
ALTRO CHE NUOVA ETÀ DELL’ORO – ECCO LA “CURA TRUMP”: NEGLI STATI UNITI IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE È SALITO AL 4,3%, IL DATO PIÙ ALTO DAL LUGLIO 2021. IN AGOSTO SONO STATI CREATI APPENA 22MILA NUOVI IMPIEGHI, MENO DI UN TERZO DI QUELLI PREVISTI – LA REAZIONE DEI MERCATI AI NUMERI IMPIETOSI: WALL STREET IN CALO. VENDITE SUL DOLLARO, ALLA QUINTA SETTIMANA CONSECUTIVA DI FLESSIONE…
Estratto dell’articolo di Marco Valsania per “Il Sole 24 Ore”
Gelata sul mercato del lavoro americano: in agosto sono stati creati 22.000 nuovi impieghi, meno di un terzo dei previsti 75.000. Non solo: la revisione dei dati dei mesi precedenti ha mostrato una perdita di 13.000 buste paga in giugno, la prima flessione dal dicembre del 2020, in piena crisi da pandemia. Negli ultimi tre mesi in media i nuovi posti sono stati solo 29.000.
Il tasso di disoccupazione è lievitato ancora di poco, al 4,3% dal 4,2 per cento. Ma è comunque in ascesa e la Federal Reserve ha di recente sottolineato come semmai quella misura rischi di essere falsata da fattori che sottovalutano la debolezza, contenuto da una combinazione di cali nella domanda e allo stesso tempo nell’offerta di lavoro, quest’ultima causata dai giri di vite sull’immigrazione.
DONALD TRUMP I DAZI E I MERCATI
Altri segnali di affanno non sono mancati: i salari sono aumentati soltanto del 3,7% nell’ultimo anno, il passo più debole evidenziato dal luglio del 2024.
E’ stata la prima fotografia del mercato del lavoro da quando Donald Trump ha cacciato la responsabile dell’ufficio statistico del dipartimento del Lavoro, Erika McEntarfer, accusata senza fornire prove di aver manipolato i dati per offrire un’immagine di debolezza al fine di danneggiare il Presidente.
Trump ha già scelto quale rimpiazzo un proprio alleato, Erwin EJ Antoni della Heritage Foundation, che però aspetta la conferma del Senato, sollevando lo spettro di tentativi di addomesticare le statistiche per i propositi dell’amministrazione.
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Wall Street, reduce da record, ha reagito con incertezza, presa tra crescenti scommesse sugli stimoli di politica monetaria in arrivo e i dubbi che bastino a risollevarne le fortune: i principali indici azionari, dopo modesti rialzi, sono scivolati nel pomeriggio di frazioni di punto. Vendite anche sul dollaro (sceso a quota 1,17 sull’euro), giunto alla quinta settimana consecutiva di flessione.
Sulla piazza dei future le puntate su un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve a partire dal prossimo meeting del 16 e 17 settembre si sono nell’insieme rafforzate: le probabilità di imminenti riduzioni di 25 punti base, dall’attuale livello compreso tra il 4,25% e il 4,50%, sono considerate dell’88 per cento.
Di più: ha fatto capolino un’azione di mezzo punto percentuale, finora esclusa, con chance del 12 per cento. Tagli almeno di ulteriori quarti di punto sono inoltre previsti al 70% a ottobre e al 65% a dicembre.
DONALD TRUMP - DITTATORE - THE ATLANTIC
Tra gli analisti, Citigroup ha previsto una iniziale riduzione ormai “assicurata” anche se cauta, perché, davanti a una inflazione comunque tuttora testarda, una manovra più drastica, di 50 punti base, avrebbe a suo avviso richiesto in agosto più preoccupanti malesseri del lavoro, quali balzi della disoccupazione al 4,5% e perdite di posti.
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Morgan Stanley ha da parte sua sottolineato che la debolezza affiorata alza quantomeno le probabilità di riduzioni complessive di 75 punti base nel costo del denaro entro fine anno, con interventi dunque ai meeting di ottobre e dicembre a ruota di settembre. Una delle grandi banche più prudenti, Bank of America, che finora non suggeriva tagli dei tassi da qui a fine anno, ha corretto il suo outlook e ne prescrive due. […]
donald trump sull air force one diretto in alaska foto lapresse