
CALTAGIRONE INFERNALE: SALE AL 10% DI MEDIOBANCA PER SCHIACCIARE LA SFIDA DI NAGEL SU BANCA GENERALI - MA I CALTA-SOGNI DI CONQUISTARE IL BOTTINO DI GENERALI SONO APPESI AL VOTO DEL SUO, FINO A IERI, FEDELE PARTNER FRANCESCO MILLERI, CEO DI DELFIN (HOLDING DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO) CHE IL 16 GIUGNO ALL’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA CON LA SUA QUOTA DEL 20% DECIDERÀ ALL'ULTIMO MOMENTO (SE SI ASTIENE, VALE VOTO CONTRARIO) – COME MAI, IERI, “IL GIORNALE” DI SALLUSTI HA PICCHIATO DURISSIMO SUL FONDO ENASARCO, ALLEATO DI CALTARICCONE CON LA SUA QUOTA VICINA AL 2% DI MEDIOBANCA?
Giuliano Balestreri per www.lastampa.it
Lovaglio, Nagel, Caltagirone, Milleri
Francesco Gaetano Caltagirone è salito a ridosso del 10% di Mediobanca. Secondo quanto ricostruito da La Stampa, l’imprenditore romano, già azionista al 7,6%, ha rinforzato la propria partecipazione in Piazzetta Cuccia nei giorni precedenti alla record date di oggi: l’ultimo giorno utile per registrare i titoli della banca guidata da Alberto Nagel e votare all’assemblea che il 16 giugno prossimo dovrà decidere se sostenere o meno la scalata a Banca Generali.
Per vincere, Nagel ha bisogno del sostegno la metà più uno del capitale presente in assise. Tradotto: con una partecipazione attesa superiore al 76% dell’ultima assemblea – si stima intorno all’80% -, i vertici di Mediobanca dovranno incassare il “sì” di quasi il 40% del capitale. In sostanza l’astensione vale come un voto contrario, mentre la scelta di non depositare i le proprie azioni farebbe scendere il quorum necessario a vincere.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - FRANCESCO MILLERI
La mossa di Caltagirone spiega – almeno i parte – i volumi molto sostenuti del titolo nelle ultime settimane e rende ancora più incerto l’esito del voto. L’ingegnere romano ha apertamente criticata la proposta di Nagel. Prima sottolineando di non vederne un razionale industriale, poi chiedendo il rinvio dell’assemblea stessa chiedendo chiarezza sulla proposta e sugli accordi industriali tra Generali, Banca Generali e Mediobanca nell’eventualità l’Ops andasse a segno.
Caltagirone, peraltro, come azionista in Mps (con il 9%) sostiene l’offerta di scambio promossa dalla banca senese guidata da Luigi Lovaglio, e come socio di Generali (al 6,7%) ha votato contro la lista presentata da Mediobanca – che ha portato alla conferma di Philippe Donnet ad amministratore delegato.
Alla luce dei recenti acquisti azionari sul mercato, quindi, si rafforza il fronte del no a Nagel. Caltagirone conta sul sostegno della Delfin degli eredi Del Vecchio, guidata da Francesco Milleri – che potrebbe astenersi in assemblea -, di Beniaminio Gavio e dell’imprenditore Romano Minozzi, entrambi membri del patto di consultazioni di Mediobanca che ieri ha annunciato di sostenere l’operazione su Banca Generali (un sostegno che, tuttavia, non vincola al voto nessuno degli azionisti).
Con Caltagirone si schiereranno quasi certamente Enasarco, il fondo pensione degli agenti di commercio accreditato di una quota vicina al 2% del capitale di Mediobanca e le principali casse di previdenza. L’Enpam potrebbe invece astenersi.
In questo modo, il fronte contrario a Nagel dovrebbe avere un nocciolo duro pari vicino al 34% circa del capitale. Non è ancora chiaro come voteranno i Benetton (2,2%) i quali, tuttavia, sembrano propensi a consegnare i propri titoli a Mps.
L’11 giugno decideranno i cda di Banca Mediolanum e Mediolanum Vita: il numero uno del gruppo, Massimo Doris, ha avuto parole di apprezzamento per l'ops su Banca Generali. Unicredit – invece – come socio di Generali è contrario alla cessione della controllata del Leone, ma al momento nega di avere quote in Mediobanca.
A decidere sarà comunque il mercato, il 50% del capitale fra investitori istituzionali e retail – anche se il rastrellamento di Caltagirone ed Enasarco dovrebbe aver ridotto la quota. A sostegno dell’offerta di Mediobanca si sono espressi i proxy advisor Iss, Pirc e Glass Lewis.
ENASARCO, OMBRE SULLA SGR A MISURA DI DOPPI INCARICHI
Gian Maria De Francesco per Il Giornale - Estratto
Cosa accade quando una Fondazione con finalità di pubblico interesse - con oltre 9 miliardi di patrimonio a garanzia delle pensioni di circa 200mila agenti di commercio - ne affida la gestione a una società i cui vertici coincidono con i propri?
E’ la domanda che aleggia attorno a Enasarco, la cassa previdenziale degli agenti di commercio, che negli ultimi due anni ha canalizzato oltre 800 milioni di euro verso un solo soggetto: Miria Sgr. Miria - ex Gwm, società lussemburghese al centro di vecchie inchieste internazionali, compresa quella sul palazzo di Sloane Avenue finito nel mirino della giustizia vaticana - è stata acquistata da Enasarco nell'ottobre 2023 per circa 43 milioni. Rinominata nel luglio 2024, è diventata in breve tempo il centro di gravità finanziario dell'ente.
IL GIORNALE - ARTICOLO SU ENASARCO
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Miria Sgr si propone come gestore patrimoniale anche per Enpam, Inarcassa, Cassa Forense e Cdp Venture, per un potenziale totale di 70 miliardi. Un'iniziativa cui il governo non dovrebbe essere ostile visto che il capo di gabinetto della premier, Gaetano Caputi, siede anche nell'organismo di vigilanza di Enasarco - con un incarico da circa 100mila euro l'anno. Ma chi governa Miria? I vertici di Enasarco…
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