castro marchionne jobs

IL SEGRETO DEI POTENTI – IL RISERBO SULLA SALUTE DI MARCHIONNE È CORAGGIOSO, MA NON ECCEZIONALE. L’UOMO DA SEMPRE CUSTODISCE LA SUA PIÙ GRANDE IMPERFEZIONE: LA MALATTIA – DA CASTRO A ROOSEVELT E STEVE JOBS, PASSANDO PER LA PIÙ GRANDE SCUOLA DI OCCULTAMENTO DELLE MALATTIE, L’URSS, DOVE I GERONTOCRATI SPARIVANO PER UN “RAFFREDDORE”

Marco Zucchetti per “il Giornale”

SERGIO MARCHIONNE

 

Nel millennio desertificato della trasparenza obbligatoria, c' è un angolo d' ombra quieto come una radura, in cui perfino le personalità pubbliche possono trovare sollievo. Intorno è tutta una giungla di tweet  selvaggi e privacy fatta a pezzi sulla piazza.

 

Relazioni sbandierate, affetti sbattuti sui social, dichiarazioni dei redditi affisse in Rete. Ma quella zona grigia è una riserva di pudore e intimità, un luogo tabù che resiste alle minacce e allo spirito dei tempi che non prevede più il non detto.

 

obama marchionne

Lì, acquattata nell' oscurità che la protegge, l' uomo custodisce «la sua più grande imperfezione»: la malattia. E in quel recinto ognuno è un' isola, con le sue regole e la sua sensibilità, tutte lecite e da rispettare.

 

Lo straziante e improvviso finale dell' esistenza di Sergio Marchionne non è eccezionale: la vita è l' unica malattia incurabile, per chiunque e ovunque. L' eccezionalità - e la difficoltà ad accettare quel finale - sta piuttosto nel fatto che siamo così abituati a conoscere ogni dettaglio di potenti e celebrità che l' idea di non sapere la verità sulla loro salute fa crollare il mito malsano dell' onniscienza invasiva.

 

nadia toffa

In un istante ci rendiamo conto che quando si muore si muore soli, ma quando ci si ammala ci si può ammalare anche in segreto.

 

Banale e sacrosanto, certo. Ma dannatamente anacronistico in un mondo in cui - dalla bandana coraggiosa di Emma Bonino al sorriso di Nadia Toffa - la malattia ha finalmente smesso di essere una vergogna per diventare anche battaglia civile. Eppure, c' è ancora qualcuno che cerca quell' ombra.

 

Breznev

Per gran parte della storia occidentale, condottieri e potenti hanno occultato ogni male, dai mini-ictus di Giulio Cesare nella battaglia di Tapso all' emofilia genetica dello zar Nicola II, «frutto degenerato di una famiglia degenere» per dirla con Trotsky.

 

Esiste un libro (In sickness and in power di David Owen) che lo spiega in maniera esemplare. Malattia significa debolezza, debolezza significa vulnerabilità. E un governante vulnerabile è destinato a governare per poco.

 

I tempi delle 44 coltellate e delle congiure di palazzo sono lontani, ma la stessa ossessione per l' immagine invincibile del potere è rimasta per tutto il Novecento. Con derive più o meno farsesche.

 

FIDEL CASTRO

Per il Granma, il giornale del regime cubano, l' ultimo Fidel Castro è sempre stato in splendida forma nonostante comparisse solo ogni sei mesi, e per di più avvolto in tute da ospizio. Hugo Chávez, sformato dalle cure, si mostrava brindando ad aranciata alla faccia della propaganda Usa.

 

Tutti eredi della più grande scuola di occultamento maldestro delle malattie, quell' Unione Sovietica che per vent' anni fu retta da morti viventi, ma decorati con l' Ordine di Lenin. Leonid Breznev aveva subito infarti plurimi, era dipendente dagli antidolorifici, immobilizzato dalla borsite e aveva una bocca talmente distrutta che i suoi discorsi in radio erano incomprensibili, ma resse il Pcus fino all' 82.

libretto rosso di mao

 

Yuri Andropov e Konstantin Cernenko, gerontocrati di un' ex superpotenza ancor più malmessa, sparivano intere settimane per imprecisati «raffreddori». Stessa cosa in Cina, dove il Parkinson di Deng Xiaoping e le malattie veneree di Mao Zedong diventarono segreto di Stato, tant' è che la biografia del Grande Timoniere è ancora vietata.

 

conferenza di yalta

Il dolore e l' infermità sono state macchie da epurare dai curricula anche in Occidente. Se per Joseph Goebbels, che fece passare la sua osteomielite per una ferita di guerra, era obbligatorio in un regime nazista che odiava le deformità, negli Stati Uniti l' incompatibilità fra malattia e immagine pubblica è più sorprendente.

 

Fu così per Franklin Delano Roosevelt, che dopo la poliomielite fu costretto sulla sedia a rotelle ma la evitò sempre in pubblico, tanto da costringere Stalin e Churchill a farsi fotografare seduti come lui a Yalta; fu così anche per John Fitzgerald Kennedy, icona sorridente dell' America Wasp dilaniato in segreto da atroci sofferenze alla schiena.

 

marchionne

È il dogma dell' immortalità dei Faraoni che ha attraversato i secoli e si è trasformato in una nuova legge: chi guida un popolo non può zoppicare.

 

Negli ultimi anni questa impostazione è cambiata. Il lutto, l' avvicinamento al rito del «passaggio» sono parte fondante dell' antropologia culturale e ogni epoca ha il suo approccio alla morte.

 

freddie mercury sul palco

La contemporaneità ha insegnato che i passi più stentati e complicati della vita, quelli segnati da malattie anche gravi o letali, sono diventati qualcosa da non nascondere. Si soffre, ma si lotta e si incitano gli altri a non mollare.

 

Forse non per caso, sono state soprattutto le star dello spettacolo e dello sport a indicare la strada. Lady Gaga, Angelina Jolie e ancor prima il cestista Magic Johnson, che con il suo outing sull' Aids ha cambiato la storia dello sport proprio mentre Freddie Mercury negava la sua sieropositività ad oltranza, cedendo alla verità solo 24 ore prima della morte.

 

stege jobs

Ammettere la vulnerabilità ha avvicinato le stelle alla terra e ha creato un paradigma: il «famoso» quando sta male lo comunica ai fan. Sicché ci siamo abituati a vivere al capezzale di ogni celebrità, con cartelle cliniche giornaliere e bollettini medici puntuali, ma ci siamo dimenticati che condividere la malattia dev' essere una scelta, non un obbligo morale.

 

I Vip non sono tutti uguali. Attori, cantanti e calciatori sono dei modelli, ma al contrario dei leader politici non hanno responsabilità dirette. Un tumore a David Bowie è un dramma, ma ad un capo di Stato può innescare crisi internazionali.

 

STEVE JOBS 1

Ecco perché - soprattutto in America - la salute dei politici è diventata un' arma e sia Hillary Clinton sia Donald Trump hanno dovuto mostrare certificati medici di sana e robusta costituzione durante l' ultima campagna elettorale.

 

Ed ecco perché la Cia studia le immagini dei leader ammalati dagli anni '60 e stende report sulle loro condizioni: con la neoplasia del francese Georges Pompidou ci azzeccò, con Kim Jong-un ci sta lavorando, tra una diagnosi di diabete e una di gotta.

 

sergio marchionne

Per i manager è la stessa cosa. La loro salute non è affar privato, ma interessa migliaia di azionisti. Steve Jobs, che della sua lotta contro il cancro parlò pubblicamente mentre era ancora al timone di un colosso come Apple, fregandosene delle ripercussioni sui mercati, è stato un rivoluzionario.

 

Ma la scelta opposta di Marchionne di mantenere un riserbo assoluto è altrettanto coraggiosa. Perché oltre ad essere umanamente legittima, è anche una difesa estrema dell' azienda e della sua comunità.

 

Si dice che il corpo è un tempio, ma è anche un campo di battaglia. Ognuno decide come combatterla e come arrendersi. Se nel clamore della piazza o in quella ombreggiata radura in cui nessuno deve entrare.

Ultimi Dagoreport

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…