CO-CANINA: LA DROGA CHE VIAGGIA A QUATTRO ZAMPE

Paolo Colonnello per "la Stampa"

«Mi chiamo Barisante Lenny, nato a Livorno nel 1980. Sono uscito il 13 aprile del 2012 dal carcere della Baumette a Marsiglia, dove ero detenuto per narcotraffico. E lì ho avuto un'idea infallibile...». Inizia così il verbale che ha rivelato l'ultimo trucco per l'importazione di droga purissima nel nostro Paese: l'utilizzo di cani di grossa taglia imbottiti di coca in Messico e squartati nelle campagne di Pontedera, in provincia di Pisa, per recuperare la preziosissima merce. Ne avevamo dato notizia un mese fa. Ieri sono scattati gli arresti e in carcere sono finite ben 75 persone, di cui 18 minorenni, quasi tutti sudamericani.

Inoltre sono state denunciate a piede libero altre 112 persone. Membri di bande come Latin King o dei famigerati «Zetas» o dei Sinaloa messicani: organizzazioni criminali molto attive, con veri e propri eserciti armati in Messico e Colombia. E, come si vede dall'operazione di polizia, nata dalle indagini del commissariato di via Mecenate a Milano, ormai perfettamente funzionanti anche in Italia e sempre più potenti.

Grazie anche all'incredibile fantasia di narcotrafficanti giovanissimi come Lenny Barisante, sei lingue parlate perfettamente, passaporto italiano e colombiano, diventato ricchissimo già a 22 anni e nel maggio dell'anno scorso, dopo essere stato arrestato per l'ennesima volta a Rozzano, in compagnia di due guardaspalle, deciso a tagliare i ponti con il passato: «Anche se in alcuni periodi della mia vita ho avuto centinaia di migliaia di euro e proprietà immobiliari, è un lavoro che non ripaga».

Sulla sua testa i cartelli del Golfo hanno messo una taglia pesante. «Mi occupavo di narcotraffico tra l'America Latina e l'Europa da circa 14 anni. In particolare ero sposato con la figlia di un luogotenente del "cartello del Golfo" associato al braccio armato degli Zetas... Dentro il carcere di Marsiglia ho inventato un nuovo sistema di trasporto di cocaina che utilizza cani vivi.

La sostanza viene inserita dentro un cilindro di circa 250 grammi; prima la droga è avvolta nel cellophane, poi viene chiuso sottovuoto, poi nuovamente nel cellophane, poi nella carta carbone (affinché i raggi x non possano penetrare l'involucro), quindi ancora nel cellophane e con lo scotch di vinile nero (ancor più resistente ai raggi x). L'involucro viene inserito dentro cani di grossa taglia come San Bernardo, Gran Danese, Dog de Bordeaux, Mastino Napoletano e Labrador.

Il cane viene preparato a Città del Messico per mano di un veterinario che opera un taglio cesareo e inserisce cinque, massimo sei involucri. Affinché il viaggio sia economicamente conveniente, dovevo spedire almeno due cani per passeggero. Nell'ultimo anno, sempre attraverso lo scalo di Madrid, sono entrati ben 48 cani e nessuno di loro è mai stato fermato. Ogni cane aveva un microchip ed era regolarmente denunciato. Con questo sistema sono riuscito addirittura ad evitare i controlli dell'aeroporto di Santa Cruz della Sierra in Bolivia che è uno dei più controllati al mondo. Una volta arrivati a destinazione i cani venivano aperti e la mercanzia recuperata, per un totale di circa un chilo e 250 grammi per cane».

Poi un incidente manda all'aria tutti i piani: un cane da monta, cui teneva tantissimo uno dei capi del cartello messicano di Sinaloa, sta male. La coppia di complici che ospita i «cani da cocaina» nelle campagne intorno a Pisa, litiga. I vicini chiamano i carabinieri e quando arriva il veterinario, l'animale vomita uno degli involucri di cocaina. È così che emerge la storia dei cani usati come corrieri della droga. Nei campi intorno, verranno ritrovate 78 carcasse di altrettanti animali.

 

UN CANE SALVATO DAI POLIZIOTTI A MILANO ERA DESTINATO A ESSERE UN CORRIERE DELLA DROGA A SINISTRA UN RITO DI INIZIAZIONE DELLA BANDA DI NARCOTRAFFICANTI SUDAMERICANI ARRESTATA DALLA POLIZIA DI MILANO cocaina COCAINA POLIZIA jpeg

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO