1. GRANDI SPERANZE IN BORSA CHE TELECOM ENTRI PRESTO A FAR PARTE DELLA GRANDE PARTITA A POKER CHE SI STA GIOCANDO SUL MERCATO DEL VECCHIO CONTINENTE 2. OGGI POMERIGGIO COLAO MERAVIGLIAO, IL 52ENNE MANAGER BRESCIANO CHE GUIDA VODAFONE DAL 2008 DOPO LA DISASTROSA PARENTESI DI UN PAIO DI ANNI A RCS, PORTERÀ NELLE CASSE DELLA SUA AZIENDA UNA CIFRA PAZZESCA: CIRCA 130 MILIARDI DI DOLLARI 3. SBARRATE LE PORTE ALL’INVASORE SUDAMERICANO SLIM, COLAO TIRERÀ FUORI DAI GUAI TELECOM? E BERNABÈ RIUSCIRÀ, CON I SUOI POTERI MAGICI, A RESTARE AL COMANDO? 4. INTANTO, PRIMA DI METTERE LE MANI SU TELECOM, C’È IL PROBLEMA DELLA CESSIONE DELLA RETE CHE È LEGATO ALLE SORTI DEL GOVERNO E DELLA POLITICA. SOLO UN PAZZO (COLAO, SLIM, ALIERTA NON LO SONO) POTREBBE LANCIARE UN’OPA SU TELECOM SAPENDO CHE BASTANO UN FASSINA E UN BASSANINI QUALUNQUE A INTERCETTARE L’OPERAZIONE

Gli uscieri di TelecomItalia hanno il cervello in fiamme.
Anche stamane hanno visto il titolo della loro azienda salire di oltre il 6% dopo le scintille di venerdì che hanno rianimato le quotazioni dell'azienda. Dopo aver girato a largo dalle spiagge, dove i quattrini e i cretini si fanno compagnia, gli uscieri hanno capito che aveva ragione Leo Longanesi quando diceva che vivere infelici costa meno.

Questa condizione non impedisce comunque di sperare che Telecom entri presto a far parte della grande partita a poker che si sta giocando sul mercato del Vecchio Continente dove oggi pomeriggio Colao Meravigliao, il 52enne manager bresciano che guida Vodafone dal 2008 dopo la disastrosa parentesi di un paio di anni a Rcs, porterà nelle casse della sua azienda telefonica circa 130 miliardi di dollari.

È una cifra pazzesca che segna la fine del matrimonio tra il colosso britannico e gli americani di Verizon, una paccata di soldi che a questo punto portano Colao in cima alla classifica degli imprenditori più furbi del mondo.

Gli uscieri di Telecom sanno che nonostante tutto i soldi fanno venire le idee (come diceva Fellini) e a questo punto si chiedono se il bresciano dileggiato per la sua totale incompetenza nell'editoria abbia intenzione di tirare fuori dai guai l'azienda di Franchino Bernabè.

Di quest'ultimo si sono perse le tracce e bisogna risalire ai primi giorni di agosto per trovare uno straccio di dichiarazioni. In quell'occasione Telecom presentò per bocca di Piergiorgio Peluso, il fortunato e strapagato direttore finanziario, un bilancio in rosso di oltre un miliardo per il primo semestre e una massa di debiti vicina ai 29 miliardi di euro.

Di fronte a queste cifre gli azionisti di Telco, Mediobanca, Generali e Intesa hanno cominciato a parlare senza mezzi termini di abbandonare il tavolo dove erano entrati nel dicembre 2007 convinti di varcare le porte dell'Eden. Ancora più perplessi si dimostrano gli spagnoli di Telefonica, la compagnia guidata da Cesar Alierta, che in sei anni ha perso qualcosa come 4 miliardi dentro l'azienda italiana.

Quando qualche analista ha osato chiedere a Bernabè se i soci di Telco avrebbero tagliato la corda lui ha risposto ineffabile: "penso non ci sarà nessuna sorpresa", e con questa affermazione ha tagliato corto sull'ipotesi che i soci, ormai vicini alla scadenza del patto di sindacato, non vedano l'ora di girare pagina e di mandarlo a casa.

Gli uscieri di Telecom sanno che Franchino è un gatto dalle sette vite e farà di tutto per evitare che si ripeta la triste pagina del giugno '99 quando dopo appena otto mesi dal suo insediamento al vertice dovette abbandonare la poltrona per l'Opa di Colaninno.

Facendo appello alle sue forze e alla rete dei rapporti internazionali che lo hanno sempre visto farfalleggiare nelle riunioni del Bilderberg di Cernobbio, il manager di Vipiteno mise sul tavolo la carta di Deutsche Telekom, ma l'impresa apparve tardiva e di gran lunga più modesta rispetto ai 100mila miliardi di lire che Colaninno aveva raccattato in America.

Anche adesso la battaglia per non essere schiacciato dai player telefonici è una questione di tempo. Il 18 settembre Franchino compirà 65 anni l'età giusta per andare in pensione, ma per una casualità forse studiata ha deciso di riunire alla metà del mese il consiglio di amministrazione che dovrà decidere il futuro.

La confusione corre sul filo perché nessuno ad oggi è in grado di prevedere che cosa succederà nelle prossime due settimane e l'euforia in Borsa non deve trarre in inganno. Troppi giornali e troppi giornalisti affamati inventano scenari dalle fondamenta fragili.

C'è chi dice che il ciccione messicano Carlos Slim, proprietario di America Movil, dopo aver preso non piu' tardi di sabato una batosta nel tentativo di prendere il 100% della compagnia olandese Kpn, abbia messo nel mirino il mercato italiano. E qui si dimentica che già nel 2007 e in tempi successivi sulle voglie del miliardario messicano si erano spesi fiumi di parole. A un certo punto sembrava che Slim insieme ai texani di At&T riuscisse a mettere le mani su Telecom, ma l'opposizione che ha avuto in Olanda nei giorni scorsi per ingrassare il suo impero la dice lunga sul rifiuto dei mercati europei a spalancare le porte ai sudamericani.

E questo vale anche per gli spagnoli di Telefonica che hanno tentato di vendere la loro società sempre ai texani di At&T e si sono trovati di fronte al veto del governo spagnolo.
Gli uscieri comunque non sono affatto convinti che Telefonica e Cesar Alierta vogliano piantare la bandiera di Madrid su corso Italia. Il bagno di sangue di 4 miliardi che gli spagnoli hanno subito durante la gestione di Bernabè e la montagna di debiti sono due fattori dolorosi ai quali si accompagnano le perplessità sul futuro della Rete e sui problemi che sorgerebbero in America Latina con l'Antitrust brasiliana.

La confusione, ripetiamo, corre sul filo e nell'etere ed è tale da scoraggiare qualsiasi intento predatorio. Prima di mettere le mani su Telecom va chiarito il problema della cessione della Rete che è legato alle sorti del governo e della politica. Solo un pazzo (Colao, Slim, Alierta non appartengono a questa categoria) potrebbe lanciare un'Opa su Telecom sapendo che bastano un Fassina e un Bassanini qualunque a intercettare l'operazione.

Ecco allora spuntare dalle colonne del "Sole 24 Ore" di ieri l'ipotesi di un aumento di capitale riservato che Bernabè, Patuano e il fortunato Peluso hanno già smentito ai primi di agosto evitando che le agenzie di rating bollassero come spazzatura il titolo Telecom. A questo punto Franchino deve uscire dal letargo di agosto e mantenere la sua freddezza glaciale di fronte all'euforia della Borsa. Lui sa benissimo che in una situazione di coma profondo basta un report di un'agenzia qualunque per riaccendere le speranze.

La stessa cosa è successa durante le ferie per Finmeccanica quando un giornaletto coreano ha scritto che i proprietari del Gruppo asiatico Doosan stavano facendo la colletta per raccogliere i quattrini necessari a comprare Ansaldo Energia.

Nel caso di Telecom c'è però una situazione in movimento che si chiarirà soltanto nelle prossime settimane. Per adesso l'unica operazione che Franchino ha portato a termine è stata la nomina di un nuovo capo del personale che prenderà il posto del pelato calabrese Antonio Migliardi. A partire da ieri le risorse umane sono gestite da Mario Di Loreto, un 50enne romano dal curriculum troppo ballerino perché dal '98 ha saltellato tra AirOne, Alitalia Team, Starwood Hotels e Barilla. Sarà lui a gestire i 3mila esuberi concordati con i sindacati e il collocamento dei 20mila dipendenti previsti con la cessione della Rete.

 

 

7 pap72 colaoVerizonFranco BernabèPiergiorgio Pelusocolaninno alitalia SLIMCesar AliertaSTEFANO FASSINAFRANCO BASSANINI ALBERTO NAGEL mario greco generali

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...

antonio tajani edmondo cirielli

ALTRO CHE GOVERNO COESO: È GUERRA APERTA IN CASA! – IL PIÙ INCAZZATO PER L’INVESTITURA DI EDMONDO CIRIELLI A CANDIDATO DEL CENTRODESTRA IN CAMPANIA È ANTONIO TAJANI. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CONSERVA UN’ANTICA ANTIPATIA (RICAMBIATA) CON IL SUO VICEMINISTRO – E IL SEGRETARIO REGIONALE AZZURRO, FULVIO MARTUSCIELLO, MINACCIA GLI ALLEATI: “PRIMA ANCORA DI SEDERCI AL TAVOLO CON EDMONDO CIRIELLI, DEVE CHIEDERE SCUSA PER GLI INSULTI RIVOLTI A SILVIO BERLUSCONI E RIPORTATI NEL LIBRO ‘FRATELLI DI CHAT’” – TAJANI TEME CHE, CON CIRIELLI CANDIDATO, FDI SCAVALCHI, E DI PARECCHIO, FORZA ITALIA IN CAMPANIA, STORICO FEUDO AZZURRO...

tridico giuseppe conte matteo salvini occhiuto giorgia meloni calabria fico antonio tajani

DAGOREPORT! IN CALABRIA, COME NELLE MARCHE, SI REGISTRA LA SCONFITTA DI GIUSEPPE CONTE: HA VOLUTO FORTISSIMAMENTE LA CANDIDATURA DI PASQUALINO TRIDICO CHE NON HA PORTATO CONSENSI NÉ AL CAMPOLARGO, NÉ TANTOMENO AL M5S CHE HA PRESO GLI STESSI VOTI DEL 2021 - LA DUCETTA ROSICA PERCHÉ FRATELLI D’ITALIA HA UN TERZO DEI VOTI DI FORZA ITALIA, CHE CON LA LISTA OCCHIUTO ARRIVA FINO AL 30% - LA SORPRESA È LA CRESCITA DELLA LEGA, CHE PASSA DALL’8,3 AL 9,4%: MOLTI CALABRESI HANNO VOLUTO DARE UN PREMIO A SALVINI CHE SI È BATTUTO PER IL PONTE SULLO STRETTO - ORA LA BASE DEI 5STELLE E' IN SUBBUGLIO, NON AVENDO MAI DIGERITO L'ALLEANZA COL PD - LA PROVA DEL FUOCO E' ATTESA IN CAMPANIA DOVE IL CANDIDATO CHE CONTE HA IMPOSTO A ELLY E DE LUCA, ROBERTO FICO, NON PARE COSI' GRADITO AGLI ELETTORI DEL CENTROSINISTRA...    

giuseppe marotta giovanni carnevali

DAGOREPORT! GIUSEPPE MAROTTA STRINGE ANCORA PIÙ LE MANI SULLA FIGC. IN SETTIMANA SI VOTA LA SOSTITUZIONE NEL CONSIGLIO FEDERALE DI FRANCESCO CALVO, EX MARITO DI DENIZ AKALIN ATTUALE COMPAGNA DI ANDREA AGNELLI, E IL PRESIDENTE DELL’INTER STA BRIGANDO PER PORTARE AL SUO POSTO IL SODALE, NONCHÉ TESTIMONE DI NOZZE, GIOVANNI CARNEVALI, AD DEL SASSUOLO (MA C'E' ANCHE L'IDEA CHIELLINI) - IN CONSIGLIO FEDERALE SIEDEREBBERO COSÌ MAROTTA, CARNEVALI E CAMPOCCIA, IN QUOTA UDINESE MA LA CUI FEDE INTERISTA È NOTA A TUTTI. MILAN, JUVENTUS, NAPOLI E LE ROMANE RIMARREBBERO CON UN PALMO DI NASO…

giorgia meloni pro palestina manifestazione sciopero

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI QUESTA VOLTA SBAGLIA: SBEFFEGGIARE LA MANIFESTAZIONE PRO PALESTINA È UN ERRORE DI CALCOLO POLITICO. IN PIAZZA NON C’ERANO SOLO I SOLITI VECCHI COMUNISTI IPER-SINDACALIZZATI O I FANCAZZISTI DEL “WEEKEND LUNGO”. TRE MILIONI DI PERSONE CHE IN TRE GIORNI HANNO SFILATO E MANIFESTATO, NON SI POSSONO IGNORARE O BOLLARE COME "DELINQUENTI", COME FA SALVINI. ANCHE PERCHÉ SEI ITALIANI SU DIECI SONO SOLIDALI CON IL POPOLO PALESTINESE – LA DUCETTA È LA SOLITA CAMALEONTE: IN EUROPA FA LA DEMOCRISTIANA, TIENE I CONTI IN ORDINE, APPOGGIA L’UCRAINA E SCHIFA I SUOI ALLEATI FILORUSSI (COME IL RUMENO SIMION, A CUI NON RISPONDE PIÙ IL TELEFONO). MA QUANDO SI TRATTA DI ISRAELE, PERDE LA PAROLA…

mediobanca mps alessandro melzi deril vittorio grilli francesco milleri gaetano caltagirone fabio corsico phillippe donnet alberto nagel

DAGOREPORT - AL GRAN CASINÒ DEL RISIKO BANCARIO, “LES JEUX SONT FAITS"? ESCE DAL TAVOLO DA GIOCO MILANO DI MEDIOBANCA, ADESSO COMANDA IL BANCO DI PALAZZO CHIGI, STARRING IL GRAN CROUPIER FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE – DAVVERO, ‘’RIEN NE VA PLUS”? MAI STARE TROPPO TRANQUILLI E CANTARE VITTORIA… IN ITALIA PUÒ SEMPRE SPUNTARE QUALCHE MALINTENZIONATO DECISO A GUASTARE LA FESTA DEI COMPAGNUCCI DELLA PARROCCHIETTA ROMANA - A PIAZZA AFFARI SI VOCIFERA SOTTO I BAFFI CHE FRA QUALCHE MESE, QUANDO I VINCITORI SI SARANNO SISTEMATI BEN BENE PER PORTARE A COMPIMENTO LA CONQUISTA DEL "FORZIERE D'ITALIA", ASSICURAZIONI GENERALI, NULLA POTRÀ VIETARE A UNA BANCA DI LANCIARE UN’OPA SU MPS, DOTATO COM’È DEL 13% DEL LEONE DI TRIESTE - A QUEL PUNTO, CHE FARÀ PALAZZO CHIGI? POTRÀ TIRARE FUORI DAL CILINDRO DI NUOVO LE GOLDEN POWER “A TUTELA DEGLI INTERESSI NAZIONALI”, COME È ACCADUTO CON L’OPS DI UNICREDIT SU BANCO BPM, CARO ALLA LEGA? – COME SONO RIUSCITI A DISINNESCARE LE AMBIZIONI DEL CEO DI MPS, LUIGINO LOVAGLIO…