SCHETTINO NON SCODINZOLA PIU’ - FACCIA A FACCIA AD ALTA TENSIONE CON IL PERITO DEL TRIBUNALE, SULLA MANOVRA POST-IMPATTO - “HO FATTO UNO SCODINZOLO PER SALVARE LA CONCORDIA”: MA QUELLA MANOVRA NON SERVI’ A EVITARE LO SCONTRO - PER LA PROCURA I PASSEGGERI SCAMPATI ALLA MORTE DEVONO RINGRAZIARE SOLO “LA MANO DI DIO” - COSTA CROCIERE: “SCHETTINO HA ABBANDONATO LA NAVE, E’ UN REATO…”

Cristiana Mangani per Il Messaggero

Al quarto giorno di udienza Francesco Schettino chiede di parlare in aula. Vuole spiegare al gip qual è stata «la sua manovra». Quella che avrebbe, a suo dire, evitato un disastro maggiore. L'avvocato Bruno Leporatti che lo assiste, arriva al Teatro Moderno con 200 domande da fare agli esperti nominati dal giudice. E a fine serata, con solo metà perizia esaminata, li ha quasi sfiniti.

Il difensore insiste nel tentare di dimostrare che non si è trattato di un incidente causato solo dal capitano, ma di un insieme di errori che coinvolgono gli uomini che erano in plancia con lui e l'Unità di crisi della Costa Crociere.

E così ecco arrivare in sostegno della sua tesi proprio capitan Schettino che, vestito con una nuova giacca, questa volta in pendant con il colore degli occhi, prende la parola e torna a quella drammatica notte del 13 gennaio. «Ho fatto uno scondinzolo per salvare la Concordia», dice. Non si agita, è pacato, spiega con calma. La manovra di cui parla, però, non è riuscita a evitare che la nave venisse squarciata dagli scogli. Procedevano a 16 nodi verso il Giglio, una velocità considerata enorme per la distanza da terra.

A un certo punto, in plancia, Schettino si è reso conto dell'errore di rotta e ha ordinato - spiega ancora - una manovra repentina: «destra-sinistra-destra». Lo scondizolo, appunto, come si dice in gergo marinaro, quando si vuole disimpegnare la poppa della nave aiutandosi con timone, vento e correnti. E la sua descrizione genera un botta e risposta con il perito del giudice, l'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone.

Il passaggio successivo è dedicato alla ricostruzione della rotta. La perizia tira in ballo altre responsabilità, oltre quella del comandante: del timoniere e anche del cartografo. Il primo Jacob Rusli è già stato iscritto sul registro degli indagati ad agosto, il secondo Simone Canessa due giorni fa, perché secondo gli esperti avrebbe dovuto segnalare la pericolosità della rotta, e invece non aveva le carte nautiche idonee. Il tentativo di tirare dentro altri possibili responsabili ha mandato su tutte le furie la Costa Crociere.

Ieri l'avvocato Marco De Luca, che assiste la compagnia, era fuori di sé. Già Schettino ha sostenuto di aver ritardato le richieste dei soccorsi perché gli era stato chiesto da Roberto Ferrarini, capo dell'Unità di crisi. E probabilmente anche oggi farà lo stesso quando verrà illustrato ulteriormente «lo scarroccio» e le comunicazioni della plancia con l'Unità di crisi. «Schettino - ha dichiarato l'avvocato De Luca - ha detto delle cose a sua difesa, ne ha dette molte, e tante non veritiere. Sono dichiarazioni che non mi sono sembrate serie. Lui ha abbandonato la nave e questo è un reato, oltre che uno dei motivi del licenziamento».

Nel breve e serrato confronto con l'ammiraglio Cavo Dragone, che è a capo del collegio dei periti, si è parlato anche della correzione finale, che il capitano giustifica come un modo per andare al punto d'incaglio nel modo più indolore. Una tesi che comunque la perizia smentisce categoricamente, e altrettanto fanno i consulenti del procuratore Franco Verusio. È stato proprio il capo dei pm a tagliare corto rispetto all'ipotesi di questa manovra risolutiva. «I passeggeri che si sono salvati lo devono solo alla mano di Dio», ha replicato. Il comandante, però, insiste: «Non fu una manovra. Quella è stata una decisione».

L'udienza per il disastro della Concordia, ieri, ha fatto anche un altro danno, anche se per fortuna molto piccolo: quattro studenti sedicenni di Grosseto hanno marinato le lezioni per vedere l'arrivo del comandante al Teatro Moderno. Armati di telefonino lo hanno filmato mentre scendeva dalla Mercedes con i vetri oscurati. E lui è sceso augurando buon lavoro a tutti ed è entrato alzando il pollice in su.

 

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