vacchi bonometti regina boccia

CONFINDUSTRIA DELLE MIE TRAME - DIVAMPA IL DUELLO PER LA CONQUISTA DELLA PRESIDENZA DELL’ASSOCIAZIONE DEGLI IMPRENDITORI - DIETRO I CANDIDATI VACCHI, BONOMETTI, REGINA E BOCCIA, LA BATTAGLIA PER SPOSTARE VOTI TRA ABETE, MONTEZEMOLO, MARCEGAGLIA E D’AMATO

Fausto Carioti per “Libero Quotidiano”

alberto vacchialberto vacchi

 

Mancando un governo forte, capace di innescare la ripresa e di farsi rispettare nelle sedi internazionali, il sogno di molti imprenditori italiani era che fosse forte almeno il prossimo presidente di Confindustria. E dunque che emergesse subito, se non un candidato unico, almeno un concorrente più robusto degli altri, un profilo alto in grado di calamitare i consensi degli associati.

 

Se il futuro numero uno di Confindustria avrà queste capacità lo si capirà una volta eletto. La partenza però non è quella attesa. La gara che è appena iniziata vede impegnati ben quattro concorrenti e nessuno di loro, oggi, appare in grado di surclassare gli altri.

 

Così nelle associazioni già si ragiona sui ticket che si renderanno necessari nella seconda fase. Tutto questo in una partita nella quale i giochi veri, più che sul rilancio dell' imprenditoria, si stanno facendo sui due asset controllati da viale dell' Astronomia: il Sole-24 Ore, che ancorché indebitato resta un centro di potere formidabile, e la Luiss.
 

squinzi prodi vacchisquinzi prodi vacchi

Passeranno la prima scrematura solo i candidati che in questa fase otterranno un sostegno pari almeno al 20% dei voti dell' assemblea degli imprenditori. Dei quattro nomi che i tre saggi (il marchigiano Adolfo Guzzini, il piemontese Giorgio Marsiaj e il campano Luca Moschini), a partire da questa settimana, porteranno al vaglio del territorio e delle imprese, quello che sinora ha fatto più parlare di sé è Alberto Vacchi.

 

Emiliano, profilo imprenditoriale alto, ha riscosso consensi come presidente di Unindustria Bologna.

 

Punto di forza: è titolare di un' impresa vera, il gruppo Ima, che produce macchine per il confezionamento di alimentari e farmaceutici e fattura 1,1 miliardi. Chi lo critica evidenza il giudizio positivo che su di lui ha espresso la Fiom («è un uomo del dialogo») e la vicinanza a Romano Prodi.

 

alberto vacchi montezemoloalberto vacchi montezemolo

Non sembrano essere comunque peccati mortali, se è vero che su Vacchi convergono anche le simpatie di una parte di Federmeccanica, tanto che è già girata la voce (smentita dagli staff dei due) della possibile entrata di Fabio Storchi, il cui mandato in Federmeccanica scade il prossimo anno, nella squadra di Vacchi, come vicepresidente per le relazioni industriali.

 

 

Ieri intanto Vacchi ha incassato l' appoggio della potente Assolombarda e il sostegno dei vertici di buona parte delle associazioni territoriali di Confindustria Emilia-Romagna. La sua è una candidatura di rottura rispetto all' asse che lega l' ex presidente Emma Marcegaglia e l' uscente Giorgio Squinzi.
 

Soldi veri al momento non ne punta nessuno, ma se vengono messi spalle al muro, a microfono spento, molti degli iscritti di Confindustria ti dicono che al ballottaggio contro Vacchi dovrebbe andare il salernitano Vincenzo Boccia, imprenditore tipografo. È il candidato della continuità, e anche per questo a Roma e al Sud ha molti sostenitori (tra i quali non c' è però il napoletano Antonio D' Amato, altro protagonista).

 

Giuseppe Morandini - Emma Marcegaglia - Vincenzo BocciaGiuseppe Morandini - Emma Marcegaglia - Vincenzo Boccia

Ha saputo cavarsela bene come vicepresidente di Confindustria con delega per il credito e ha l' appoggio dei Piccoli imprenditori e di parte dei Giovani, ma tra gli industriali le dimensioni contano e l' impresa di Boccia (40 milioni di fatturato nel 2014) è ritenuta da molti di loro poca cosa. Però dietro Boccia c' è Emma Marcegaglia, presidente dell' Eni, che sta cercando di ritagliarsi per la seconda volta di fila il ruolo di king-maker, tanto che le vengono attribuite mire sul Sole-24 Ore, e c' è quella parte di Confindustria romana che si riconosce tuttora in Luigi Abete.
 

Molto dipenderà dai voti che Boccia riuscirà a conquistare al nord.
 

AURELIO REGINAAURELIO REGINA

Il vero candidato della capitale, al momento, è però Aurelio Regina, grande professionista delle relazioni, ex presidente degli industriali di Roma e del Lazio e attuale presidente di quell' eccellenza del made in Italy che è il Sigaro toscano.
 

Abilissimo nel gioco di sponda, ha il problema di convincere l' imprenditoria del Nord. Con ogni probabilità sarà determinante nella fase successiva, quella delle alleanze. Dove nulla è scontato: dentro Confindustria trovi sia chi ritiene nell' ordine delle cose l' intesa tra Regina e Vacchi, sia chi assicura che, qualunque cosa voglia Regina, lui è «matematicamente destinato ad allearsi con Boccia, perché c' è una delibera degli industriali di Roma e Lazio voluta da Maurizio Stirpe e Luigi Abete dove si stabilisce che, se Regina non arriva al ballottaggio, gli industriali della regione si schierano con Boccia». L' asse Abete-Marcegaglia al lavoro, insomma.
 

barbara e maurizio stirpe con aurelio reginabarbara e maurizio stirpe con aurelio regina

Il quarto del gruppo è Marco Bonometti, bresciano, presidente delle Officine meccaniche rezzatesi (settore automotive) e dell' Associazione industriale bresciana, ex nuotatore di successo, come narrano le biografie diffuse dai suoi uffici. Si presenta come candidato nemico dei giochi della politica e degli accordi «contro natura» con il sindacato, ma il sospetto che su di lui puntino Marcegaglia e alleati per farne il candidato di disturbo che spacca il nord gira.
 

E anche questo può avere avuto il suo peso ieri, nella decisione di Assolombarda (che rappresenta Milano, Monza e Brianza) di schierarsi per il bolognese Vacchi. Bonometti è il candidato di D' Amato, il quale però, se al ballottaggio dovessero andare Vacchi e Boccia, ha già fatto sapere che si schiererà col primo.

BONOMETTIBONOMETTIMARCO BONOMETTIMARCO BONOMETTIaurelio reginaaurelio regina

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…