SE LA SANTADECHE’ TACE, PARLA BRIATORE: “GLI ALTRI SENZA BERLUSCONI DOVE VANNO? PRENDONO IL 3 PER CENTO. SE SILVIO NON È PIÙ IN ‘FORZA ITALIA’ VOTO RENZI”

Gian Maria De Francesco per "Il Giornale"

«Berlusconi, dopo tutto quello che fatto, nel momento di debolezza l'hanno pugnalato alle spalle. Alfano ha sicuramente la sindrome del delfino e lo ha pugnalato». L'imprenditore piemontese Flavio Briatore, ieri in un'intervista a Skytg24, ha duramente criticato la scelta di Angelino Alfano e dei «diversamente berlusconiani» di non seguire le originarie indicazioni del Cavaliere sul voto di fiducia al governo Letta. Prendendosela soprattutto con il segretario del Pdl e ministro dell'Interno.

Quella di Briatore, però, è soprattutto la testimonianza di un dato di fatto incontrovertibile: il centrodestra in Italia è Silvio Berlusconi e senza quest'ultimo è impossibile costruire un rassemblement alternativo al centrosinistra. «Bisogna capire cosa farà Berlusconi se sarà ancora il leader. È l'unico che può portare voti. Gli altri, senza di lui, tutti assieme non prenderebbero il 3 per cento». Ecco perché i cosiddetti sostenitori del governo delle larghe intese cercano di tenere in vita con tutte le proprie forze l'attuale esecutivo.

È lo stesso Briatore a fare un passo avanti dichiarando che, senza il Cav in campo, il suo voto andrebbe all'enfant prodige del centrosinistra Matteo Renzi e non certo ad altri pallidi surrogati di Berlusconi. «Se Berlusconi non è in Forza Italia, voterò Renzi perché io voto per le persone e non per i partiti e spero che arrivi qualcuno a fare la rivoluzione». Secondo il creatore del Billionaire , il sindaco di Firenze- sempre che il Pd gli consenta di correre anche da premier- sarebbe in grado di «prendere molti voti».

Ecco, le parole di Briatore restituiscono l'immagine di due mondi politici completamente differenti. Da una parte, quello dell'intraprendenza, della voglia di fare, di «rivoluzionare» e di «rottamare» incarnato da Berlusconi e da Renzi. Dall'altro lato, quello di una politica legata ancora ai vecchi riti che oggi si raccoglie attorno a Enrico Letta e che fino a pochi mesi fa esaltava le virtù di Mario Monti. Sulle dimissioni del Professore da Scelta civica, il manager ha le idee molto chiare e sottolinea come «un anno fa Casini ci diceva che Monti avrebbe risolto i problemi dell'Italia. E ora dopo un anno dove siamo? Gli interessa solo restare lì, il resto non gli interessa».

Lo stesso concetto di politica come professione, secondo Briatore, ha prodotto una cultura dell'immobilismo: quel «non fare niente» che ha portato il Paese a «un punto disastroso». Anzi, nell'intervista ha utilizzato toni molto simili a quelli del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi.

I mestieranti della politica perdono tempo e «nessuno è capace di fare le riforme». In tutte le aziende si può tagliare un 20% della spesa, eppure «perché nessuno riesce a tagliare 160 miliardi su una spesa di 800 miliardi?». La domanda è retorica. «Nessuno è riuscito a farlo perché nessuno riesce a incidere: non è riuscito Berlusconi, ma non è riuscito a farlo nemmeno Prodi».

Per Briatore l'imperativo è abbassare la pressione fiscale. «Le tasse vanno portate al 30%- ha proseguito - e a chi non paga gli togliamo l'azienda.È inutile che il governo venda proprietà dello Stato che finiranno nei buchi neri».In mancanza di riforme,l'Italia si autocondannerà a restare un Paese nel quale vincono le caste. «Non esiste meritocrazia, i soliti noti partecipano e i politici gli danno una mano. La rivoluzione si deve fare, ma la deve fare la politica».

 

l berlusconi briatore big FLAVIO BRIATORE SILVIO BERLUSCONI ANDRIANO GALLIANI IN TRIBUNA A SAN SIRO PER MILAN MALAGA santanchè guarda negli occhi alfanoALFANO CON LA TESTA DELLA SANTANCHE RENZI E I FRATELLI DELLA VALLE ALLO STADIO FOTO LAPRESSE

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?