mosse che sono arrivate fino ai gradini del Quirinale, sta premendo per una deroga che gli consenta di diventare comandante supremo a piazza Monte Grappa. Non si sa se il Presidente Napolitano durante la sua missione a Washington abbia parlato dell'ammiraglio partenopeo che gode di simpatia e stima negli ambienti della Difesa statunitense e alla Nato.

Durante un incontro organizzato proprio ieri a Bruxelles dalla Nato, Di Paola ha incontrato un pezzo da novanta dell'amministrazione americana, quel Leon Panetta che ha guidato la Cia e dopo lo scandalo Petraeus è stato nominato Segretario alla Difesa. Adesso Panetta si è ritirato a vita privata e ha intenzione di aprire un'importante studio legale con sedi a Washington e Boston. È probabile che tra l'ammiraglio italiano e l'ex-capo della Cia siano volate battute in dialetto perché i genitori di Panetta erano di origine calabrese e sbarcarono in America aprendo un ristorante.

Nell'euforia dell'incontro e con la casacca ancora da ministro della Difesa, Di Paola ha manifestato la sua fedeltà agli americani dicendo che i militari italiani resteranno in Afghanistan anche dopo il 2014, poi con solennità ha aggiunto che l'Italia non ha alcuna intenzione di rinunciare agli F35, il costoso velivolo sul quale sono già scattati i veti dei partiti di centrosinistra.

Forse l'ammiraglio si è spinto troppo in là, ma l'ansia di diventare comandante supremo del disastrato esercito di Finmeccanica gli ha messo le ali in bocca.

2- SULLA QUESTIONE ALITALIA, CUCCHIANI RIPETE IL COPIONE SCRITTO DA PASSERA:

Quando a novembre di due anni fa il presidente di IntesaSanPaolo riuscì a piazzare al posto di Corradino Passera Enrico Cucchiani, non pensava certamente che questo bocconiano ex-McKinsey approdato in Allianz, avrebbe ricalcato le orme dell'amministratore delegato uscente.

In realtà Cucchiani in questo periodo ha dimostrato di volersi smarcare nettamente dalla gestione di Corradino, ma sulla questione Alitalia sta dimostrando di ripetere il copione scritto dall'ex-banchiere ministro nel 2008 quando mise in piedi la cordata dei patrioti italiani. L'operazione, benedetta dal Cavaliere impunito, è costata 3 miliardi, ma i 21 soci di Cai hanno potuto affrontarla grazie alle linee di credito concesse soprattutto da BancaIntesa.

Adesso sono chiamati a rimettere mano al portafoglio e durante l'Assemblea di Cai che si terrà oggi dovranno approvare il prestito di 120-130 milioni per consentire alla Compagnia di tirare avanti. Anche in questo caso il loro sacrificio sarà alleviato dalle linee di credito che IntesaSanPaolo, guidata dal "tedesco" Cucchiani, metterà a loro disposizione. Solo il socio AirFrance caccerà le mani nel portafoglio sottoscrivendo per la sua quota 37,5 milioni, e questo non fa certamente piacere ai francesi che proprio oggi hanno annunciato di aver chiuso il 2012 con una perdita superiore al miliardo.

Secondo alcuni giornali non tutti i patrioti di Cai accetteranno il regalino di Cucchiani perché alle difficoltà di alcuni azionisti come Caltagirone Bellavista e Fondiaria Sai (oggi Unipol) si aggiungo le perplessità di Salvatore Mancuso del Fondo Equinox.
Il prestito finanziato da Cucchiani non basterà comunque a sanare il buco di Alitalia dove lunedì prossimo il consiglio di amministrazione si troverà di fronte a una voragine di 240 milioni di euro.

Gli analisti sono convinti che il prestito-ponte sostenuto dal generoso Cucchiani dovrà essere accompagnato in tempi brevi da un aumento di capitale e da un ribaltone al vertice della società.

Molti ritengono che l'appuntamento di lunedì segnerà la fine della gestione Ragnetti, il manager che a febbraio dell'anno scorso è approdato in Alitalia con l'incarico di direttore generale per poi diventare a marzo amministratore delegato. Resta l'incognita sul successore, ma questo è un problema che interessa poco il George Clooney di Fiumicino che ha dimostrato come il marketing non basti a guidare un'azienda.

Se ne andrà con una liquidazione di 2 milioni per 12 mesi di lavoro che potrebbe depositare su un conto corrente di IntesaSanPaolo se il generoso Cucchiani vorrà applicargli le condizioni favorevoli riconosciute ai patrioti di Cai.

3- LE GRANDI BANCHE D'AFFARI VEDONO NERO SULLE PROSPETTIVE DELLE TV EUROPEE
Le più grandi banche d'affari vedono nero sulle prospettive delle tv europee e nei loro report le campane suonano a morto nei confronti dei gruppi televisivi che operano in Francia, Italia e soprattutto Spagna.

A giudizio degli analisti finanziari negli ultimi mesi si è registrato il crollo della pubblicità sulla carta stampata in favore di quella online in forte crescita. I report hanno destato grande preoccupazione nelle due emittenti televisive che Mediaset e De Agostini detengono in Spagna.

Alla fine di questo mese saranno annunciati i risultati del 2012 ma le due società, Telecinco di Mediaset e Antena 3 di De Agostini, hanno già preannunciato risultati di gran lunga meno brillanti rispetto a quelli dell'anno precedente. Varie banche d'affari (JP Morgan, Santander, JB Capital Markets) hanno messo in guardia gli investitori.
Per quanto riguarda Telecinco, la società privatizzata nel 1989 e poi acquistata da Mediaset, gli utili scenderanno a circa 50 milioni contro i 110 del 2011 su un fatturato di poco superiore a 900 milioni quando l'anno prima aveva superato la soglia di 1 miliardo di euro.

La causa è da ricercare quasi esclusivamente nel calo degli introiti pubblicitari (circa il 7% in meno) e Telecinco ha già previsto una riduzione dei dividendi da distribuire ai suoi azionisti poiché il monte cedole si aggirerà intorno al 50% dell'utile netto mentre negli ultimi 9 anni la quota di profitti per remunerare Mediaset-Fininvest è sempre stata pari al 90%.

Gli stessi dolori toccano Antena 3, l'emittente acquisita dalla holding Planeta-De Agostini, che vede tra gli azionisti anche gli spagnoli di Telefonica e la tedesca Rtl.
Nel caso di Antena 3 i profitti si attesteranno su 23,1 milioni di euro contro i 93,4 del 2011 con una riduzione di oltre il 75%.

In sostanza la perdita complessiva dei due network italo-spagnoli si aggira attorno al 60%, ma la preoccupazione è sulle proiezioni relative a quest'anno e sul medio-lungo termine. Nell'ultimo trimestre del 2012 la pubblicità è calata del 20% e negli ultimi tre mesi la sofferenza è ancora più rilevante.

4- A BORDO DELLA FERRARI, LO SMONTEZEMOLATO FA I PROPRI AFFARI CON GLI ARABI

Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Luchino di Montezemolo oggi è felice. Non tanto per gli ultimi sondaggi segreti che danno la lista di Monti intorno all'8%, ma per i risultati dei suoi affari. Oltre a quelli della Ferrari, che a onor del vero guida con maestria, anche dal polo del lusso che fa capo al Fondo Charme cominciano ad arrivargli buone notizie. È di ieri l'apertura di un nuovo showroom di Poltrona Frau a Dubai che va ad aggiungersi a quello di Abu Dhabi.

All'evento che ha raccolto gli Emiri erano presenti in prima fila i rappresentanti di Mubadala Development Company, la società di investimento di Abu Dhabi che a maggio del 2011 è diventata socia di Ballantine ed è azionista primario della Ferrari dove ha acquistato il 5% per 114 milioni di euro".

5- VOLA PASSERA DIETRO IL RIBALTONE DE LINKIESTA

Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che tra i giornalisti si continua a parlare del terremoto nel sito web LInkiesta.it dove il direttore Tondelli e il condirettore Gallo sono stati messi alla porta dagli azionisti. Secondo la versione più accreditata il blitz sarebbe stato orchestrato dall'azionista Andrea Tavecchio, un analista finanziario che siede come sindaco in 30 società. Si dice che questo personaggio sia molto vicino a Corradino Passera e che il ribaltone nel sito web sia legato al progetto di fare de L'Inkiesta uno degli strumenti che consentirà al desaparecido Passera di costruire la sua piattaforma politica dopo le elezioni".

 

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