evasione fiscale

C'È UNA GRANDE TRUFFA DI CUI SI PARLA POCO: LE FIDEIUSSIONI FALSE - 1,6 MILIARDI ACCERTATI DALLA GUARDIA DI FINANZA IN 4 ANNI. SPESSO RIGUARDANO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE NELLA PROCEDURA DEGLI APPALTI - COME FUNZIONA IL SISTEMA: POLIZZE EMESSE DA SOGGETTI NON AUTORIZZATI. O QUELLE, ANCOR PEGGIO, IN CAPO A PERSONAGGI SPECIALIZZATI NEI PRODOTTI FINANZIARI FALSI

Marco Ludovico per ''Il Sole 24 Ore''

 

La grande truffa sulle fideiussioni false si intravede nel 2015. Nel tempo i riscontri si ripetono. Si intensificano e si allargano. Oggi per la Guardia di Finanza è ormai un fenomeno «particolarmente pericoloso». Decine e decine di finanzieri ci lavorano ogni giorno in tutta Italia. Negli ultimi quattro anni le Fiamme gialle hanno accertato volumi di illeciti finanziari di questo genere per 1,6 miliardi.

 

Alcuni casi sono sconcertanti. A fine 2017 un' inchiesta presso la procura della Repubblica di Brescia ha scovato somme garantite fittizie per 556 milioni. Nell' aprile dell' anno scorso ad Ancona sono state scoperte 677 polizze prive di valore. Ma con premi incassati per 875 milioni. Un incubo.

 

guardia di finanza

Perché riguarda, in diversi casi, pubbliche amministrazioni. Spesso nelle procedure di appalti pubblici. Il rischio così è molto alto. La fideiussione illegale può garantire sulla carta cifre enormi. Tranne poi scoprire, appunto, il bidone.

C' è dunque un timore, più che fondato, tra gli specialisti del comando generale della Gdf guidato da Giuseppe Zafarana: dover fronteggiare un affare fraudolento dalle dimensioni spaventose. Molto più ampie di quelle accertate finora.

 

Il meccanismo sfruttato dai criminali è semplice. La polizza fideiussoria è il contratto con cui un' assicurazione o una banca si assume l' obbligo di pagare una somma a un beneficiario per garantirlo in caso di inadempienza del debitore; banca o assicurazione ricevono per questo un premio o una commissione. Le analisi Gdf hanno verificato almeno due tipi di abuso. Le polizze emesse da soggetti non autorizzati. E quelle, ancor peggio, in capo a personaggi specializzati nei prodotti finanziari falsi. In tutti i casi, spazio alla fantasia finanziaria dei malviventi.

 

giuseppe zafarana guardia di finanza

Di recente in un' audizione parlamentare il generale Giuseppe Arbore, capo del terzo reparto del comando generale della Finanza, ha illustrato la problematica. Così subdola, ma altrettanto insidiosa, da aver messo in fibrillazione una serie di autorità di vigilanza di rilievo assoluto: Anac (Autorità nazionale anticorruzione), Banca d' Italia, Consob, Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni). La stessa Gdf ha mobilitato il Comando tutela dell' economia e finanza, con gli specialisti del Nucleo speciale di polizia valutaria, più i nuclei di polizia economico-finanziaria e i reparti sul territorio.

 

L' allerta è massima. Le armi dello Stato sono quelle di polizia giudiziaria ma anche le ispezioni e sanzioni delle autorità di vigilanza. Un timore più ricorrente di altri riguarda l' insidia di una truffa del genere con un ente territoriale. In sede locale, le competenze del personale davanti a un inganno ben articolato non sono sempre scontate. Ma le somme in gioco possono essere di alto livello.

 

Fa impressione così l' indagine di Brescia. Si parte da un traffico illecito di rifiuti. Spuntano camorristi del clan Mallardo. Poi emergono società clone di quelle emittenti le polizze. L' inganno era destinato a privati ed enti regionali, province, comuni e altri soggetti pubblici. Le fideiussioni taroccate, per la cronaca, erano progettate a Londra; oltre i 556 milioni di false polizze, per due soggetti incriminati sono scattate le misure cautelari e un sequestro di beni per 640milioni. Ma i segnali di pericolosità del fenomeno sono molti di più. Nel gioco di queste frodi si affacciano diversi soggetti esteri. Stati tenuti a offrire le dovute garanzie ma non in grado di mantenerle. E poi tutto il fronte delle truffe on line: rivelatosi dovizioso di inganni e di bocconi succulenti per i criminali anche nel caso delle fideiussioni.

guardia di finanza

 

Le finanziarie estere per operare in Italia devono essere iscritte in uno degli elenchi di Bankitalia. Se non accade, le garanzie non possono essere emesse e l' attività diventa abusiva. Ma non è scontato che tutti gli operatori lo sappiano.

 

Un altro capitolo oltremodo minaccioso riguarda le garanzie di imprese residenti nei Paesi dell' Est Europa. Sono autorizzate a operare dalle autorità di vigilanza dei rispettivi Stati. Ma la Finanza ha accertato come spesso siano società senza i requisiti minimi di solidità finanziaria e con amministratori privi di onorabilità. Così, quando un' amministrazione italiana chiede la riscossione della polizza, scopre di ritrovarsi in mano carta straccia.

 

Le verifiche più recenti stanno facendo emergere il fenomeno nel settore delle concessioni nel gioco pubblico. Le polizze farlocche scoperte erano pubblicizzate on line. Incredibile ma vero, dopo la denuncia i siti incriminati sono oscurati dalle autorità giudiziarie ma i prodotti finanziari truffaldini rinascono sulla rete di lì a poco. Con lievi modifiche grafiche e, soprattutto, l' ubicazione in un server presso uno Stato poco incline alla collaborazione giudiziaria internazionale.

 

Da sottolineare l' attività della Gdf insieme a Bankitalia con ispezioni e controlli sul rilascio delle garanzie finanziarie individuali da parte dei cosiddetti confidi minori. Il 40% dei soggetti ispezionati è risultato abusivo: aveva emesso fideiussioni per quasi 70 milioni, la metà per uffici pubblici.

Sono stati cancellati 103 soggetti, il 60% privi dei requisiti minimi, in stato di insolvenza o in liquidazione.

 

L' azione di contrasto, dunque, mette a segno un numero crescente di battaglie vinte. Ma è anche un segnale della crescita continua delle frodi. La guerra contro le polizze fideiussorie false sarà ancora molto lunga.

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....