BREVE STORIA TRISTE DI UN PAESE VOTATO A COLONIZZAZIONE E DECLINO - IL BLOG LIBERISTA ''PHASTIDIO'' VA ALL'ATTACCO DI CHI DIFENDE MEDIASET DAI FRANCESI: ''DA FIAT ALLE TV, IL NOSTRO È UN PAESE IN CUI I CAPITALISTI NON HANNO CAPITALE, E PREFERISCONO INTESSERE RAPPORTI MALATI CON LA POLITICA E LE BANCHE, IN CHIAVE PROTEZIONISTICA. SALTATA LA PROTEZIONE DELLE BANCHE, LA POLITICA È FINITA CON LE SPALLE AL MURO''

Da www.phastidio.net , blog a cura di Mario Seminerio

 

alberto nagel vincent bollorealberto nagel vincent bollore

Allarmi, lo Straniero è alle porte! Dopo l’insediamento del governo Gentiloni, un fremito scuote la Penisola: ci stanno comprando a pezzi, poco alla volta. Sono lustri che va avanti, è intollerabile, signora mia.

 

Ora è la volta di Mediaset, il “patrimonio del paese” di dalemiana memoria, sotto attacco di un pirata bretone che di fatto si è già mangiato Telecom Italia, la sciagurata “privatizzazione” dell’era Prodi passata per la merchant bank dalemiana (corsi e ricorsi) e molti cambi di mano sempre col denominatore comune del “bambole, non c’è una lira”.

 

Oltre ad innumerevoli altri esempi degli ultimi anni, come Parmalat. Eppure, non è difficile da capire: siamo un paese senza capitalisti né capitali. E da molti anni votato al declino.

 

Mediaset è un’azienda che rischia di essere troppo piccola per l’evoluzione tecnologica globale, che va verso l’integrazione sempre più spinta tra piattaforme e contenuti. Dopo decenni passati nel confortevole duopolio con la Rai, e dopo essere stata indebolita da Sky, che ha deragliato Mediaset Premium, si avvicina il tempo delle scelte. Quando non si ha la massa critica per reggere investimenti in nuove tecnologie, si possono tentare alleanze.

 

VINCENT BOLLORE ARNAUD DE PUYFONTAINEVINCENT BOLLORE ARNAUD DE PUYFONTAINE

Che gli alleati, ad un certo momento, ipotizzino di prendersi tutto il piatto, fa parte degli eventi della vita. Ma il punto vero è un altro: il nostro è un paese in cui i capitalisti non hanno capitale, da sempre, e preferiscono intessere rapporti malati con la politica e le banche, in chiave protezionistica. Saltata la protezione delle banche, la politica è finita con le spalle al muro.

 

Quanti tra voi ricordano il modo in cui Fiat “prosperava”, in Italia? Giovanni Agnelli trattava coi governi di turno la protezione sul mercato domestico. Il suo implacabile mastino, quello che spingeva il governo italiano a battersi come un leone in Europa per frenare le importazioni di auto giapponesi, attraverso i contingentamenti, era Cesare Romiti.

 

I sindacati erano al fianco della casa reale di Villar Perosa, senza pensare che l’apertura del mercato avrebbe permesso di portare altri costruttori in Italia, come accaduto in altri paesi europei, dove notoriamente la schiavitù è regola di vita. Meglio allora le pratiche collusive sindacati-imprese-governo romano, che aprirsi alla competizione. Da lì discese l’iper-normazione socialista che caratterizza questo disgraziato paese, che da sempre opera febbrilmente per creare un ambiente tossico per lo sviluppo dell’impresa.

amato agnelli romitiamato agnelli romiti

 

Un balzo ai giorni nostri, ed ecco l’eterno ritorno: Alitalia che non doveva andare ad Air France, “altrimenti i turisti esteri diretti in Italia verrebbero dirottati nella Valle della Loira“. Forse dovremmo dare il Cavalierato a Michael O’Leary di Ryanair: ha fatto più lui per favorire i flussi turistici internazionali in questo paese che ministeri ed improbabili “Enti per il turismo”, nati morti e la cui decomposizione procede serenamente. Come quella del sistema-paese, del resto.

 

Ma è mai realmente esistito, il sistema-paese Italia? Si, ma ha avuto un’unica missione: quella di autodistruggersi nel suo socialismo surreale e capitalismo di debito, con i governi a fare da mediatori o più spesso da faccendieri. Voi ricordate le leggendarie sinergie tra Alitalia e Poste italiane, vero? Chiusura dopo chiusura, protezione dopo protezione, abbiamo plasmato un paese incapace a competere. Ma anche un paese ostile all’investimento diretto estero, per sostituire gli inetti “capitalisti” domestici. Forse era fatale, visto che ormai siamo definiti essenzialmente come un paese di consumatori anziani.

Romiti AgnelliRomiti Agnelli

 

Volete un altro plastico esempio? Il settore bancario italiano. Chiuso al mondo (la “foresta pietrificata”), controllato dalla politica mediante il sistema delle fondazioni, perennemente a corto di capitali, con gruppi di controllo divenuti comitati d’affari localistici oppure parte della costellazione di potere oligarchico nazionale. Quando l’habitat ha iniziato a divenire ostile, richiedendo sempre maggiore capitale, dopo una crisi devastante ma che soprattutto ha messo a nudo prassi di concessione del credito non particolarmente avvedute (per usare un understatement), ecco che è scattata la reazione difensiva dei gruppi di controllo: mettere titoli computabili come capitale (i subordinati) nei portafogli dei risparmiatori, pagando il meno possibile. La vigilanza, come l’intendenza, ha seguito, ed ora siamo a questo punto.

marina berlusconi piersilvio e silviomarina berlusconi piersilvio e silvio

 

Problema sofferenze: anche qui, la soluzione sarebbe semplice: mancano i capitali domestici? Li si va a cercare dove ci sono, fuori dal paese. Che implica, questo? Una cosa terribilmente semplice: che esiste un prezzo per ogni cosa. Quindi, spazio a chi ha soldi per comprare le sofferenze al “suo” prezzo, cioè molto basso. Il successivo buco di capitale della banca può essere colmato con un aumento destinato al fondo “avvoltoio”. Il quale comprerebbe un “pacchetto”: la redditività bassa ma stabile della banca commerciale più quella potenziale molto elevata delle sofferenze.

 

Troppo cinico? Forse, ma vale il solito Articolo Quinto: chi mette i soldi sul tavolo ha vinto. Invece, quello a cui assistiamo è un gigantesco gioco a somma negativa, dove la difesa delle sedicenti “élites” al comando finisce a scavare la fossa all’intero paese. E giù le mani dalle nostre sofferenze bancarie: le abbiamo fatte noi, col sudore della nostra fronte e l’incapacità collusa e spesso criminale dei nostri banchieri. La crisi di un paese che attende che il proprio destino si compia ha fatto il resto.

 

PATUELLI PADOAN GUZZETTI VISCOPATUELLI PADOAN GUZZETTI VISCO

Non stiamo assistendo ad una sceneggiatura originale ma all’ennesimo remake. Solo che, in un paese privo di memoria storica, a nessuno viene in mente di unire i puntini attraverso i decenni. Per fortuna, come ben si addice ad un paese malato di socialismo, abbiamo sempre il tic della “protezione” a soccorrerci. La narrativa del rapimento oltre confine ha sempre il suo fascino: dai turisti al risparmio. Poi ci sono anche quelli che “se avessimo una nostra moneta, non accadrebbe”.

 

In effetti, se andassimo avanti a colpi di svalutazioni competitive (che competitive non erano, ma solo l’adeguamento “a scatti” alla costante perdita di competitività di un sistema-paese già all’epoca incapace di adattarsi all’ambiente esterno), alla fine qualcuno da fuori potrebbe arrivare a comprare i nostri gioielli per un tozzo di pane. Ma a quel punto noi interverremmo con la clausola dell'”interesse nazionale”, e bloccheremmo ogni scalata straniera.

 

Come dite? Con quali soldi finanzieremmo gli investimenti, in quel caso? Con le stampanti, che domanda. Mai come nel caso italiano appare chiaro che il patriottismo, nella sua versione applicata all’economia, è l’ultimo rifugio di oligarchi-canaglie e di falliti. Perché è sempre e comunque un complotto esterno: tedeschi, francesi, romulani, vulcaniani. E su questo complotto, generazioni di editorialisti costruiscono la loro sussidiata carriera. Quanto sarebbe più semplice leggere tutte queste vicende in un modo solo: siamo un paese inadatto alla competizione internazionale. Ogni apertura è una crepa nel nostro edificio. Il nostro modello finirà ad essere la Corea del Nord.

 

Per tutti questi motivi, permetteteci di dirlo chiaro e forte: Mediaset è sotto minaccia dello Straniero? E chissenefrega. Firmato: un cittadino-contribuente che ne ha piene le palle. Da molto tempo.

Ultimi Dagoreport

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A OSLO E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…